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Falstaff è un personaggio complesso, trasversale, non immediatamente definibile, e proprio per questo molto attuale. Il viscido e gretto Falstaff già compare nell’Enrico IV e viene poi approfondito ne Le allegre comari di Windsor, una commedia che William Shakespeare, su richiesta della regina Elisabetta, affascinata dalle sfaccettature dell’istrionico personaggio di Falstaff, scrisse in poco più di dieci giorni.
Falstaff (interpretato qui da uno straordinario Antonino Iuorio) è un clown moderno, che una volta tolta la maschera dello scherzo e della leggerezza, mostra tutta la sua sofferenza e decadenza, fisica e morale. E proprio in questa antitesi è racchiusa la sua “grandezza”.
L’antieroe protagonista dell’intreccio è un individuo abietto e gretto ma al tempo stesso è brillante e ricco di humor. Con lui si ride di gusto e di lui si ride senza filtri.
Tutti gli attori, eccezionalmente diretti da Marco Carniti, irrompono nel proscenio prima dell’inizio dello spettacolo riappropriandosi materialmente dello spazio teatrale, chiuso a causa dell’emergenza pandemica per quasi due anni. E’ la loro presentazione “ufficiale” che prepara il pubblico alla scena ovvero al grande spettacolo delle “beffe”.
Si tratta infatti di una commedia degli inganni a tutti gli effetti da cui nessuno si salva e che coinvolge quasi tutti: le due protagoniste, Madame Quickly, il paggio Robin, (Dario Guidi ) e i mariti delle due gentildonne.
Ogni personaggio, in maniera diretta o più trasversale gioca a prendersi il gioco degli altri, mascherandosi o divertendosi ad architettare astuti piani di inganno.
Nel dettaglio, il deforme e panciuto cavaliere John Falstaff si diletta con leggerezza a sedurre le due pompose dame, Madame Page e Madame Ford, (Antonella Civale e Loredana Piedimonte) cercando di conquistarle con due lettere d’amore assolutamente identiche, riga per riga. Le due astute donne, scoperto l’inganno e supportate dall’intraprendente e –bisogna riconoscerlo- esilarante – Madame Quickly (Patrizio Cigliano) efficace e divertentissimo nei suoi rapidi gesti scenici, organizzano una serie di trappole per smascherare -con una punta di cattiveria -l’improbabile seduttore. Come nelle migliori delle commedie dal retrogusto agrodolce, il desiderio di rivalsa delle due protagoniste assume un aspetto perverso e a tratti violento dove Falstaff da carnefice e “burlone” diventa vittima di una beffa macabra, un’assurda mascherata in cui le donne, aiutate alla fine dai rispettivi mariti, assumono un ruolo da protagoniste mostrando una faccia ben poco rassicurante e ai limiti della cattiveria.
Le dame di questa commedia, sono infatti moderne, libere di pensare e di agire in maniera indipendente, complici l’un l’altra perchè abituate a confrontarsi con uomini passivi e poco intraprendenti. E infatti fanno tutto loro, tramano la beffa per il gusto di rivalsa e vendetta, coinvolgono i mariti e godono compiaciute della loro opera, che determina la caduta senza risalita di Falstaff.
Nessuno, in questa divertente commedia che la regia di Carniti arricchisce di trovate sorprendenti, è in assoluto buono o malvagio, perché i ruoli, in un continuo divenire, si ribaltano e Falstaff, nel giro di poco tempo da carnefice diventa vittima del gioco astuto e sadico di tutti.
Particolarmente azzeccate le originali interpretazioni Madame Quickly e Robin, travestiti in chiave transgender e particolarmente rifiniti i loro costumi, capaci di definire ancor di più le personalità esuberanti dei personaggi che interpretano.
Finisce in grande stile, tutto in una grande mascherata che ricorda tanto la caccia alle streghe con il “capro espiatorio” al centro e tutti intenti a smascherarlo in una grande “festa” degli orrori che non fa differenza, alla fine, tra buoni e cattivi.
Tutti al centro della scena e complici, chi più, chi meno, di questa grande pagliacciata. Perché oggi è l’epoca dei “tutti gabbati “. E alla fine ‘Allegri’ sono gli spiriti ma ‘Tristi’ i risultati.
Una commedia dei travestimenti che suona terribilmente attuale.
Sino al 10 luglio al
