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Voto
Tra i molti modi che ci sono stati e che potrebbero esserci di raccontare un personaggio iconico, celebrato e idolatrato-da questa e dall’altra parte mondo- come Marcello Mastroianni, Fabrizio Corallo nel suo docu Ciao Marcello-Mastroianni, l’antidivo si avvale di una chiave di lettura dove prevale la leggerezza e la grazia della danza e del canto: l’apertura, che non segue una linea strettamente cronologica, è dedicata infatti a Ciao, Rudy, il musical di Garinei e Giovanni nel quale Mastroianni confrontava con affettuosa ironia il suo status, più subito che ricercato, di latin lover con la figura mitica di Rodolfo Valentino. Più che la celebrazione delle grandi performance e della costruzione della sua immagine divistica, nonostante l’ imprescindibile rapporto con Federico Fellini virato però in una chiave relazionale e affettiva, prevale il contro racconto di un uomo tenero, gioviale, affettuosamente e carnalmente terreno nel portate una dimensione quotidiana di gentilezza e simpatia. Spiazzanti e tangibili umanità e autenticità vissute nei rapporti spesso artificiali e formali del mondo dello spettacolo (negli anni in cui esisteva un’industria economica e una comunità di legami che ne permettevano e alimentavano la struttura e il prestigio anche internazionale); caratteristiche emerse nel corso degli anni dai racconti sui di lui da parte della grande famiglia del cinema (registi, attori, giornalisti, maestranze).
La selezione del materiale d’archivio, e delle clip della sterminata filmografia, vanno dunque nella direzione di celebrare il backstage dell’uomo prima dell’attore, poco prima di entrare in scena, di diventare la variegata e folta schiera di caratteri e personaggi alla quale ha prestato, in maniera più trasformativa di quello che si possa credere, la propria sostanza di interprete istintivo e professionale, estemporaneo e preparatissimo (la formazione e la disciplina del teatro con Luchino Visconti).

Con una focale più ravvicinata sui ruoli e le storie, e le stesse parole di Mastroianni, lo stanco cliché di seduttore latino viene facilmente smontato e contraddetto : l’impotente de Il Bell’Antonio, il marito tradito di Divorzio all’italiana, perfino i vari alter ego felliniani, bloccati di fatto dentro un immaginario, una fantasticheria, un desiderio non potente ma in potenza; fino ad arrivare al rovesciamento delle categorie rigide di maschile e femminile con il paradosso di Non si preoccupi, suo marito è incinto di Jacques Demy e con il toccante ritratto pieno di dignità e intensità dell’omosessuale condannato al confino nell’Italia fascista in Una giornata particolare di Ettore Scola. Non c’è una struttura programmatica nella rappresentazione di questo ritratto, non la volontà di offrire una versione esaustiva ne tantomeno riassuntiva, in quanto sarebbe impossibile vista la durata/portata di questo percorso attoriale e personale; c’è un procedere rapsodico eppure fluente e scorrevole in quanto gli aspetti che sono messi sotto l’affettuoso riflettore, in particolare dalle parole della donne della sua vita (Flora Carabella, Catherine Deneauve, Anna Maria Totò, le figlie Chiara e Barbara, la madre Ida, perfino un paio di battute di un’ evanescente e sfuggente Faye Dunaway) rientrano nelle sfumature di indolenza, quiete, romanticismo, intelligenza e generosità che ne confermano e ne rafforzano l’amabilità. Anche le immagini dei film, frammenti più o meno brevi di una carriera tanto densa e corposa da scorrere sotto gli occhi anche, e a prescindere, dalla dolcemente scalpitante riluttanza alla celebrità e alle celebrazioni di Marcello, come una storia del cinema tout court, sono attraversate dall’ottica di un privato, di un’intimità , della priorità concessa ai sentimenti e alle sensazioni, al piacere e al divertimento,; quell’aspetto di gioco e complicità, contenuto in molte declinazioni del verbo recitare in altre lingue ( play in inglese, jouer in francese) e in contiguità e risonanza con un modo di attraversare il lavoro e la vita. La maschera attoriale, il volto bellissimo e desiderato, dissolve i propri connotati di distanza e di fissità iconica, e svela l’apertura e la permeabilità di un uomo che mantiene permanentemente quel senso di stupore, incrinato dalla sottile malinconica di una maturità in continuo conflitto con la tentazione verso un regressivo infantilismo, verso il farsi e il disfarsi, il passare dal dentro al fuori del set cinematografico.

Non a caso Fabrizio Corallo inserisce molti punti nei quali Marcello racconta di avere un rapporto anche personale, di frequentazione in un tempo prima e dopo le riprese, oltre che con Fellini, con Scola, Marco Ferreri, Vittorio De Sica (per cui l’infausta scelta di fare un film sbagliato come Amanti, tra l’altro foriero della relazione tumultuosa con la Dunaway, era stata motivata dalla necessità di risolvere i problemi economici di entrambi). Dietro l’angolazione di quella performance così struggente, poetica, emozionante c’è dunque uno scambio dialettico di impressioni e suggerimenti. Scopriamo allora quanto c’è di Mastroianni nel piano sequenza della telefonata di Gabriele all’uomo che ama in Una giornata particolare: quel filmare partendo da dietro la schiena per arrivare poi a un primo piano di trattenuta commozione e sofferenza, venne proposto a Scola dal suo interprete, che voleva svelare, con pudore e progressione drammatica, l’afflato sentimentale e dolente del personaggio. Il primato dello charme sensuale e seduttivo viene definitivamente soppiantato dall’amico, il confidente, il padre capace della battuta risolutiva o sdrammatizzante, l’attore che vede con diffidenza il simulacro divistico che gli è stato cucito addosso e se lo toglie per affondare meglio le mani nel godimento tutto immanente della pasta e fagioli alla fine della giornata di lavoro.
Probabilmente la cornice meta-cinematografica con la giovane montatrice inesperta che deve fare un documentario su Marcello Mastroianni e incontra Luca Argentero che le fa un po’ da tutor e un po’ da guida non era proprio necessaria, ma fortunatamente non va ad incidere sul ritmo quasi da soave operetta musicale nella costruzione dei filmati appartenenti a varie epoche, contesti, momenti. Il dipanarsi di un’esistenza che sembra aver avuto la durata di un passo di danza, di un sogno lungo un giorno.
Ciao Marcello-Mastroianni, L’antidivo – Regia: Fabrizio Corallo; sceneggiatura: Fabrizio Corallo e Silvia Scola; fotografia: Giulio Bottini; montaggio: Graziano Falzone; musiche: Vittorio Giannelli; interpreti: Luca Argentero, Barbara Venturato; produzione: Surf Film, Dean Film, Luce Cinecittà, Rai Documentari; origine: Italia, 2024; durata: 90′.

Bellissimo docu-film. Nulla a che vedere con quello della figlia Chiara. Vorrei sapere se uscirà in DVD, oppure dove cercarlo. Potreste darmene notizia? Grazie