Festival di Cannes (13 maggio – 24 maggio 2025): Ciudad sin sueños di Guillermo Galoe (Semaine de la Critique)

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Curioso che nell’arco di un paio di settimane si siano visti due film spagnoli ambientati entrambi in due vicine e pur lontanissime baraccopoli (chiamatele favelas oppure bidonville), una alla periferia di Barcellona (Torre Báro) in El 47 e una alla periferia di Madrid che si chiama Cañada Real e che, a quanto sembra, è la bidonville più grande d’Europa. In questo luogo/non luogo è ambientato Ciudad sin sueño, presentato a Cannes alla Settimana della Critica, dove ha ricevuto anche un premio, il cosiddetto SACD (ovvero il Premio della Société des auteurs et compositeurs dramatiques). Ciudad sin sueño  (tit. internazionale: Sleepless City) , titolo che in spagnolo può essere solo ambiguo visto che sueño notoriamente significa sia sonno che sogno, è il primo lungometraggio di Guillermo Galoe (1985) e anche il suo primo film di finzione. Finzione? Parliamone, perché, al di là di una linea di plot che è la separazione fra due amici che hanno vissuto fino ad allora nella bidonville, la grandissima parte del film, interpretato, peraltro, dagli stessi abitanti di Cañada Real, è una rappresentazione in larga parte documentaristica delle condizioni di vita delle persone che vi abitano (d’altra parte Galoe ha frequentato/studiato la baraccopoli per più di cinque anni e più in generale nelle sue dichiarazioni sostiene che non ci sia poi una netta distinzione fra la finzione e il documentario). Quel che un po’ manca, per essere a tutti gli effetti considerato un ‘opera di finzione, in questo film formalmente assai pregevole, è un vero conflitto, una controparte, una tensione drammatica e drammaturgica, e il film soffre di troppi tempi morti, troppe ripetizioni.

L’unico dramma, se così lo vogliamo chiamare è la dialettica fra permanenza/autenticità e fuga/omologazione che tanto sarebbe piaciuta a Pasolini. È il nonno del protagonista Toni colui che con maggior fierezza rivendica la pervicace volontà di restare in questo luogo per tanti aspetti caotico, degradato e irredimibile; restarvi rappresenta l’ unica garanzia per il mantenimento di un’autonomia anche morale rispetto alle spire del capitalismo che stritola.

Il film non è solamente pasoliniano ma in qualche misura anche rosselliniano nella scelta di raccontare quasi tutta la vicenda dal punto di vista spaurito, offeso, curioso, ferito di Toni (forse dato il degrado, i cumuli di macerie viene in mente Germania anno zero) che con l’amico Bilal (prima della separazione) sviluppa, attraverso il cellulare, una serie di immagini, fortemente straniate per l’uso di filtri che virano sul rosso e sul viola, in grado di costituire una sorta di controcanto alla desolazione delle immagini della baraccopoli.  Queste immagini, oltre ai magici racconti della nonna, finiscono in realtà per costituire una dimensione davvero onirica, ciò che contraddice anche il dettato del titolo: anche in un mondo come questo è possibile sognare, è possibile provare a concepire, anche solo grazie all’immaginazione, un universo altro. La conclusione del film, con un lunghissimo camera car all’indietro, frammisto alle immagini di cui sopra riprese a beneficio dell’amico sono di struggente bellezza e quasi di sapore nostalgico, anche perché l’abbandono della bidonville non significa affatto un miglioramento della qualità della vita, l’appartamento in cui la famiglia andrà ad abitare, con grande disappunto del nonno, è un casermone altrettanto se non più disumanizzante della bidonville, dove quanto meno c’era un qualche senso di comunità, anche se il nonno, commerciante di rottami, viene a più riprese emarginato e infamato. Ma alla fine non è questo, emarginazione ed esclusione, che al regista interessa più di tanto.


Ciudad sin sueños  (Sleepless City ) – Regia: Guillermo Galoe; sceneggiatura: Guillermo Galoe, Victor Alonso-Berbel; fotografia: Rui Poças; montaggio: Victoria Lammers; interpreti: Fernández Gabarre, Bilal Sedraoui, Fernández Silva; produzione: BTeam Productions, Sintagma Films, Buenapinta Media, Encanta Films, Les Valseurs, Tournello Visions; origine: Spagna/ Francia, 2025; durata: 97 minuti.

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