Elvira Notari. Oltre il silenzio di Valerio Ciriaci

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Chiunque si appresti a studiare, fare ricerca e scrivere sulla vita di Elvira Notari (1875-1946), la prima regista donna italiana, deve prima di tutto fare i conti con la poca, rara e frammentaria disponibilità di materiale d’archivio tramandata ai posteri. Nessuna lettera, nessun diario, solo poche sfuggenti fotografie attraverso cui provare a intravedere la donna dietro l’artista e l’imprenditrice. E questo in completa antitesi con l’abbondante quantità di materiale filmico (ben 60 lungometraggi e un centinaio di documentari e cortometraggi) da lei prodotta durante gli anni che vanno dal 1906 al 1930, anno in cui si ritira a vita privata. Una produzione che per la maggior parte è pure andata perduta.

Proprio questa inconcepibile assenza è il punto di partenza per il documentario di Valerio Ciriaci Elvira Notari. Oltre il silenzio, che, come annuncia già nel titolo, vuole scavare in questo vuoto di memoria storica e cercare di rimediare all’oblio dei passati decenni.

Ciriaci procede a piccoli passi e da diversi punti di vista. Prima di tutto contatta Gianluca Farinelli del Cinema Ritrovato che vediamo in una lontana intervista degli anni Settanta, quando aveva affiancato il lavoro di importanti storici del cinema italiano come Vittorio Martinelli e Aldo Bernardini, fra i primi a ricostruire con metodo la produzione cinematografica italiana del periodo muto. A loro spetta il merito di essersi accorti delle particolarità che differenziavano il cinema prodotto a Napoli rispetto alla maggioranza dei prodotti nazionali. Innanzitutto, una produzione locale che si elevava per l’empatia e il forte sentimento. Fra brevi squarci di scene presi da opere di registi contemporanei a Notari, quali Eugenio Perego (1876-1944) o Roberto Roberti (1879-1959, il padre di Sergio Leone), si delineano le caratteristiche uniche che definiscono il cinema muto partenopeo nel contesto italiano: fra gli altri, il suo stretto legame con la scena musicale.

Elvira Coda, nata nel Salentino, arriva a Napoli quando sposa il marito fotografo Nicola Notari. I due aprono presto una manifattura cinematografica, una svolta per certi versi naturale per uno studio fotografico aperto alle novità di quegli anni. Ma lo spirito intraprendente di Elvira trasforma la piccola ditta a gestione familiare nella Dora Film, una casa di produzione cinematografica che si allarga a diventare impresa, pur rimanendo legata alla famiglia. Per cui tutto il lavoro avviene in casa: dalla scrittura delle storie, agli attori (la presenza del figlio Edoardo è costante in molti dei film conosciuti), ovviamente la regia, fino alla certosina colorazione a mano delle pellicole che avviene fotogramma per fotogramma, e infine la distribuzione delle copie. Addirittura, una scuola per attori sarà aperta dalla regista per preparare ai loro ruoli le comparse, ed un mercato con gli Stati Uniti andrà ad ampliare la distribuzione fino ad oltre oceano. Un ufficio della Dora Film nella 7th Avenue a New York nasce appositamente per soddisfare la nostalgia visiva della lontana patria di cui soffrivano gli immigrati napoletani nella Little Italy newyorkese. Ma le doti di Notari non si limitano alle intraprendenti qualità imprenditoriali, ma includono capacità di trovare la vena giusta da seguire: ecco allora la produzione di film che si sviluppano su storie legate alle canzonette: narrazioni filmiche accompagnate da testi musicali in stretto dialetto napoletano.

Del cinema popolare creato dalla Dora Film molto poco è rimasto. Nonostante sia considerata pioniere del genere realista. Elvira Notari stessa scriveva i soggetti lasciandosi spesso ispirare a tragici fatti di cronaca cittadina dell’epoca. Non per niente il mondo ritratto nei suoi film era quello della strada, dei bassifondi napoletani con i suoi scugnizzi, o quello del porto con i suoi pescatori; un mondo dove spesso regnava la povertà e il disagio sociale; drammi nei quali sì finiva per trionfare l’amore, ma quello passionale e sofferto. Spaccati di vita quotidiana, le sue storie convincevano grazie ai forti sentimenti e alle pulsioni istintive, ma rimangono ancor tutt’oggi degli incredibili documenti storici. Le sue eroine erano donne libere, difficili a conformarsi alle regole sociali e quindi destinate a soccombere ad una morale sessista e patriarcale, che pagavano con la loro vita la scelta d’indipendenza e la loro devianza.

