Eternal Daughter di Joanna Hogg

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Tilda Swinton è una icona: dello stile, del gender, della recitazione. Amata da uno stuolo di ammiratori e seguaci, viene adorata come la dea Venere della cinematografia mondiale. Col suo fisico androgino si presta a ruoli disparati, ha un caleidoscopio di declinazioni come i verbi latini, abbraccia i progetti a cui prende parte anima e corpo: tutti la vogliono, tutti la bramano.

In Eternal Daughter la protagonista, una cineasta di mezza età, si reca in uno strano hotel sperduto nella brughiera, un tempo villa di famiglia, a festeggiare il compleanno della madre anziana. Sta scrivendo un film sul complesso rapporto madre-figlia. Con loro anche il cane Louis.

Le due donne sono interpretate entrambe dalla Swinton, dunque mai nella stessa inquadratura (poiché siamo in ambito di cinema d’autore, non di effetti speciali). La giovane ha capelli corti rossi e abiti mascolini, la anziana una fitta chioma di capelli bianchi sempre in piega come le nonne di altri tempi. Il luogo del soggiorno è strano quasi quanto l’Overlook hotel di Shining (Stanley Kubrick, 1980): il tassista che le conduce a destinazione dice che lui non passa mai da quelle parti perché circola voce che si vedano fantasmi.

Dall’arrivo in avanti succedono cose strane: la donna si aggira alla ricerca di un bollitore per i vari piani della costruzione di cui, apparentemente, sono le uniche ospiti; in cucina sbattono le porte, in giardino ci sono ombre e nebbia, Louis si allontana non si sa dove e poi invece, al ritorno in camera da una affannosa ricerca, non si è mai mosso dal letto.

In un gioco costante di rimandi tra madre e figlia, incomprensioni e silenzi, regali non graditi e frasi esplicite fino all’incomprensione, la trama si dipana verso un finale a sorpresa che, una volta sciolto visivamente, fa sospirare lo spettatore di sollievo. Filmato quasi solo in ambienti scuri, di sera o di notte, giochi di riflessi e luce cangiante, vetri in cui si materializzano visi, il passato che resuscita memorie antiche, presenti e sommerse.

Cinema a basso budget e poco dispendio di forza lavoro, con qualche dubbio sulla riuscita di tenuta di tensione, la eterna figlia non abbandonerà la sua casella filiale mai, nemmeno quando avrà messo la parola fine sulla sceneggiatura del suo eterno work in progress sulla madre. Tautologico, ben recitato, teatrale.


Eternal Daughter – Regia: Joanna Hogg; sceneggiatura: Joanna Hogg; fotografia: Ed Rutherford; montaggio: ; Helle Le Fevre; interpreti: Tilda Swinton, Joseph Mydell, Carly-Sophia Davies; produzione: Element Pictures, A24, BBC Films, JWH Films, Sikelia Productions; origine: Regno Unito, USA; durata: 96’.

 

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