Adriano Segarelli e il movimento del Destrutturalismo interiore.

Grazie alla fine di un periodo oscuro anche per le arti visive, torna a mostrarsi l’opera di Adriano Segarelli in più fasi e location. Pittore, scultore nonché scrittore lo abbiamo apprezzato in più eventi, collettive ed esposizioni romane.

Nel maggio del 2019, Segarelli ha pubblicato il suo primo romanzo, L’uomo che vedeva opaco, nel quale descrive la paura dell’essere umano, esercitata da una forza repressiva socio economica nel mondo dove le discriminazioni e le minoranze sono vittime di un sistema che crea disuguaglianze. E’ seguito poi un altro romanzo dal titolo L’ignoto protagonista della storia pubblicato nell’ottobre del 2020

Fondatore del “Destrutturalismo interiore”, idea nata dal concetto di realizzare opere architettoniche senza geometrie, dando origine a sfumature metafisiche che eliminano il punto di vista unico delle cose rivoluzionando le regole prospettiche della realtà.

Appare chiaro, osservando le sue opere, che il lavoro dell’artista romano si forma sulla base di un’importante scomposizione dell’anima, vittima delle sofferenze sia intellettuali che sentimentali, per poi ricomporsi in un’afflato spirituale con la vita e l’amore.

E’ grazie a questo processo che si giunge alla produzione di opere intense, frutto di un lavoro di esaltazione dei tratti più significativi di volti e corpi leggeri e pesanti al contempo , spesso protagonisti e attori di scene ricche di pathos e realismo trasfigurato da uno stile dai tratti espressionista.

Adriano Segarelli afferma infatti che “la figura viene smontata dall’interno mettendo a nudo l’interiorità dell’uomo, per cercare sempre più a fondo le emozioni che la governano, non è la forma di per se a comunicare, ma il suo linguaggio introspettivo. Tutto questo diventa un concetto visionario perfettamente in simbiosi con la natura e tutta l’energia che costantemente si trasforma e rende ciò che è ciclico inevitabilmente immortale.

 Nell’accavallarsi di forme e colori che evocano concetti spirituali si giunge così a un’immagine completa nella sua peculiare attitudine di voler dire altro oltre la forma.

 

 

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