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Voto
Non è semplice descrivere l’online gaming per chi non l’ha mai provato, ma provate ad immaginare una realtà parallela specifica e finalizzata, definita da regole di funzionamento precise ed obiettivi da raggiungere. Ogni esperienza riflette un universo, deterministico e non, a sé stante; e manifesta un ambiente di gioco che risponde in modo differente all’interazione con il giocatore, stabilendo la modalità standard di muoversi all’interno del suddetto universo.
Una volta definito questo, subentra la componente umana, che rende tutto estremamente interessante. Già, dal momento che l’ambiente di gioco è, in fin dei conti, un playground (inteso come “area di interazione”), tutto sta in come il giocatore lo interpreta, piegandolo alle regole e alla sua creatività, trovando strategie per sfruttarlo in maniera non convenzionale, interagendo con altri, costringendosi alla cooperazione, ma anche lasciandosi andare alla più anarchica pulsione di violenza. Ed è interessante notare come il contesto, i fini, gli obiettivi e le regole dell’ambiente sociale e di gioco determinino effettivamente l’atteggiamento dei giocatori stessi, spesso in maniera affascinante ed imprevedibile.
GTA V Online è ambientato a Los Santos, città immaginaria la cui topologia richiama Los Angeles in vari aspetti. Il manuale di GTA recita: “Immagina una città piena di persone che perseguono spietatamente ricchezza, fama e auto-miglioramento, a qualsiasi costo. Dove chiunque incontri è una celebrità, cerca di diventarlo o lo è stato in passato. Dove la generosità della natura ti permette di godere di un clima perfetto tutto l’anno. Dove l’aria è così pura che puoi letteralmente vederla e assaporarla. Osa sognare, perché quella città esiste…”
il gioco spopola da 10 anni. Le varie modalità permettono ai giocatori di interagire tra loro per svolgere vari compiti e missioni, in squadre, individualmente, in competizione, in cooperazione, eccetera. Lo scopo delle missioni in GTA Online è principalmente quello di compiere furti, rapine, aiutare loschi individui in vari traffici, eliminare obiettivi per conto di qualche committente, gareggiare con auto ultrapotenti, e così via. E poi ci sono le interazioni casuali, in cui i giocatori utilizzano l’ambiente per fare un po’ quello che gli viene in mente. L’idea di allestire uno spettacolo di Amleto all’interno dell’ecosistema di gioco è una di queste.

Sbarazziamoci innanzitutto di tutte le fanfare che hanno accompagnato e sono state strombazzate in merito al valore “innovativo” e “pioneristico” di questo Grand Theft Hamlet. Di film o comunque di narrazioni operate e realizzate con motori grafici in-game di videogiochi ce ne sono a bizzeffe, ma non vanno cercati al cinema: Twitch e YouTube sono i contenitori principali di queste opere. Autori, youtuber e comunità videoludiche hanno prodotto teatro utilizzando l’ecosistema del videogioco per decadi. All’interno di Final Fantasy XIV sono stati realizzati moltissimi spettacoli, organizzazioni come A Stage Reborn o Stellazio Virtual Theatre mettono in scena da anni tragedie ed opere teatrali, per non parlare di ciò che è stato fatto su Minecraft, in cui il Tovstonogov Bolshoi Drama Theater ha messo in scena una fenomenale versione del Giardino dei Ciliegi, di Anton Cechov, oppure Halo con la sit-com Red vs. Blue, che risale a più di 20 anni fa (2003) e tanti, tantissimi altri esempi.
Quello che abbiamo di nuovo è la modalità distributiva con cui questo prodotto viene presentato: esclusiva per MUBI, e aderente alle impostazioni standard del lungometraggio.
Grand Theft Hamlet segue due protagonisti, due attori teatrali che, non potendo lavorare a causa della pandemia, si ritrovano a giocare appunto, a GTA Online e hanno l’idea di provare a inscenare la famosa tragedia shakespeariana all’interno dell’universo di gioco. Al di là della presunta originalità, lo spunto è comunque interessante.
