UnArchive – Found Footage Fest (3° Edizione, Roma 27 maggio -1 giugno 2025) – Una presentazione

Il fatto che l’UnArchive Film Festival sia arrivato alla sua terza edizione, e per di più con quella che si annuncia come un’espansione e un allargamento del proprio orizzonte di proposta, indagine e ricerca, testimonia, termine quanto mai appropriato visto il senso intorno al quale è stato concepito e poi sviluppato questo evento, quanto la (ri) scoperta e il (ri) utilizzo degli archivi, declinati nella loro accezione più ampia possibile dal punto di vista delle forme e delle storie, siano diventati necessari per generare nuovi immagini e nuovi immaginari audiovisivi. Il collante con la Storia e il passaggio alla contemporaneità viene del resto dal collettivo che ha ideato e che produce questo (anti) festival, ovvero l’AAMOD (Archivio del Movimento Operaio e Democratico) segnandone un forte matrice di ricostruzione ed elaborazione della memoria in relazione, dentro una modalità critica e destrutturante, con l’attualità del presente e l’anticipazione del futuro. Una pratica che assume anche un significato profondamente politico proprio perché, come sostiene Vincenzo Vita, presidente di AAMOD “Se vogliamo restare umani nella stagione in cui il post-umano è alle viste, alziamo la bandiera degli archivi: non un retaggio di un passato da superare, bensì un frammento essenziale per segnare una modernità equa e solidale”. Un crocevia che si fa più che mai spazio anche fisico e simbolico di una comunità desiderante e desiderosa di incontrarsi in luoghi tangibili, riconoscibili, attraversabili: cosi il ricco ed eterogeneo programma di opere multimediali e di incontri verrà proiettato/allestito/ condiviso, oltre che in significativi spazi comunitari per la cultura e il cinema a Roma già scenario delle due precedenti edizioni (Cinema Intrastevere, Live Alcazar, Accademia di Spagna e Casa delle Donne), nell’Orto Botanico, la libreria Zalib, lo Spazio Scena (precedentemente Filmstudio) e altri, ulteriori spazi situati nel quartiere di Trastevere e adibiti ad altri, ulteriori luoghi di esposizione.

In particolare la presenza all’interno dell’Orto Botanico apre una suggestione richiamata anche nel manifesto elaborato da Gianluca Abbate: una fioritura e una vitalità che rimuovono la patina di polvere e di dimenticanza, alla quale una certa tendenza dell’attuale espressione e fruizione mediale a concentrare e ridurre la materia visiva in un tempo limitato e subito obsoleto vorrebbe condannare l’archivio. Non a caso Marco Bertozzi e Alina Marazzi, direttori artistici del Festival, scrivono nella presentazione a proposito di “Una valorizzazione dell’entropia che ha a che fare direttamente con l’idea di vita indiscriminata, con artisti/registi che fuggono da narrazioni consolidate per offrirci connessioni ribelli della materia filmica, mescolamenti e sciabordi nati da foto-detriti, da immagini di sorveglianza, da antiche rovine e formati ridotti inammissibili al grande cinema”.

Mappatura di esperienze, titoli e autori , il Festival restituisce dunque la sensazione di trovarsi nel respiro ampio di un prato fiorito, che chiede, per poi spiazzarla e magari contraddirla, la predisposizione ad un lucido e allucinato abbandono. Tra le Live Perfomance, che quest’anno assumono una folta rappresentanza , spicca  darker, nuova collaborazione tra il musicista David Lang e il cineasta Bill Morrison, che annuncia proprio questo alternarsi, fondersi e separarsi dentro il suono e lo sguardo di luce e di oscurità, in una sorta di epifania footage quanto mai esperienziale e immersiva; cosi come partono dalla concezione dell’ immagine come rappresentazione di una sostanza mnemonica  da percepire, maneggiare, scomporre e ricomporre, due cineaste e artiste come Federica Foglia, che condurrà una masterclass e proporrà una selezione di suoi cortometraggi intitolata Innesti, e Virginia Eleuteri Serpieri, vincitrice della passata edizione di Unarchive con Amor, che propone un’ installazione audiovisiva sulla figura della porta/soglia/ accesso, Il mondo aperto. Per quanto riguarda i film  suddivisi nelle varie sezioni ( Il Concorso Internazionale, le Proiezioni Speciali, il Best of, in cui si propone una selezione di riuso creativo delle immagini da tutto il mondo,  Frontiere, Panorami Italiani) trattandosi, come abbiamo visto , di un contesto nel quale la memoria stessa del documentario found footage  viene colta nel suo farsi, vi troviamo alcune delle opere più significative che hanno già infiammato- come riassume la frase lancio  “Il cinema che brucia” – l’appena trascorsa stagione densa di visioni: a cominciare dal fluviale e potente Bestiari, Lapidari, Erbari di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, fino alla più intima esplorazione della cronaca di un amore e di una coscienza (Sulla terra leggeri, opera prima di finzione di Sara Fgaier dove rimane profonda l’impronta delle immagini d’archivio) , attraversando il territorio cosi prossimo e immanente delle guerre e delle lotte per la liberazione, nel processo di una verticale immersione nel passato privato e collettivo, la cui riappropriazione e visione condivise diventano oggi, adesso, un patrimonio comune di riflessione e partecipazione (I diari di mio padre di Ado Hasanovic, sulle ripercussioni del conflitto bosniaco vissute  tra ottica autobiografica e documento inedito, e Sempre di Luciana Fina, nel quale la Rivoluzione dei Garofani in Portogallo è raccontata in risonanza e in continuità con tutte le altre forme di resistenza antifascista).

Per concludere questo breve e per niente esaustivo excursus, citiamo almeno le due rare opere di un cineasta fuori norma come Ken Jacobs, recuperate da Philippe- Alain Michaud, direttore del dipartimento di Cinema Sperimentale del Centre Pompidou: i film “monstrum” (440’) Star Spangled To Death e Tom, Tom, The Piper’s son ( versione “estesa” a 115’ minuti di un film muto del 1905 realizzato da G.W. Blitzer, che ne durava 9…).  Probabilmente le più emblematiche e sublimi manifestazioni delle possibilità fino alle quali è possibile estendere il riuso delle immagini d’archivio, moltiplicata per le direzioni intersecate, divergenti, sovrapposte di immaginari e relazioni, soggettività prescritte e panoramiche senza (con)fine.

Per maggiori informazione e il programma dettagliato consultare il sito: https://unarchivefest.it/

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