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Voto
Sono io il migliore a pescare.
No, sono io.
Questo lo scambio di battute tra sei uomini appena riemersi da una battuta di pesca: capire chi sia il migliore in nome del quantitativo di pescato. E sorridenti le prede le mostrano alla macchina fotografica, protendendosi per far risaltare la conquista. I sei sono amici, ma in competizione tra loro per determinare chi sia il maschio alfa, e ogni occasione può essere fertile per confrontarsi. Per esempio un gioco stupido:
Solo perché sai indovinare chi è un kiwi e chi un ananas, non vuol dire che sei meglio di noi!
O una competizione continua, nella quale ognuno è armato di taccuino e dà un valore a qualsiasi azione: dormire, montare mobili ikea, analisi del sangue, lancio di sassi etc etc. Il tutto per determinare chi sarà
Il migliore in generale!
Prima che la barca sbarchi ad Atene e ognuno ritorni alla propria vita da adulto. O forse no.

La regista Athina Rachel Tsangari ha all’attivo due lungometraggi – The Slow Business of Going (2000), Attemberg (in Concorso a Venezia 2010) – e un lavoro come produttrice che conta, tra gli altri, due lavori di Yorgos Lanthimos (Dogtooth e Alps). Se a ciò si aggiunge che i due hanno in comune lo sceneggiatore Efthymis Filippou, la collocazione nell’orizzonte cinematografico della regista greca è presto detta, parte di quella rinascita del cinema greco che analizza la società attraverso sceneggiature e regie sarcastiche e implacabili, nelle quali l’Uomo – in questo caso l’uomo – ne esce ridicolizzato senza che sia necessario arrivare alla risata.
Gli uomini in questione in Chevalier (2015) sono sei: il dottore – proprietario della barca, il reale Cavaliere perché possessore dell’anello -, il genero Yannis che porta con sé l’impacciato fratello Dimitris, Yorgos cioè il delfino del dottore e due amici d’affari, Josef e Christos. I sei si sfidano alle sfide più stupide pur di ottenere il titolo di migliore, caricando – e quindi minando – quegli stereotipi maschili che vogliono forza, virilità e praticità come elementi cardine del genere maschio. Il ridicolo è dietro l’angolo e uno dopo l’altro i duri del gruppo cadono, con il goffo Dimitris in qualità di giullare capace di scompaginare le carte ed essere il reale termine di paragone per tutti gli altri. Tutti pensano di essergli superiore, e il solo fatto che lo pensino, fa sorridere:
Sono il migliore…sono il migliore…sono il migliore!

Vincitore del London Film Festival 2015, Chevalier è un film che rientra all’interno di un percorso che il cinema greco ha intrapreso da più di un decennio In sé la regia non cerca nulla di eccezionale né si contraddistingue per un gusto estetico particolare – soundtrack e fotografia limitati, carina la contrapposizione tra l’immobile mare greco e la baruffa maschile sulla barca –, il campo di gioco è piuttosto la sceneggiatura e il lavoro di destrutturazione delle sovrastrutture sociali: trasformare sei uomini in sei bambini e gridare – sordamente, in modo posato – come a guidare la nostra società siano uomini ricchi che si contendono un anello confrontandosi la misura del sesso:
Vuoi che ti scopi?
Ho un erezione enorme!
Siamo quini davanti a una pellicola che ha il suo maggiore merito nel taglio adottato e non è poco: fare cinema bello è qualcosa, fare un cinema tagliente con intelligenza e furbizia è altro. Ormai, si può dire, è affare greco.
In sala dal 20 giugno 2024
Chevalier – regia: Athina Rachel Tsangari; sceneggiatura: Athina Rachel Tsangari, Efthymis Filippou; fotografia: Christos Karamanis; montaggio: Yorgos Mavropsaridis; costumi: Vasileia Rozana; interpreti: Sakis Rouvas, Vangelis Mourikis, Panos Koronis, Efthymis Papadimitriou, Nikos Orphanos; produzione: Haos Film, Faliro House Productions, NOVA, The Match Factory Productions; origine: Grecia,/Germania, 2015; durata: 99 minuti; distribuzione: Trent Film.
