Perugia Social Film Festival XI° – Edizione (26 settembre- 8 ottobre 2025): Toro di Rocco di Mento (Concorso)

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Se crescete a Salò, avete due possibilità: essere un punk, un anarchico, uno strano, skater, ribelle a tutto, provocatore. Oppure essere un Toro, forte, sfrontato, aggressivo e determinato a prendersi ciò che gli spetta di diritto.
Rocco Di Mento, il regista di questo bel documentario (si veda qui la nostra intervista), non era certo un Toro, ma il suo caro amico Angelo sì, lo era eccome: incarnava l’essenza e la matrice di quella filosofia. Nonostante le differenze, i due sono diventati amici e si sono voluti bene, con affetto reciproco, durante tutta l’adolescenza. Ora Rocco è in Germania, ci vive da diversi anni e fa, appunto, il regista, ma qualcosa si inceppa nella sua esistenza, tutte le sue relazioni si concludono inevitabilmente dopo poco tempo, a causa di una sua inconscia sensazione di smarrimento e di difesa del proprio spazio interno.

Il meccanismo comincia a scricchiolare: Rocco inizia a temere di dover rimanere solo per tutta la vita. Sente di avere bisogno di risposte, e anche di una guida. Decide allora di tornare a Salò, ricongiungersi con la sua vecchia compagnia, e soprattutto con Angelo.

Quando Rocco descrive il suo vecchio gruppo di amici, i Tori, si percepisce tutta una gamma di emozioni contrastanti che vanno dall’affetto, alla repulsione, al rancore. Rocco capisce che, nel bene o nel male, il tempo passato con loro ha innestato in lui elementi che fanno parte della sua personalità, e che vanno in qualche modo accettati ed elaborati.
Fondamentalmente Rocco e Angelo sono persone molto diverse, che, se si incontrassero da adulti, probabilmente si disprezzerebbero. Ma, si sa, gli amici di infanzia non sono quelli che ti scegli, ed oltre alla superficie, oltre al costrutto sociale, c’è una profonda comprensione reciproca tra i due. Questo il film riesce a illustrarlo molto bene, con episodi e scambi di battute brevi ma densi di significato.

Ci sono tanti piccoli dettagli che donano vitalità alla narrazione e sono frutto di piccole trovate di montaggio: immagini che si fermano o si riavvolgono per permettere all’autore di fare un commento over, mai fuori luogo, mai superfluo.

Rocco è alla ricerca di una definizione di sé attraverso la figura di Angelo, che viene eletto a riferimento simbolico. Tuttavia, il racconto non approfondisce mai del tutto le ragioni per cui le relazioni affettive di Rocco finiscono. Rimane sullo sfondo uno spazio emotivo non completamente esplorato: quello legato all’intimità, al modo in cui il protagonista vive la relazione con l’altro sesso. Una frase che dice all’inizio, in particolare, riverbera in tal senso: “Quando siamo andati a convivere la nostra storia era finita già da tempo, e così mi ritrovavo a letto con lei e speravo che non mi toccasse”. Un momento di estrema sincerità che suggerisce una dinamica interiore più complessa. Più che un rifiuto dell’altro, sembra emergere un bisogno di protezione, quasi una difesa del proprio spazio interno, come se il contatto, fisico o emotivo, fosse percepito come una minaccia all’integrità personale. È in questa tensione, mai del tutto sciolta, che il film lascia intravedere le contraddizioni del protagonista, senza mai forzarle in una spiegazione univoca.

Arriva infine la presa di coscienza, la realizzazione che il modello emotivo da analizzare possa essere molto più vicino di quel che si creda. Rocco così si rivolge verso suo padre. Ma cercare di entrare in intimità con lui, riaprire e rielaborare ferite e traumi con un uomo anziano, che magari ha ormai lasciato alle spalle queste cose, non è facile, il regista lo illustra con una delle trovate più geniali: la scena in cui vediamo il padre di Rocco camminare avanti e indietro come in un loop, mentre la voce over commenta che questo era tutto ciò che riusciva a dirgli, impartirgli istruzioni: “ok ora cammina fino in fondo” “ok ora torna indietro”. Una trovata che racconta, in modo sorprendentemente diretto, la fatica di comunicare con lui.

Consigliato.

Presentato in anteprima italiana al Biografilm di Bologna


Toro – Regia: Rocco Di Mento; fotografia: Rocco Di Mento, Sirio Magnabosco, Martin Langner; montaggio: Valentina Cicogna, Rocco Di Mento; musiche: Appaloosa, Daniel Freitag; interpreti: Rocco Di Mento, Angelo Caruso, Giulio Caruso, Tommaso Baiardi, Giovanni Scandella, Pietro Colletti; produzione: Inselfilm Produktion, 5e6; in collaborazione con ZDF/Das kleine Fernsehspiel con il sostegno di Documentary Campus e il contributo del Goethe-Institut; origine: Germania/Italia, 2025; durata: 93 minuti.

 

 

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