La prima parte del film si concentra sui casting ed è sicuramente la più riuscita e divertente: incontri casuali con personaggi assurdi che aprono e lasciano intravedere spiragli di vite collocate chissà dove, e che, per qualche straordinaria circostanza, si sono ritrovati ad interagire con loro all’interno di questo mondo di gioco. Un giocatore arabo-tunisino, che, nei panni di un alieno verde, recita una parte del Corano, è sicuramente uno dei momenti più veri e assurdi. Naturalmente non possono mancare vari personaggi sabotatori o anarchici, in GTA Online non è raro che ad un tentativo di approccio o di saluto si riceva come risposta un bel missile sparato da un lanciarazzi, fa parte del realismo anarchico del gioco, ma arriveranno anche alcuni sostenitori del progetto, che si impegneranno a creare un ambiente relativamente sicuro nel quale gli attori potranno provare.

Purtroppo, però, il resto del film è sceneggiato in maniera piuttosto evidente e anche, a dire il vero, svilente e banalizzante nei confronti della comunità dei gamers.
Innanzitutto, Pinny Grylls, la videomaker, partner di uno dei due attori, che decide di entrare nel gioco per passare più tempo con il marito. I due si scambiano battute che paiono uscite da un melodramma postmoderno di bassa lega, e il modo in cui lei interagisce con l’ambiente è innaturale e poco credibile.
In secondo luogo, ad un certo punto il lavoro comincia ad essere estremamente egoriferito. Invece di approfondire le figure dei comprimari, che sono sicuramente più interessanti in quanto assolutamente impreviste e imprevedibili, gli autori preferiscono concentrarsi sui loro stessi personaggi, mettendo in scena crisi e psicodrammi esistenziali relativi alle loro vite frustrate da attori che non possono lavorare, togliendo notevole incisività alla narrazione.
Il finale, che vede l’effettiva messa in scena dello spettacolo, è piuttosto deludente. Si poteva fare molto di più e giocare con il surreale e l’assurdo. Il testo di Shakespeare viene trattato come materia morta. In un gioco come GTA V, azione e parola sono un’amalgama strettamente collegata, anzi, a ben vedere, è spesso l’azione a sostituire la parola, non ha senso trasporre le modalità sceniche del teatro, in cui un attore semplicemente resta immobile o cammina avanti e indietro mentre declama. Neppure l’uso delle animazioni meme è sufficiente a supportare un’operazione di remediation, intesa secondo l’accezione di Jay David Bolter and Richard Grusin.
Ci sono, sì, elementi creativi, come l’uso di un motoscafo per portare il “pubblico” da un setting all’altro o una mongolfiera che interviene a sorreggere il protagonista in un momento topico, ma nel complesso emerge una certa pigrizia e trascuratezza nell’esplorare le specifiche possibilità creative offerte da GTA V Online.
Al netto dei difetti, ci sentiamo di consigliare comunque Grand Theft Hamlet, se non altro per intuire le infinite potenzialità di questa ibridazione visivo narrativa, che potrebbe rivelarsi una pedina molto importante di ciò che potrebbe essere la cinematografia del futuro.
Su MUBI
Grand Theft Hamlet/Hamlet GTA – Regia: Sam Crane, Pinny Grylls; sceneggiatura: Sam Crane, Pinny Grylls; fotografia: Pinny Grylls; montaggio: Pinny Grylls; musiche: Jamie Perera; interpreti: Sam Crane, Mark Oosterveen, Pinny Grylls, Jen Cohn, Tilly Steele, Lizzie Wofford, Sam Forster, Jeremiah O’Connor, Dipo Ola, Gareth Turkington; produzione: Project 1961, Grasp the Nettle Films, Park Pictures; origine: Regno Unito, 2025; durata: 89 minuti; distribuzione: MUBI.
