«La malinconia è, oggi, completamente censurata, rimossa. La depressione è una colpa individuale che ci marchia a fuoco. La tristezza è fuori moda, è un peccato mortale per cui meritiamo l’esilio e la scomunica sociale. I pessimisti cosmici portano sfiga. Impossibile trovare lo spazio, dentro o fuori di sé, per un po’ di sana disperazione. Impossibile coltivare la propria malinconia».
Immagina di svegliarti una mattina e di vedere, da fuori, proprio come fosse un film, il tuo corpo completamente putrefatto, ridotto a uno scheletro.
È lì seduto, accartocciato nelle sue stesse ossa, e rappresenta il simbolo vivente del fallimento e del deterioramento della tua “miserabile” condizione umana.
Sembra spaventoso e terribile da immaginare, eppure, vedere quello scheletro può essere liberatorio perché “quella putrida carne” non ha più nulla da offrire, se non arrotolarsi su stessa.
E’ difficile – impossibile anzi – per un corpo morto muoversi, sfogarsi con qualcuno e raccontare le proprie frustrazioni.
Diventa più semplice, però, immaginare di lasciarsi andare, liberandosi, proprio con il proprio alter-ego putrefatto, in un monologo senza riserve, vero, ironico, deprimente, reale perché senza alcuna necessità di essere censurato, nel bene e nel male.
Lorenzo Guerrieri, giocando sul palco come un funambolo con la parola, immagina, crea e architetta un lungo monologo interiore tra se stesso e la sua coscienza, che si articola, come in un percorso a bivi, in lampi di intuizioni psicologiche e filosofiche, sottili giochi di parole e in una riflessione sociale ben più ampia sul livello di spessore e di profondità umana allo stato attuale.
L’ attore, anche ideatore dello spettacolo, in un’ora di intrattenimento puro, riesce a mostrare, con una punta di sarcasmo, le molteplici sfaccettature dell’essere umano risultando divertente ed esilarante quando ironizza su stesso e sulla condizione umana, intimo e a tratti commovente quando si confronta con un inconscio che lentamente viene fuori e che nasconde demoni accartocciati che faticano a esprimersi. D’altra parte, la paura più grande è proprio quella di accettare e di vivere la propria tristezza in un mondo che promette sconti anche sulla possibilità di guarigione emotiva.
Il mondo “ideale” del web lancia “facili” percorsi di consapevolezza, millanta miracolose guarigioni dalla depressione, parla di sogni e speranze conquistabili a un prezzo stracciato.
La cecità che si nasconde in facili scorciatoie non permette di vedere nell’abisso della malinconia, della tristezza e della disperazione umane.
Profondo, toccante e architettato con rotture continue della quarta parete, Esercizi di resurrezione riesce a tenere vivo lo sguardo dello spettatore perché non prevede momenti di sosta, che si tratti di gag esilaranti, di flussi di coscienza improvvisati o di intuizioni capaci di stimolare una riflessione più ampia e profonda. Scorre tutto a un ritmo frenetico e avvolgente.
Un monologo divertente, intelligente, ironico e profondo, che mostra come il demone più grande del nostro presente sia la mancata accettazione della solitudine in un mondo che scende a compromessi con tutto, anche nel rapporto con se stessi.
In concorso al Festival Inventaria- La festa del teatro Off (13 giugno al Teatro in Trastevere di Roma)
Festival Risveglio di periferia (il 19 giugno al Teatro Edi Barrio’s, Piazza Donne Partigiane (MI)
Biglietti: 10 euro https://www.mailticket.it/manifestazione/A636/esercizi-di-resurrezione
INFO E PRENOTAZIONI: biglietteria@linguaggicreativi.it
327 4325 900 | 02 8355 8496
Esercizi di resurrezione di e con Lorenzo Guerrieri; scatti di Simone Galli