Molte sono le voci esperte chiamate a testimoniare da Ciriaci: dalla professoressa di Visual Enviromental Studies di Harvard Giuliana Bruno, arrivata a New York proprio sulle tracce della Dora Film con l’intenzione di completare le sue ricerche sulla regista partenopea, alla storica del cinema Giuliana Muscio, a Mario Franco esperto di cinema napoletano. Eppure, proprio questa vicinanza del cinema di Notari al realismo sociale e il folklore presenti nei suoi film, sono fra quegli aspetti che ne hanno segnato la fine. Con l’arrivo del fascismo è stato proprio lo sguardo sul reale a piacere meno al regime: l’uso del dialetto, la povertà ritratta, la figura di donna indipendente e non sottomessa al marito; tutti elementi che evidentemente ponevano i valori patriottici e nazionalisti in secondo piano e l’hanno escluso dall’approvazione della censura di regime. A questo si deve aggiungere sia la politica fascista di centralizzare tutto verso Roma, mirando ad una produzione nazionale a scapito di quella locale, sia l’enorme aumento dei costi produttivi con l’avvento del sonoro. Nemmeno queste svolte storiche bastano però a comprendere l’oblio che ha accompagnato l’opera di Elvira Notari. Il cinema, proprio perché considerato poca cosa in quegli anni, appunto una manifattura come un’altra, non aveva acquistato il valore artistico che la storia gli ha poi riconosciuto. Da qui l’incapacità degli eredi familiari di capirne la grandezza e forse, per questo motivo, non si è ritenuto importante conservare i documenti che ne preservassero la cronaca.

Solo tre dei suoi film, È piccerella (1922), ‘A Santanotte (1922), e Fantasia ‘e surdato (1927), recentemente restaurati e ora conservati alla Cineteca Nazionale, sono tornati a brillare con i loro colori intensi sugli schermi dei cinema.

Ciriaci però non si limita a guardare al passato, ma lo trasporta nella Napoli dell’oggi, e integra le sue ricerche con chi di Elvira Notari ha recuperano l’eredità, reinterpretandola attraverso la produzione di nuove opere: studiose e personalità artistiche che grazie al loro lavoro creativo hanno riportato la regista al centro della scena, così la scrittrice Flavia Amabile che ne ha ricostruito la vita nel romanzo storico Elvira; o la fotografa Cristina Vatielli che mette in scena con Teresa Saponangelo una biografia fotografica dell’artista intitolata Elvira Notari, La Madre del Cinema Italiano; oppure l’artista Francesca Consonni che si serve nei suoi progetti sociali di riproduzioni su tessuto tratte dai fotogrammi dei film per far riflettere sulla violenza domestica.

Più che un semplice biopic Elvira Notari. Oltre il silenzio diventa quindi un film sulla creatività femminile e sulle donne che si sono lasciate ispirare e affascinare dal carisma artistico di Notari. Il documentario, già presentato in anteprima alla 82ª Mostra di Venezia e ora distribuito nelle sale italiane accompagnato nel lungo tour dall’autore, celebra inoltre il 150º anniversario della nascita della pioniera del cinema italiano. Un tardo, troppo a lungo negato riconoscimento, che speriamo riesca a riconsegnare Elvira Notari al ruolo storico che le spetta.

In sala dal 13 ottobre 2025.


Elvira Notari. Oltre il silenzio:  – Regia e sceneggiatura: Valerio Ciriaci; fotografia: Isaak J. Liptzin; montaggio: Francesca Sofia Allegra; musica: Silvia Cignoli; interpreti: Teresa Saponangelo, Giuliana Bruno, Flavia Amabile, Cristina Vatielli, Francesca Consonni, Gian Luca Farinelli, Mario Franco, Matteo Cirillo, Simona Frasca, Antonella Monetti, Michele Signore, Anna Marrone, Giuliana Muscio, Maria Assunta Pimpinelli, Elisa Laricchio, Maria Matrullo, Pippo Santonastaso, Lucio Senatore, Giuseppe Solla; produzione: Parallelo 41 Produzioni, Awen Films, Cinecittà con Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale Cineteca di Bologna; origine: Italia/ Stati Uniti 2025; durata: 90 minuti; distribuzione: Luce Cinecittà.

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