Festival del cinema tedesco (Roma 20-23 marzo 2025): Luigi Nono – Der Klang der Utopie di Thomas von Steinaecker

Thomas von Steinaecker (1977) è un intellettuale e artista multiforme. Saltò alla ribalta una ventina d’anni fa, per la precisione nel 2007, entrando nella short list del principale premio letterario tedesco, il Deutscher Buchpreis, con un romanzo intitolato Wallner beginnt zu fliegen (Wallner comincia a volare) e da allora si è cimentato nei campi più diversi: letteratura appunto, graphic novel, radiodrammi e saggi radiofonici, saggistica varia e documentari televisivi sui più disparati temi e soprattutto personaggi. I cinefili forse conosceranno quello uscito nel 2022 dedicato a Werner Herzog, intitolato Werner Herzog – Radical Dreamer. Da sempre uno dei temi privilegiati da Steinaecker è la musica, in particolare quella contemporanea (ma non solo), prova ne sia che nella sua filmografia troviamo mediometraggi o miniserie dedicati, in ordine di apparizione, a Karl Heinz Stockhausen (2009), John Cage (2012), Richard Strauss (2014), Ludwig van Beethoven (2016), Leonard Bernstein (2018), Arturo Toscanini e Wilhelm Furtwängler (2020), la musica elettronica (2021).

Non stupisce dunque che in occasione del centenario dalla nascita nel 2024, ARTE e lo Südwestfunk, uno dei più attivi e intraprendenti enti televisivi tedeschi, abbiano affidato proprio a von Steinaecker l’incarico di girare un documentario su uno dei più grandi compositori di musica contemporanea del secondo Novecento, ovvero Luigi Nono (1924-1990), musicista, peraltro, particolarmente amato in Germania, sia nella Germania Federale che in quella Democratica. D’altra parte, Nono fu come pochi altri musicisti italiani, uno dei principali animatori dei celeberrimi Corsi Estivi (Ferienkurse) di Darmstadt da cui sono passati tutti i grandi musicisti contemporanei.

Il documentario, anch’esso un mediometraggio (dura poco più di 50 minuti)  presenta un impianto estremamente tradizionale, costruito com’è in ordine cronologico, con una ricca messe di informazioni relative all’artista, con una serie di personaggi intervistati che hanno, a vario titolo, avuto a che fare con il musicista veneziano, e con il ricorso a materiale d’archivio sia di natura storica (pescati dagli Archivi di Darmstadt, dall’Archivio Nono e dall’Istituto Luce), sia appunto di natura monografica, ovvero dichiarazioni e interviste del musicista. Fra gli intervistati spiccano, quello che si può considerare il suo unico vero allievo, ovvero il notissimo musicista tedesco Helmut Lachenmann (1935), il direttore d’orchestra Ingo Metzmacher (1957) che collaborò con Nono dirigendo e incidendo alcune sue opere, la principale studiosa della sua opera Angela Ida De Benedictis, la vedova Nuria Schönberg Nono (la figlia di Arnold Schönberg, di cui Nono si sentiva a ragione il continuatore e l’erede), la figlia Serena Nono (attivamente impegnata nella conservazione della memoria del padre, tramite l’archivio che reca il suo nome e l’organizzazione di un festival annuale; l’altra figlia, Silvia Nono, ex compagna di Nanni Moretti, invece non si vede),  Thomas Steinfeld (1954), celebre saggista tedesco, divulgatore nonché esperto dell’Italia e infine la cantante americana Catherine Gayer (1937), protagonista di una delle opere più celebri di Nono, ovvero Intolleranza 1960, che nel 1961, diretta da Bruno Maderna al Teatro La Fenice, segnò un momento epocale (e controverso) nella rinegoziazione del teatro d’opera all’interno della musica contemporanea.

Ne risulta il quadro di un artista e intellettuale che fin dai suoi esordi ha inteso coniugare innovazione artistica e impegno politico, dedicando le sue opere maggiori ai diseredati del mondo, alle ingiustizie, non senza un afflato utopico (di qui il titolo del documentario:  “il suono dell’utopia”, appunto). Una speranza che ha finito, questo emerge verso la conclusione del documentario, per prosciugare le energie del musicista, sempre più incupito e sconfortato, che alla fine, pur consapevole dei propri problemi di salute, ha quasi inconsciamente deciso di dissiparsi, per poi morire a soli 66 anni, lasciando un vuoto incolmabile, che nelle parole di Metzmacher, viene paragonato all’improvvisa apertura di un cratere, parole pronunciata a distanza di più trent’anni dalla morte con un’espressione incapace di nascondere un’autentica emozione, sicuramente uno dei momenti più alti del film. A fungere da controcanto al ritratto di Nono, molte immagini di Venezia, dove ha vissuto, è morto ed è sepolto (accanto a Igor Stravinski e Ezra Pound), non prive di una marcata estetizzazione.

La principale lacuna del film è l’assoluta mancanza di voci di musicisti o più in generale di artisti contemporanei, gli intervistati sono tutti molto avanti con gli anni, la più giovane è la figlia che ha pur sempre 60 anni. C’è da domandarsi se questa sia una scelta drammaturgica del regista o se oggi invece si faccia fatica a trovare qualcuno, fra i contemporanei, che sia in grado di parlare dell’eredità lasciata da Luigi Nono, musicista d’avanguardia e intellettuale impegnato.


Luigi Nono – Der Klang der Utopie – Regia e sceneggiatura: Thomas von Steinaecker; fotografia: Wiebke Pöpel, Sve-Jakob Engelmann, Christian Zecha; montaggio: Volker Schaner; interpreti: Ingo Metzmacher, Helmut Lachenamann, Catherine Gayer, Serena Nono, Nuria Schönberg Nono, Angela Ida De Benedictis, Thomad Steinfeld; produzione: SWR, Arte; origine: Germania,2024; durata:  52 minuti.

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