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Voto
Anatomia di uno scandalo, miniserie di sei puntate Netflix, analizza al microscopio un’oscura verità che si muove al limite, su una linea non netta e chiara ma sfumata e dai contorni poco visibili, in cui è difficile scorgere il sottile confine tra giusto e sbagliato, tra bene e male, tra vero e falso.

L’oggetto dello “scandalo” è una realtà che ha una lettura trasversale: quella obiettiva, reale e oggettiva e quella apparente, che per la salvaguardia e in nome dello status sociale deve rimanere intaccata, “nobile” e pulita agli occhi del mondo esterno.
Tutto ha senso pur di preservare l’immagine pubblica a qualsiasi costo, anche davanti a crimini terribili, come nel caso di uno stupro, appunto.
In nome della “rispettabilità” e dello “status acquisito” ha senso mentire, o meglio, omettere parte della verità, perché tutto può muoversi in una non meglio definita zona d’ombra, in modo da confondere le carte e accecare il prossimo, anche tua moglie, se necessario.
La serie, un dramma giudiziario che si confonde a tratti con il thriller psicologico, nasce su ottime basi e premesse visto che è diretta dalla regista inglese S.J. Clarkson ( che aveva, tra l’altro, girato diversi episodi episodi di Jessica Jones e Collateral) e è stata sceneggiata da Melissa James Gibson e David E. Kelly, a cui si deve per esempio la stesura di alcuni episodi dei ben noti House of Cards (Gibson) e Nine Perfect Strangers (Kelley).
Il titolo, inoltre, è azzeccato e accattivante e lascia ben sperare in una serie di episodi dal ritmo incalzante, serrato e adrenalinico.
Gli ingredienti perché l’intreccio funzioni al meglio ci sono tutti: a Londra, nel “palazzo del potere, James Whitehouse (Rupert Friend) è un ministro aitante e stimato, uomo di fiducia del Premier (suo amico ai tempi dell’università) ed esponente di spicco del partito conservatore, sposato con Sophie (Sienna Miller) una donna bella e affascinante e rispecchia l’immagine dell’uomo di successo, realizzato e ben voluto. Il suo mondo e le sue certezze sembrano improvvisamente crollargli addosso quando viene fuori la relazione piccante e focosa con una collaboratrice parlamentare, Olivia Lytton (Naomi Scott) . La relazione segreta tra i due non solo viene scoperta e data in pasto all’opinione pubblica ma Whitehouse sarà accusato di stupro dalla sua collaboratrice, compromettendo quindi non solo la sua immagine pubblica ma anche la vita privata e il suo oscuro passato, tenuto ben nascosto dietro la patina dell’uomo rispettabile e di saldi principi.

James Whitehouse, presunto colpevole di aver commesso un abuso sessuale ai danni della giovane donna nell’ascensore della Camera dei Comuni, è quindi costretto immediatamente alle dimissioni e il dramma, si dipana tra l’aula giudiziaria e casa dei due coniugi, dove la tensione diventa progressivamente irrespirabile e la verità difficile da realizzare.
L’ambiguità dei personaggi viene fuori lentamente così come l’oscuro passato dell’ex giovane di buona famiglia e di belle speranza: da buon marito e buon padre di famiglia il protagonista palesa l’arroganza di un uomo che crede di poter avere tutto e subito solo perché nato da una famiglia agiata e in ottime condizioni economiche.
C’è un lento svelamento della personalità di quest’uomo e in parte di Sophie, ma manca, alla fine, un approfondimento psicologico vero e proprio e un’evoluzione dei personaggi. O meglio, l’evoluzione c’è, ma nel sondare l’ambiguità della verità/apparenza, non nello svelamento della psicologia del singolo. E’ tutto giocato sulle zone d’ombra e -in aula del tribunale- sul significato delle singole parole, sulle virgole e sui singoli accenti.
La tensione, inoltre, soprattutto nelle prime puntate cresce di continuo e tiene incollati in attesa di qualcosa che tarda ad arrivare.
I primi quattro episodi, con un buon ritmo, sembrano un crescendo continuo, una sorta di preparazione alla grande svolta, al colpo di scena imprevedibile e geniale, che però, alla fine viene a mancare lasciando il pubblico in uno stato di attesa perenne e ansiosa.
Anatomia di uno scandalo è dunque una serie gradevole e stuzzicante da guardare, senza troppe aspettative, in un fine settimana con un cast brillante, ottime premesse e un intreccio accattivante e ben strutturato.
Non ha, tuttavia, il pathos necessario e quel tocco di incisività in più che possa renderla amata e indimenticabile agli occhi di un pubblico più voglioso di adrenalina e di colpi di scena.
Si lascia guardare senza eccellere.
Dal 15 aprile su Netflix
Cast&Credits
Anatomia di uno scandalo (Anatomy of a Scandal) – Regia: S.J. Clarkson; sceneggiatura:Melissa James Gibson, David E. Kelley; interpreti principali: Allie Goss, Sienna Miller, Naomi Scott, Michelle Dockery, Rupert Friend; produzione: Mark Kinsella, Allie Goss origine: Usa, 2022; durata: 60′ per sei episodi; distribuzione: Netflix;
