Festival di Locarno (1) – Notizie e mini-recensioni dei primi film

Dopo l’apertura con Bullet Train, iniziamo, con le mini recensioni di Stéphanie-Linda Maserin, a seguire le principali High-Lights della 75° Edizione del Festival di Locarno.

Matt Dillon  premiato sulla Piazza di Locarno

Piazza Grande

La presentazione di “My Neighbor Adolf” con il regista Leon Prudovsky e il cast

– My Neighbor Adolf  di Leon Prudovsky (Polonia Israele Colombia, 96′), valutazione: ***(*)
Dopo la premiazione alla carriera di Matt Dillon, che ha ricevuto sul palco il “Lifetime Achievement Award”, si è invitato Leon Prudovsky a presentare il suo film dopo che aver ricordato come avesse partecipato in passato al Festival nella sezione “Pardi di domani”.
L’attore Udo Kier, che interpreta il personaggio di “Adolf” ha spiegato come, dopo aver amato la sceneggiatura, abbia lavorato con il collega David Hayman, che ricopre invece il ruolo di Merek, il protagonista. In anteprima mondiale, My Neighbor Adolf non è il “solito” film su Hitler. La storia è incentrata sull’incontro di un ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento, Merek appunto, con il suo misterioso nuovo vicino, che ha un solo problema. Assomiglia a Hitler: è mancino, dipinge, non fuma… tutti gli indizi sembrano confermare la sua teoria, ma nessuno gli crede. Inizia a creare un rapporto con l’uomo, con lo scopo di indagare, scoprendo che in realtà potrebbero essere amici. Un film incentrato sui traumi e le fobie, che impediscono di vedere chiaramente la realtà. Un’opera commuovente, a volte “condita” di ironia e ambiguità, che ci lascia riflettere sugli stereotipi, che ognuno di noi ha.
Già da subito finita la proiezione, il film ha provocato molto scalpore e polemiche. Un inizio importante quindi per il Festival

Concorso Internazionale 

Il direttore del Festival Giona Nazzaro presenta il regista e il cast di “Ariyippu”

 Ariyippu (Dichiarazione) di Mahesh Narayanan (India, 107′), valutazione: ***(*)
Il primo film della Competizione internazionale, quarto lungometraggio di Mahesh Narayanan, è un omaggio allo stato federato del Kerala ed è parlato in lingua malayalam, idioma conosciuto solo da 37,2 milioni di indiani. Anch’esso una prima mondiale, si tratta di una “commedia surreale” ma al tempo stesso  è anche un’opera di attualità dato che presenta la denuncia della vita durante il periodo della pandemia.
La protagonista Reshmi, interpretata con bravura da Divya Prabha, si ritrova accusata ingiustamente nella fabbrica di guanti di lattice per cui lavora. Con coraggio porta avanti la sua dichiarazione, anche quando perderà l’appoggio del marito, mostrando i problemi individuali e della società, e lasciandoci con la domanda amara: “Quanto dobbiamo sacrificarci, per ottenere i diritti fondamentali?”
– Stone Turtle di Ming Jin Woo (Malesia, Indonesia , 91′), valutazione: ***
Il secondo film del concorso, è stato, invece, il nuovo lavoro del regista malese Ming Jin Woo, che aveva già portato una sua opera a Locarno nel 2006, nella sezione “Open Doors”. In Stone Turtle si introducono elementi fantastici fortemente intrecciati a temi sociali. La storia è incentrata sulla figura di Zahara (Asmara Abigail), una donna misteriosa che vive su un’isola semideserta con sua nipote Nika, e sul suo incontro con un ricercatore universitario, che sta cercando le uova di una tartaruga in via di estinzione. Una sceneggiatura costruita come un puzzle da risolvere. Un film dove non mancano colpi di scena, violenza e vendette, ma dove fino alla fine rimane un messaggio di speranza indipendentemente da quanto le cose possano andar anche male.

Panorama Suisse
Hugo in Argentina di Stefano Knuchel  (Svizzera, 97′), valutazione: ***(*)
Il titolo ricorda Hugo in Africa (2015), documentario dello stesso regista ticinese che raccontava la vita di Hugo Pratt in Africa. Questa volta come fosse una seconda puntata, Knuchel ci mostra la vita di Hugo, creatore del celebre fumetto di Corto Maltese, durante i suoi anni a Buenos Aires. Il promettente fumettista italiano approda in Argentina attorno al 1950 con il sogno di arrivare negli Stati Uniti, ma la cultura del Paese e il boom economico lo trattengono. Proprio a Buenos Aires, Pratt, riuscirà a farsi un nome nel mondo dei fumetti, non solo come illustratore e artista, ma anche come insegnante alla “Escuela Panamericana de Arte” di Buenos Aires, e come interprete di fotoromanzi. Durante il documentario gli intervistati, amici e famigliari, raccontano come Hugo fosse un personaggio complesso e non facile, un avventuriero guidato dal valore della libertà. Un film già passato l’anno scorso alle “Giornate degli Autori” veneziane in anteprima, che vuole presentare, dunque, gli anni più belli della vita di questo grande artista, quelli appunto della sua gioventù, trascorsi in Argentina.

L’Îlot (Like an Iland) di Tiziano Büchi (Svizzera, 104′), valutazione: ****
Il film – opera-prima di lungometraggio – si immerge nel quartiere popolare di Losanna, dove non si vede mai la città tradizionale; conosciuta per il suo Museo Olimpico o per le rive del suo lago. Un ritratto, tra reale e immaginario, dei giovani che vivono in questo quartiere. Il regista ha voluto ringraziare tutti gli abitanti dell’Îlot, che oltre ad essere i protagonisti del suo lungometraggio, gli hanno permesso di avvicinarsi a loro, raccontandogli la storia del luogo, le divergenze con il quartiere confinante, e le storie delle loro vite. Dopo il The End conclusivo del film, Büchi ci racconta il vero finale di questa storia, dove Ammar, ragazzo iracheno rifugiato in Svizzera, è molto impegnato con il lavoro mentre Daniel, mentore di Ammar, è tornato definitivamente a vivere nel  Congo.

Foto di Stéphanie-Linda Maserin –  Copertina con la presentazione di Stone Turtle al Festival di Locarno.

 

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