Festa di Roma: Segnali di vita di Leandro Picarella (Freestyle)

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Quanti sono i moti della terra? Siamo fatti di polvere di stelle? Secondo lei, i moti della luna influenzano gli esseri umani?  

Questa ed altre domande sono contenute in un questionario che il protagonista di Segnali di Vita si ritrova a somministrare alla popolazione di un paesino della Valle d’Aosta. 

Paolo Calcidese, protagonista del film, nella vita non è attore, ma ricercatore e responsabile della didattica e divulgazione presso l’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta. Il suo alter ego filmico è parimenti un ricercatore, si trasferisce per qualche mese nell’osservatorio di Lignan, piccolo villaggio situato in Valle D’Aosta per portare avanti le proprie ricerche scientifiche e sperimentare nuove tecnologie. A causa di un incidente tecnico, non può lavorare al suo progetto, e viene dirottato a portare avanti un lavoro di interviste presso la popolazione locale che indaga la questione delle misconcezioni che si hanno nei confronti della scienza. 

Il personaggio di Paolo, che riflette qualcosa del suo interprete e qualcos’altro del regista, Leandro Picarella,  vive una condizione di esilio volontario, nella quale cerca un po’ di sollievo da un esistenza caotica ed una relazione svanita. Inizialmente si mostra insofferente nei confronti dell’ignoranza degli abitanti del villaggio, le cui credenze credenze popolari e la cultura tradizionale cozzano contro la sua visione scettica e razionale, man mano che entra a contatto con i personaggi della comunità, comincia però ad assorbirne lo spirito e la sua iniziale ostilità si tramuta in sincero slancio divulgativo e ricerca di scambio con l’altro.

Il film è tutto qua. Si denota nello stile, piuttosto innovativo, una certa modernità: seppure ricalchi un approccio prettamente documentaristico, fatto di silenzi, momenti interlocutori, attori non professionisti, è apertamente dichiarata la costruzione narrativa, nei dialoghi e nelle situazioni. Questo non è né vuole essere un documentario, ravvisiamo piuttosto echi neorealistici, ma dal tono intenzionalmente più asettico e meno vibrante. 

Le parti che hanno valore documentaristico sono quelle riguardanti le interviste agli abitanti, alcuni di loro diventano anche protagonisti di piccoli episodi narrativi, delicati, ma anche ingenui nella loro ricerca di lirismo.

La vena di ingenuità è la stessa che incarna il messaggio del film, nobile ma denso di trappole quando si tratta di doverlo rappresentare, ed è riassumibile più o meno così: una personalità guidata da uno scetticismo scientifico, che man mano viene rimodellata dai pregiudizi che dovrebbe confutare, perché realizza che gli stessi pregiudizi hanno un significato più profondo, che hanno a che fare con l’umanità, la comunità, la necessità dell’altro.

Un’interessante trattazione musicale (Tomek Kolczynski) riesce a fondere sintetizzatori e sassofoni alle immagini di suggestivi panorami notturni e cieli stellati. 


Segnali di Vita – Regia: Leandro Picarella; fotografia: Andrea Josè di Pasquale; montaggio: Fabrizio Paterniti Martello; musiche: Tomek Kolczynski; produzione: Qoomoon, Rai Cinema; origine: Italia-Svizzera: durata: 105°

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