Death of a Unicorn di Alex Scharfman

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Alex Scharfman, leggiamo da Imdb, è noto soprattutto per la sua attività di produttore esecutivo, ma con Death of a Unicorn, di cui è anche sceneggiatore, decide di tentare la sua prima regia in un lungometraggio. Se è vero, però, che il buongiorno si vede dal mattino, diciamo che da regista deve ancora perfezionare, con grandissimo impegno, la propria arte.

Ridley Kintner (Jenna Ortega) è una teenager che da poco ha perduto la mamma. Vive un rapporto non certo esaltante con il papà Elliot (Paul Rudd),che è più preoccupato per la sua carriera da avvocato che di dimostrare il proprio affetto alla figlia. Le intenzioni di Elliott, naturalmente, sono più che nobili, almeno così gli piace ripetersi: cercare di raggiungere il massimo tenore di vita possibile, per donare alla figlia le migliori opportunità per il futuro. La verità è che Elliot è persona assai ambiziosa, bisognosa del suo lavoro quasi a livello patologico. In tale ottica accetta senza indugio l’invito di passare un weekend con il suo capo Odell Leopold (Richard E. Grant), CEO e proprietario della potente industria farmaceutica di famiglia, in uno chalet immerso nel bosco, non facendosi scrupoli di portare con se la figlia, per giocarsi anche le carte di bravo papà da poco diventato vedovo, nella speranza che questa immagine da cartolina possa aiutarlo ad entrare nel consiglio direttivo dell’azienda.

Percorrendo in macchina le tortuose strade di montagna (che molto somigliano a quelle percorse da Jack Torrance e la sua famiglia per arrivare all’Overlook Hotel), Elliot inavvertitamente investe un animale che era proprio in mezzo la strada. Scesi dall’auto i due scoprono con grande stupore che l’animale non è affatto un cervo, ma quasi sicuramente un unicorno con cui Redley instaura una sorta di connessione spirituale, dopo averne toccato il corno.  Credendo l’animale morto, Elliot, inspiegabilmente, decide di caricarlo in macchina e portarlo con loro fino a destinazione. Vuole battere il ferro finché è caldo diventando socio nell’industria farmaceutica della famiglia Leopold.

Nello chalet, i Kintner sono attesi oltre che dal capofamiglia Leopold, dalla di lui moglie Belinda (Téa Leoni), dal figlio Shepard (Will Poulter), dall’assistente e guardia del corpo Shaw (Jessica Hynes) e, infine, dal fido e strampalato maggiordomo (Anthony Carrigan).

Il piano di Elliot, tuttavia, non va come da lui auspicato: l’unicorno non è per nulla morto ed è tutt’altro che solo e indifeso. Sulle sue tracce, infatti, si sono messi altri esemplari della sua specie. Inoltre, come scopre l’intraprendente Ridley, consultando su internet la storia dietro un ciclo di arazzi medievali custoditi al Metropolitan Museum of Art di  New York (visti assieme alla defunta madre), gli unicorni non sono per nulla le creature benevole e pacifiche tramandate dalla tradizione. In caso di bisogno essi possono trasformarsi in creature demoniache assetate di sangue, soprattutto quando si sentono minacciati e in trappola. Ma di questo dettaglio la famiglia Leopold non è stata informata, giacché, in men che non si dica, decide di sfruttare le leggendarie proprietà curative del corno dell’animale per far soldi a palate nel già estremamente profittevole business di famiglia.

Convenuta immediatamente allo chalet una nutrita equipe di ossequiosi scienziati, Elliot si troverà di fronte al più incombente dei dilemmi morali: credere alla figlia che lo avverte dell’imminente pericolo, oppure continuare a fare l’interesse dei suoi datori di lavoro?

Quasi sicuramente Scharfman al Metropolitan Museum of Art ci è stato davvero, rimanendo affascinato dal ciclo di arazzi medievali chiamati “La caccia all’unicorno”. In particolare l’arazzo che prende il nome di “L’unicorno si arrende a una fanciulla” deve aver fornito lo spunto per questo film bifronte, che parte come un film per famiglie, trasformandosi poi, circa a metà della sua durata, in una dark comedy con elementi horror piuttosto marcati. Un film dai contorni cangianti, così come lo è stata la rappresentazione iconica dell’unicorno durante il corso della storia, sin dalle prime testimonianza di cui danno conto alcuni storici dell’antichità, da Ctesia a Plinio il vecchio.  Tra queste rappresentazioni la più interessante, forse anche controversa, è quella che nel medioevo vede l’animale fantastico farsi carico di virtù morali quali purezza e castità, tali per cui esso poteva essere avvicinato e ammansito solo da una proba fanciulla, aprendo anche a chiavi di lettura che vedono nel corno della bestia un chiaro riferimento fallico.

In quest’ottica, il dubbio se sia necessario guardare con una punta di malizia alla trance estatica che coglie la protagonista (interpretata, ricordiamolo, da un’attrice che ha fatto la propria fortuna iniziale grazie alla Disney) a inizio film, può essere anche legittima. Sia come sia (il punto, in fondo, non è dirimente), è però indubbio che Scharfman abbia voluto giocare con Jenna Ortega, cucendole addosso l’intera pellicola. Ed è forse questo, in definitiva, il senso ultimo di questa operazione, che non andrebbe neanche guardata sotto l’ottica del B-movie. Una pellicola dalla trama piuttosto gassosa e con qualche passaggio logico a vuoto, che deve la sua (parziale) riuscita più per la performance della sua protagonista e di parte del cast, che per un’originalità che latita o per la bellezza di effetti speciali decisamente sottotono.  Una favola horror che gioca sulla contaminazione dei generi, sul citazionismo (tanto Jurassic Park, ma anche E.T. e Alien), su uno humor nerissimo cui attori come Will Poulter e il maggiordomo Anthony Carrigan sanno poggiarsi comodamente.

Un film per famiglie con una propensione all’auto-sabotaggio, che si compiace nel mostrare, senza troppi veli, sbudellamenti e mutilazioni varie.Un film non certo per palati raffinati, che propone un’eterogenea quantità di pietanze senza però dare l’impressione – ci scuserete per l’abuso di metafore desunte da Cooking show televisivi – di saperle realmente cucinare.

In sala dal 10 aprile 2025.


Death of a Unicorn – Regia: Alex Scharfman; Sceneggiatura: Alex Scharfman; fotografia: Larry Fong; montaggio: Ron Dulin; musica: Dan Romer, Giosuè Greco; interpreti: Paul Rudd, Jenna Ortega, Will Poulter, Téa Leoni, Richard E. Grant, Anthony Carrigan, Jessica Hynes, Sunita Mani, Steve Park; produzione: Alex Scharfman, Lucas Joaquin, Tyler Campellone, Drew Houpt, Lars Knudsen, Tim Headington, Theresa Steele Page; origine: USA, 2024; durata: 107 minuti; distribuzione: I Wonder Pictures.

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