Black Parthenope di Alessandro Giglio

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Al suo debutto nel lungometraggio, Alessandro Giglio ambienta il suo film quasi interamente nelle viscere di Napoli, nel sottosuolo, il più esteso del mondo, con oltre tremila anni di storia. Questa opera prima, dallo strano ma accattivante titolo di Black Parthenope, è piuttosto interessante perché  realizzata in modo completamente indipendente, e la curiosità di vedere operare il regista, limitato da pochi mezzi, viene cullata anche e soprattutto dall’essere un film di genere thriller/horror.

Sarebbe bello sapere quanto sia costato il film  e quali siano stati gli ostacoli da superare, perché nell’insieme abbiamo a che fare con un buon risultato complessivo, se non – azzarderemmo – molto bello all’inizio e alla fine. Momenti e scene queste in cui gli attori Nicola Nocella e Giovanni Esposito sono così bravi e ben diretti da illuminare tutto il resto.

Le atmosfere della parte centrale della storia raccontata sono lontane dall’immaginario cui lo spettatore è abituato, ma, superato il momento di straniamento, diventano efficaci. Nicola Nocella è poi fantastico e quando è in scena tutto si regge su di lui: simpatico, affascinante, molto bravo. Le sue lamentele e la sua avidità rimangono impressi nel ricordo felice della visione.

Anche Giovanni Esposito, nella parte del custode della Napoli sotterranea, è divertente e i suoi siparietti con Nocella sono squisiti.

Il sottosuolo di Napoli sta per essere venduto per realizzare dei parcheggi, ma la visita per concretizzare l’affare diventa un incubo. Il “Monaciello” non è una leggenda bensì il temibile protettore della umanità e della storia di Napoli: chi vuole profanarle è condannato a morte.

Il “mostro” insegue gli ospiti come la morte e la sua ombra inseguono tutti gli uomini: “come se esistesse una età per comprendere la morte”, recita la bella protagonista Jenna Thiam, in conflitto con l’antagonista altrettanto affascinante, Marta Gastini. La morte incombe su tutti, è necessario conviverci cercando di fare le scelte giuste, per vivere non impauriti ma consapevoli della propria vulnerabilità.

Il Monaciello salva solo due intrusi, Jenna e Nicola, e lo fa per testimoniare i due modi con cui affrontano la paura e il pericolo e la possibilità della redenzione: la ragazza rinasce, l’uomo rimane vile. Ma il vendicatore resta e “non c’è niente di cui lui non sia capace”.

Il regista Alessandro Giglio sembra aver avuto le idee chiare, ha diretto al meglio i suoi attori, e così i limiti del film, inevitabili in un’opera di questo tipo, diventano motivo di stima. Le viscere di Napoli sono esplorate dai protagonisti e attraversate silenziosamente dal loro nero custode, e il regista li segue con semplicità, come, in un tale suggestivo ambiente, era giusto fare.

Black Parthenope ci sembra, dunque, un buon film, se ci immergiamo nelle sue non consuete atmosfere e se cerchiamo di apprezzarne i suoi punti di forza, tra tutti l’indipendenza dei mezzi e delle idee.

In sala dal 2 giugno


Black parthenopeRegia: Alessandro Giglio; sceneggiatura: Alessandro Giglio, Ivan Specchio; fotografia: Federico Annicchiarico; montaggio: Gemma Barbieri; effetti speciali: Matteo Quintili; musica: Massimiliano Abbatangelo; interpreti: Jenna Thiam, Marta Gastini, Nicola Nocella, Giovanni Esposito; produzione: Nicola Grispello, Silvana Leonardi, Davide Squillace; origine: Italia, 2021; durata: 81’; distribuzione: Volcano Pictures.

 

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