Il documentario Neisi: La fuerza de un sueño è il racconto della storia della giovane sportiva Neisi Dajomes, la prima donna ecuadoriana a vincere una medaglia olimpica. Il film si è aggiudicato l’ambito Premio IILA – Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana, 2024. Abbiamo qui intervistato il regista Daniel Yépez Brito e la produttrice Irina López.
Domanda: Il film racconta la storia di Neisi Dajomes, la prima donna ecuadoriana che ha vinto la medaglia olimpica. Quando è nata l’idea di trattare questo soggetto? Come hai lavorato in fase di scrittura?
Daniel Yépez Brito (D.Y.B.) : Il progetto è durato ben 8 anni, dal 2015, quando abbiamo conosciuto Neisi, che iniziava la sua carriera sportiva e che aveva già delle idee molto chiare sul suo obiettivo: ottenere la medaglia olimpica. Abbiamo scritto questa storia a partire dalla gente umile che la circondava: la sua allenatrice, i genitori migranti. L’energia e la forza che lei aveva ci hanno invogliati a catturare questo processo. Sullo schermo si vede come lei cresce, non solo a livello fisico bensì anche emotivo, fino al raggiungimento del suo sogno. È stata la prima donna ad ottenere una medaglia olimpica in Ecuador. A livello di scrittura è stato un lavoro abbastanza lungo in quanto abbiamo avuto a che fare con 8 anni di materiale, circa 40 ore di girato. Abbiamo dovuto ridurre il tutto a 86 minuti, quelli del film.Il film include anche una riflessione sul sistema sportivo o della differenza tra i due allenatori che si succedono con la ragazza. La prima allenatrice, una donna appunto, è quasi una sorella o una madre per lei, un punto di riferimento importante per la salute mentale ed emotiva. Neisi, inoltre, è un vero esempio di resilienza. Questo si percepisce maggiormente nelle scene in cui si prepara per il suo sogno nonostante la perdita prima del fratello e poi della madre. Quali sono i messaggi che vorreste far arrivare al pubblico?
D.Y.B.: Il film racconta il viaggio di una eroina. Deve affrontare una serie di ostacoli per coronare il proprio sogno. Fronteggia prima la perdita del fratello, che è stato la prima fonte di ispirazione in quanto si appassiona a questo sport proprio grazie a lui; dopo, deve affrontare anche il lutto della madre. A questo punto, Neisi non ha la motivazione che aveva all’inizio. Il film ci insegna proprio questo: nonostante ciò che può succedere, ogni individuo può dare una svolta e vedere le cose da un’altra prospettiva per prendere il dolore e trasformalo in una gloria, una conquista. È sempre importante l’aiuto della famiglia e degli amici. Nel film vediamo ad esempio la convivenza della protagonista con la sorella.
Quali sono state le difficoltà che avete incontrato mentre avete girato?

Irina López (I.L.) : Abbiamo iniziato a girare in piccolo, seguendo la crescita di Neisi. All’inizio in pochi credevano in questo progetto in quanto la ragazza avrebbe potuto anche non vincere. Possiamo dire che abbiamo lavorato quasi ad honorem, per passione, invogliati dalla sua energia.
D.Y.B. : Avevamo una troupe veramente piccola, per lo meno durante il primo anno. Irina si occupava del suono e della produzione, io invece della regia, soggetto e camera. Man mano che passavano gli anni, abbiamo poi usufruito di fondi e il gruppo di lavoro cresceva sempre di più. Anche questo può essere una difficoltà: mantenere lo stesso gruppo di lavoro nel corso di 8 anni.
I.L.: Un’altra difficoltà è quella legata al montaggio. Non è stato semplice riorganizzare il materiale girato tutto in formati differenti.
Il materiale è stato tagliato nel corso degli 8 anni o alla fine?
D.Y.B.: Abbiamo preparato varie edizioni del film, 5/6, ma quella definitiva è quella dei due anni prima dell’uscita. Abbiamo capito subito che questa era quella definitiva. Abbiamo sentito che questa aveva un’anima.
I. L. : Il soggetto non è mai stato definitivo in quanto ci sono stati vari imprevisti. Dall’inizio, non sapevamo affatto che sarebbe morto il fratello, poi la madre, ad esempio. Succedevano così tante cose nel frattempo.
Cosa pensate del cinema italiano?
I. L. : È meraviglioso. Siamo stati nei paraggi di Cinecittà. Per noi, Marcello Mastroianni e Federico Fellini sono delle vere icone. Le abbiamo studiate all’interno della storia del cinema. Per noi è molto importante vincere il premio IIla, qui in Italia. Il fatto che la gente che conosce il cinema di qualità riconosca il nostro lavoro è una grande soddisfazione per noi.
Quali sono i vostri registi preferiti?
I. L. : Uno dei film che abbiamo visto a scuola e che adoriamo è Nuovo Cinema Paradiso. È bellissimo. Lo abbiamo ricordato mentre passavamo per le strade di Cinecittà. Anche passeggiando per la Fontana di Trevi, ho immediatamente pensato a La Dolce Vita. Mi sono emozionata veramente tanto.
Puoi darci alcune anticipazione sul lavoro futuro?
D. Y. B. : Con questo premio, abbiamo vinto una coproduzione. Siamo lieti di farne una con l’Italia. In Ecuador, poi, abbiamo vari progetti in sospeso: una in fase di postproduzione, un lungometraggio documentario, uno di animazione che stiamo progettando. Tanti progetti.
