Don’t Look Up di Adam McKay

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Irriverente, stimolante, attuale, divertente e allo stesso tempo serio in maniera inquietante.
Si può ridere di gusto – perché si tratta di una presa in giro profondamente intelligente – e avere la consapevolezza che ciò che stiamo vedendo sia “basato su fatti realmente possibili”?
Sì, scommessa perfettamente riuscita.  Perché Don’t Look up, il nuovo film di Adam McKay è capace di farci ridere spassosamente e di mostrarci, con classe e con una buona dose di ironia (eccetto in pochi punti) le distorsioni della società contemporanea statunitense, ma non solo.
Come già in The Big Short (La grande scommessa, 2015), (quattro Nomination  e Oscar come migliore sceneggiatura non originale nel 2016), McKay architetta la sua commedia catastrofica – per così dire – con un montaggio ansiogeno, fatto di battute continue e costruito alla perfezione su un sarcasmo pungente che fa da sfondo a tutto il resto, dove l’intreccio catastrofico e tragico è solo un pretesto per raccontare altro e per sbeffeggiare, con maestria,  le assurdità e le storpiature del mondo contemporaneo.
Non c’è infatti  la serietà e la solennità di  Deep Impact (diretto da Mimi Leder, 1998), tantomeno si intravede la minima traccia del sentimentalismo e del catastrofismo apocalittico di 2012 diretto da Roland Emmerich nel 2009.
C’è molto molto altro. In Don’t Look Up attualità e satira si intrecciano creando un perfetto specchio – forse un tantino esasperato e distorto – dei nostri tempi.
La satira onnipresente, che non risparmia proprio nessuno, è trasversale e tocca più o meno tutti gli aspetti della società attuale: il bisogno di far notizia a tutti i costi,  il cinismo dei programmi televisivi d’assalto e senza scrupoli, l’ottusità di un gioco politico che non si cura delle priorità, tantomeno dei suoi cittadini, e su tutto, la gestione distorta della comunicazione in una società contemporanea dominata dalla necessità di far notizia, purché sia leggera, divertente e tutto sommato poco impegnativa.
Frenetico, caotico, anarchico e mai o quasi mai, serio, Don’t Look Up racconta della scoperta – da parte di un professore, Randall Mindy e di una dottoranda, Kate Dibiasky – di una cometa in rotta di collisione con la terra capace di distruggere l’intero pianeta.
Il professore Randall Mindy (Leonardo Di Caprio) e Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence) studentessa prossima al dottorato, cercano, dopo la terribile scoperta, di avvisare le autorità competenti del possibile impatto, ma tutti sembrano sminuire la minaccia, persino il presidente degli Stati Uniti (una spassosa e a tratti caricaturale Meryl Streep) rimanda sempre la questione, privilegiando altri aspetti come le elezioni di medio termine e scandalucci  di assoluta irrilevanza rispetto alla catastrofe imminente. I due alla fine, stremati, decidono di rivolgersi al – patinato e seguitissimo – programma mattutino di Brie (Cate Blanchett) e Jack (Tyler Perry) per allarmare i cittadini del pericolo imminente.
Dalla padella alla brace. Sì, perché nel programma mattutino The Daily Rip ciò che conta è “alleggerire la pillola, intrattenere, divertire e in fondo fa più gola il gossip sentimentale della popstar di turno che una notizia allarmante e “pallosa” come la fine del mondo. Basta un poco di Xanax e la pillola va giù, purché lo Xanax sia preso alla leggera, senza drammi e con “brio”.
Non c’è quindi possibilità che i due possano essere presi sul serio: Randall e Kate ci provano fino alla fine, collaborano anche con le autorità, ma finiscono sempre per essere derisi o fermati sul più bello dato che a vincere sono altri interessi.. ovviamente quelli di pochi “eletti”.
Per i due “antieroi”(tali in quanto non compresi, in fondo)  non resta che abbandonarsi all’accettazione della situazione in uno stato di apparente tranquillità (in una delle scene più intime e delicate di tutto il film).
Gli ingredienti vincenti di questa riuscitissima pellicola sono il ritmo forsennato e quasi ossessivo e una critica puntuale e pungente della società che lascia  un retrogusto terribilmente amaro: il pericolo non viene percepito come tale in quanto il mondo è troppo occupato a fare altro e di salvarsi non ne vuole proprio sapere.
La catastrofe non viene avvertita perché le persone non alzano gli occhi al cielo, ma camminano a testa bassa, un passo dopo l’altro – come esorta a fare Meryl Streep nell’improbabile discorso al suo “gregge”..(da qui il titolo Don’t Look Up..).
Si tratta dunque di un film catastrofico per il senso di impotenza e di frustrazione che lascia. Tutto però con un sorriso sulle labbra, dall’inizio alla fine.
PS: Unica nota stonata a nostro avviso:  un finale esasperato e  lievemente tragicomico in un film che non ha bisogno di eccessi perché è già molto diretto, profondamente intelligente e trasversale.
 Dal 24 dicembre su Netflix (precedente in sala dal 3 dicembre) 

Don’t Look Up  Regia: Adam McKay; sceneggiatura: Adam McKay;  fotografia: Linus Sandgren; montaggio: Hank Corwin; musica: Nicholas Britell; scenografia: Arthur Max;  interpreti: Leonardo DiCaprio, Jennifer Lawrence, Jonah Hill, Mark Rylance, Meryl Streep, Tyler Perry, Timothée Chalamet, Ariana Grande, Ron Perlman, Himesh Patel, Melanie Lynskey, Michael Chiklis, Tomer Sisley, Cate Blanchett; produzione Adam McKay, p.g.a. & Kevin Messick, p.g.a: origine: Usa, 2021; durata: 145′; distribuzione: (Lucky Red in sala), Netflix.

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