Buon viaggio, Marie di Enya Baroux

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Marie (Hélène Vincent) ha ottant’anni e un cancro diffuso al quarto stadio. Sa bene che la progressione della malattia sarà inarrestabile e spietata e per questo decide di recarsi in Svizzera per un programma di suicidio assistito. “Al crepuscolo della mia vita voglio scegliere la dignità” recita il manifesto alle sue spalle mentre pone le ultime firme sui documenti che certificano la scelta irreversibile. Il problema, semmai, è rivelare le proprie intenzioni a suo figlio Bruno (un energumeno immaturo e sempre in bolletta) e alla nipote Anna (quindicenne in crisi esistenziale). Da sola non trova la forza, ma con lei c’è l’assistente sociale Rudy, per caso coinvolto nella faccenda, ma disposto a mantenere il segreto e a guidare il camper che dovrà portare l’inconsueta comitiva alla meta finale.

Per il suo esordio da regista, l’attrice Enya Baroux, sceglie un racconto familiare dove la disfunzione è cifra identificativa e l’incedere da road-movie la scelta narrativa che consente di sovrapporre le modificazioni relazionali agli scenari naturalistici, restando sempre a distanza di sicurezza dalle luci e dai rumori della città, in un confronto umano che allontana le distrazioni e costringe a guardarsi negli occhi. Non è infatti l’amore a mancare in questa mancata “famiglia Belier”, ma appunto la disponibilità all’ascolto altrui, la possibilità di comprendersi oltre i fraintendimenti e le rispettive bugie. Dentro a una cornice di cliches la Baroux si muove fluida giocando con le parole e con il loro significato antitetico: così il ‘ciclo’ è sia quello di una vita che va spegnendosi, sia l’espressione che inaugura l’entrata nel mondo adulto di una giovanissima adolescente. Per entrambe, nonna e nipote, è il movimento incontro a creare uno spaesamento, non certo il punto d’arrivo.

Recita Eliot: “non smetteremo di esplorare, alla fine di tutto il nostro andare, ritorneremo al punto di partenza, per conoscerlo per la prima volta”, e in fondo On Ira (in italiano sarà: Buon viaggio, Marie) opera nello stesso modo, costringendo ogni personaggio a tornare alle origini di una relazione per scoprirne le potenzialità inespresse e la conseguente possibilità di affidarsi all’altro. “Mi accompagnerete?”, si domanda Marie, e la sua richiesta non riguarda più solo la sua scelta, ma coinvolge anche le volontà di tutti gli altri trasformando – man  mano che il film avanza – il più solitario e inconfessabile dei desideri (il darsi la morte) in un rito di collettiva accettazione. Sulle note di Kaye Ryan e della sua Voyage, voyage, Baroux e il suo gruppo attraversano centinaia di chilometri per compiere il passo più difficile: quello di dire la verità alle persone più importanti della propria vita.

Buon viaggio, Marie riesce a scansare i patetismi fino a trovare in una vena dissacrante aperture poetiche (come quando Bruno, seduto alla fermata del bus, osserva le radiografie che certificano la malattia della madre filtrandole attraverso le luci al neon della strada) e negando alla dimensione religiosa il sollievo di una dipartita. Tutto brucia, piuttosto. Si consuma. In un rituale ancestrale che prende le mosse dall’incontro che la comitiva fa con un gruppo di camperisti incontrati in un enorme parcheggio pubblico. È lì che il camper darà forfait, fermandosi appena prima della meta ultima, per essere di nuovo raggiunto e dato alle fiamme in un finale di fuochi d’artificio e fumo nero. Qui, senza più Marie a far da collante, lo sguardo di chi resta si solleva, guarda oltre, dentro l’enorme mistero che è il cielo sopra di noi.

In anteprima alla 17a edizione di France Odeon  2025.
In sala dal 20 novembre 2025.


Buon viaggio, Marie  (On Ira) Regia: Enya Baroux; sceneggiatura: Enya Baroux, Philippe Barrière, Martin Darondeau;  fotografia: Hugo Paturel; montaggio: Baptiste Ribrault; musica: Dom La Nena; interpreti: Hélène Vincent, Pierre Lottin, Juliette Gasquet, David Ayala, Henock Cortes, Gabin Visona, Brigitte Aubry; produzione: Bonne Pioche, Carnaval Productions; origine: Francia, 2025; durata: 97 minuti; distribuzione: Movies Inspired.

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