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Voto
“Il suo è un modo di vivere folle ma anche poetico, che può essere visto come folle, ma anche perché lei ci prova in ogni modo a vivere bene: ha dei valori molto forti, è un po’ bambina, e un po’ idealista e questo le impedisce di trovare il luogo della sua normalità.”

Queste le parole con cui Rosa Palasciano descrive Giulia, il personaggio che interpreta nell’omonimo film di Ciro De Caro, di cui è anche co-sceneggiatrice, che, presentato nel programma delle “Giornate degli Autori” (Notti Veneziane) esce adesso in sala.
Giulia è un film strano, eccentrico, che segue i movimenti e gli umori della sua protagonista, una ragazza che fa fatica a trovare il suo posto nel mondo, così come il film fatica a trovare un proprio registro. All’inizio la ragazza sembra cercare una stabilità e un equilibrio emotivo in una famiglia normale e in un desiderio di maternità che sta tutto nella sua testa. Ma è quando si trova in mezzo a una strada – abbandonata dal convivente e costretta a lasciare il lavoro in un centro anziani per gli effetti della pandemia e della crisi – che il film inizia a liberarsi e farsi più coinvolgente.
Nell’incontro e nella surreale amicizia con personaggi che condividono con lei uno stile di vita fatto di espedienti per sbarcare il lunario, indolenza e vuoto, la protagonista sembra cominciare a trovare una sua dimensione, che non può che essere precaria e instabile, folle e improvvisata.
Stando alle parole del regista De Caro – al terzo lungometraggio dopo il folgorante esordio di Spaghetti Story, il film no budget indipendente e coraggioso che nel 2013 aveva ottenuto un grande successo di critica e soprattutto di pubblico – Giulia “racconta qualcosa di sottile e impalpabile, personaggi inafferrabili che vivono con leggerezza una condizione che manda in crisi chi è abituato a una vita di certezze”.
È sicuramente coraggiosa la scelta di assecondare il girare a vuoto dei personaggi, e di lasciarsi sorprendere da quello che succede, senza drammi e senza svolte narrative, senza trama e senza colpi di scena, simulando un effetto di grande realismo e di farsi del cinema in presa diretta, dal vivo. E è evidente il rimando a una certa idea di cinema, che ha la sua principale fonte di ispirazione nella Nouvelle Vague francese. Come afferma la stessa Palasciano, il riferimento più diretto è al cinema di Rohmer, a film come Racconto d’estate e Pauline alla spiaggia. Lei stessa sembra avere un approccio istintivo, fisico e umorale al personaggio, e se da un lato questo dà un effetto di verità alla sua interpretazione, dall’altro però il personaggio risulta chiuso in una bolla d’incoscienza, non di ribellione. Della protagonista respiriamo il disagio, l’instabilità e poco la follia e ancor meno la leggerezza, che è invece il tratto distintivo del genio inimitabile di Rohmer. Né Giulia possiede il carisma travolgente di una Gena Rowlands tanto per intenderci (Gloria di John Cassavetes è un altro riferimento sotterraneo sin dal titolo).
In questa commedia triste, i personaggi più riusciti sono quelli dei tre ragazzi che cercano di stare dietro alle peripezie di Giulia: personaggi lievi e surreali, capaci di vivere di niente in un appartamento condiviso a Roma e tra le dune di Fregene, personaggi umani e poetici di cui il regista è profondamente e sinceramente innamorato (il film è pieno di amici e partecipazioni ‘speciali’). Non solo gli attori feticcio di De Caro, ovvero Valerio Di Benedetto e Christian Di Sante, i due protagonisti di Spaghetti Story, ma anche e soprattutto quel Fabrizio Ciavoni, nel ruolo di sé stesso “Ciavoni”, che tratteggia il personaggio più lunare, in un misto di impaccio e tenerezza.
In una Estate romana che ricorda uno dei primi film di Matteo Garrone – peregrinando a zig zag tra personaggi alla deriva, l’incubo della pandemia e la crisi economica, la ricerca di un senso alla propria esistenza conduce Giulia fino alle “spiagge selvagge della Toscana”. In un finale aperto, tra le acque del mare, in cui il corpo di Giulia sembra scomparire senza lasciare tracce, nella vita come nel film.
Presentato alle Giornate degli Autori 2021, in sala dal 17 febbraio
Giulia – Regia: Ciro De Caro; sceneggiatura: Ciro De Caro, Rosa Palasciano; fotografia: Manuele Mandolesi; montaggio: Jacopo Reale; costumi: Chiara Landi; interpreti: Rosa Palasciano, Valerio Di Benedetto, Fabrizio Ciavoni, Cristian Di Sante, Anton Giulio Onofri; produzione: Ugo Baistrocchi, Maurizio De Arcangelis, Michael Fantauzzi per Fare Cinema; origine: Italia, 2021; durata: 1o9’.
