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Nel corso della storia, l’essere umano, da sempre turbato nel voler concedere significazione alla propria esistenza, si è consolato studiando e approfondendo continue coppie di significazione, di fatto perenni contrasti atti a gestire ansie, preoccupazioni, paure, nevrosi. Da qui il sacro e il profano, la religione e la scienza, citando Russell, inquadrate come campi di contrasto, l’antico e il moderno e potremmo continuare all’infinito. Il contrasto diventa un termine di paragone, un soggetto in campo che certifica il tema esistenziale e procede alla nascita di un dibattito, di una presa di posizione, di un’epifania. In questa storia tuttavia il contrasto esiste ma procede, grazie all’arte e alla bellezza dell’essere umano, dichiarando e certificando armonia, eliminando ombre, smussando angoli, togliendo patine.
Nella “Selezione Ufficiale” delle Giornate degli Autori, Caveman segue, nel corso di anni, decenni, la vita dello scultore e speleologo Filippo Dobrilla, scomparso nel 2019 a causa di un tumore inguaribile. Il nostro ha vissuto gran parte della sua vita in un podere immerso nella natura delle Alpi Apuane, raccogliendo la legna, dando da mangiare alle galline, facendo del buon formaggio sotto l’occhio attento della sua arte, di quelle sculture che lo osservano e gli fanno compagnia. Proprio lì, a seicentocinquanta metri di profondità, giace un gigante di marmo, una creatura che riflette lo spirito di questo artista contemporaneo, in gioco tra arte, amore, memoria e caducità della vita.
L’andamento del documentario è di stampo classico, con la m.d.p. che sin dalle prime sequenze ha un atteggiamento mai invadente nei confronti del protagonista. La natura dolcemente discreta e selvatica di Dobrilla, viene affidata alla sua voce fuori campo mentre la presa diretta è curiosa di indagare l’arte scultorea, i movimenti dettati dallo scalpello sporco in gioco tra immagini del passato e il “presente” che incede sottoforma di un male incurabile. Nel mezzo si impastano le tecniche di Dobrilla, l’amore per un giovane ragazzo consumatosi negli abissi delle Alpi Apuane, l’incapacità ad essere un padre “modello”, la necessità di rifuggire il mondo circostante e riparare tra quei giganti che abbracciano passato classico e arte contemporanea.
L’opera di Tommaso Landucci è un sincero omaggio ad un artista che rivela con il suo sguardo in macchina tutti i contrasti emotivi insiti nella natura umana: quest’ultimi vanno poi a muoversi armonicamente all’interno della bellezza creativa, espositiva. A livello di linguaggio e come costruzione del plot narrativo non abbiamo scelte di difficile interpretazione o slanci innovativi viceversa è la figura di Drobilla quella che suscita curiosità, che mette nelle condizioni lo spettatore di identificarsi con le azioni e le fatiche di un uomo.
Caveman – Regia: Tommaso Landucci; sceneggiatura: Tommaso Landucci; fotografia: Francesca Zonars; montaggio: Loredana Cristelli; produzione: DocLab, Contrast Film Zurich; origine: Italia 2021/Svizzera; durata: 91; distribuzione: Deckert Distribution.
