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Voto
L’Aventura è, tutto sommato, un film respingente: bambini che piangono, adolescenti che si lamentano, genitori che vivono lo stress della vacanza come un’inevitabile sofferenza e con rassegnazione, ma che in qualche modo ne traggono anche un curioso divertimento. Dettagli di gesti che si inseriscono tra conversazioni insignificanti, protratte a lungo, lasciate fluttuare senza meta.
Nel film precedente di Sophie Letourneur, la vacanza era ambientata in Sicilia, stavolta siamo in Sardegna, ma l’approccio, formale e non, è sempre lo stesso. Se in Voyages en Italie (2022) veniva messa in scena la realtà quotidiana di una coppia, qui è la volta di un gruppo familiare. Basandosi su registrazioni di una vera vacanza fatta dalla regista con la sua famiglia, L’Aventure prosegue nel tentativo di esplorare la quotidianità, fin troppo banale, fin troppo insignificante. Soffermarsi su di essa, mettere in scena dialoghi futili, alla ricerca di qualche lampo di luminosa autenticità.
Abbiamo quindi una madre e una figlia adolescente che vivono una relazione fatta di complicità, ma anche di scontro; un padre (Philippe Katerine) che viene per lo più affettuosamente deriso dalle due, ed un figlio piccolo che piange e si lamenta, come è tipico della sua età. L’insistenza delle discussioni – richieste di andare in bagno, giochi di parole che ruotano ossessivamente intorno a “cacca”, “pee-pee” – si fanno via via più snervanti. I racconti sono spesso temporalmente sfasati rispetto agli eventi: la famiglia ricorda e commenta episodi precedenti, che vengono poi messi in scena in un gioco di piani temporali originale e molto fluido.
Dopo circa metà film, dopo quindi circa un’ora di esasperante visione, comincia a emergere il significato dell’operazione: gli episodi, i racconti e le memorie si affastellano e cominciano a comporre un mosaico di ricordi anche nello spettatore che, senza nemmeno rendersene conto, quasi per disperazione, sente nascere dentro di sé un trasporto affettuoso nei confronti di una famiglia che non ha nulla di speciale da dire. È sempre in quel punto che compare una sequenza anomala: una lunga carrellata laterale, accompagnata da musica leggermente barocca. Da lì in poi, L’Aventure sembra iniziare a convogliare i suoi significati con maggiore chiarezza. Ci si abitua alle alternanze temporali del montaggio, agli strani dettagli messi in evidenza. Si comincia a comprendere perché veniamo sottoposti a estenuanti conversazioni con i due figli – conversazioni che risultano inevitabilmente esasperanti, ma che rappresentano anche, come dice la stessa regista, un “donarsi” da parte dei due genitori.
Ed è vero, sì, che questa non è una vacanza che permetterà alla coppia di rilassarsi: è fatta di disagi, spostamenti, cambi di programma, e due figli da gestire. Ma è quando madre e figlia ricordano episodi della vacanza che comprendiamo il significato del titolo: le vacanze, per una famiglia, non sono mai realmente tali, ma più precisamente sono un’avventura. Nel bene e nel male.
Per capire questo film, però, è necessario soffermarsi anche sul suo processo di realizzazione. La regista in precedenza ha studiato ed elaborato tecniche di scrittura attraverso la creazione di montaggi sonori. In seguito, ha cominciato a realizzare film per il cinema, spesso da una prospettiva autobiografica, L’Aventure è infatti il secondo capitolo di una trilogia tutta autobiografica. Sophie Loteurneur non lavora sull’immagine come fonte di suggestione, bensì sul suono, sull’audio, sulla voce. Ha dichiarato che in fase di montaggio spesso non guarda nemmeno le immagini, ma si lascia guidare dal flusso dei dialoghi per coglierne la musicalità e il ritmo. Questo approccio apre senza dubbio una gamma espressiva inedita. Ed è unicamente per il suo valore di ricerca che possiamo apprezzarlo. Purtroppo, però, il cinema dovrebbe, a parere di chi scrive, anche suggerire, affascinare, distillare e lasciare un’impressione profonda, cosa che questo film, semplicemente, non fa. Chissà che la sperimentazione della Loteurneur non possa, un giorno, ottenere un risultato dal valore più significativo.
L’Aventura – Regia e sceneggiatura: Sophie Letourneur; fotografia: Jonathan Ricquebourg; montaggio: Sophie Letourneur; suono in presa diretta: Charlotte Comte, Carole Verner, Laure Arto; interpreti: Philippe Katerine, Sophie Letourneur, Bérénice Vernet, Esteban Melero; produzione: Atelelier de Producution, Tourne films in collaborazione con Sacré Vendredi Productions; origine: Francia, 2025; durata: 108 minuti.
