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Originario della città di Recife, il regista pernambucano Kleber Mendonça Filho, ha alle spalle non solo una notevole carriera di giornalista e critico cinematografico, ma si è fatto conoscere anche per i suoi documentari e per aver fondato una propria casa di produzione che sostiene e finanzia soprattutto opere sperimentali di altri autori. Non ne parliamo inutilmente visto che il suo nuovo film O agente secreto, un thriller storico e politico insieme, ripropone e assomma in sé tutti questi diversi interessi.
Siamo nel Brasile dell’anno 1977 durante la dittatura militare, tristemente conosciuta come il regime dei Gorillas. Marcelo/Armando (Wagner Moura), un ingegnere che insegna e fa ricerca all’università torna dopo anni alla nativa città di Recife in concomitanza con il carnevale per ritrovare il figlio, ma in realtà è in cerca di un posto sicuro dove eludere la minaccia del pericoloso e potente imprenditore Ghirotti, un criminale che, con l’appoggio d’istituzioni corrotte, agisce e si vendica a suo piacimento. Mendonça Filho costruisce attorno alle vicende di Marcelo una storia-cornice nella quale due giovani ragazze oggi in Brasile ascoltano obsoleti nastri di registrazioni sugli anni della dittatura in un archivio centrale.
A metà strada fra la satira e la parodia, già dalla sequenza iniziale, capiamo che Recife offre la stessa sicurezza pubblica dell’America di Non è un paese per vecchi (2007) dei Fratelli Coen. L’auto di Marcelo si ferma nel piazzale di un benzinaio e seguendo lo sguardo del protagonista vediamo al centro di un vasto areale qualcosa che si rivela essere il corpo morto di un ladro di benzina, a cui hanno sparato, malamente coperto da cartoni, e ormai in stato di putrefazione. Alla domanda di Marcelo se le forze dell’ordine siano state avvisate, il benzinaio risponde che la polizia non ha ancora avuto il tempo di occuparsene. Sennonché proprio in quel mentre arrivano con tutta calma due poliziotti che però, invece di occuparsi del cadavere come dovrebbero, se la prendono con il nostro protagonista, finché questo non gli sgancia, come fosse una mazzetta, un pacchetto di sigarette. Strani ritrovamenti di membra umane nella pancia di uno squalo e notizie di femminicidi si succedono per tutta la narrazione, e le loro macabre foto pubblicate sui giornali e sui rotocalchi locali, accompagnano quelle dell’uscita nei cinema del film Lo squalo (1975) di Steven Spielberg. Molto presto sulle tracce di Marcelo, rifugiatosi nel frattempo nel cinema del suocero e nella dimora di Dona Sebastiana, arrivano in città due killer, e per il nostro ingegnere la situazione si fa bollente.

Le sequenze girate all’interno del cinema e della sala di proiezione sono una ripresa da un precedente documentario del cineasta brasiliano, intitolato Retratos Fantasmas, realizzato e presentato proprio a Cannes nella sezione Special Screening del 2023 e che si occupava degli ormai scomparsi cinema-teatro nella regione brasiliana della sua infanzia, una delle passioni giornalistiche del regista.
Si è parlato di un complesso lavoro di post-produzione e montaggio durato ben otto lunghi mesi per arrivare alla stesura definitiva di O agente secreto, che rimane nelle sue due ore e mezzo di lunghezza, comunque un’opera molto complessa e articolata. Il film, infatti, è caratterizzato da una suddivisione in capitoli che cerca di dare un ordine e un filo conduttore ai tanti intermezzi, parentesi ed ellissi narrative che incontriamo nella trama e che in apparenza non portano veramente avanti la narrazione in modo tradizionale. Così ad esempio la sequenza, con il cameo del celebre attore tedesco Udo Kier (Hans nel film), in versione di un sarto-vittima di torture naziste, ha probabilmente lo scopo, o almeno così pensiamo di interpretarla, di ricreare un parallelo fra due brutali dittature susseguitesi nel secolo scorso.
Dopo i turbolenti anni di governo di Jair Bolsonaro, non è difficile voler intravedere un parallelo con questo periodo, fortunatamente ormai trascorso, con i tristi anni Settanta e la fase della dittatura militare. La stessa operazione di Kleber Mendonça Filho era stata compiuta di recente, com’è noto, anche da un altro grande regista brasiliano, Walter Salles, che aveva ottimamente rivisitato la drammatica situazione di insicurezza a cui erano esposti gli intellettuali del tempo in Io sono ancora qui.
O agente secreto (The Secret Agent) – Regia e sceneggiatura: Kleber Mendonça Filho; fotografia: Evgenia Alexandrova; montaggio: Matheus Farias, Eduardo Serrano; musiche: Mateus Alves, Tomaz Alves Souza; scenografia: Thales Junqueira; interpreti: Wagner Moura, Alice Carvalho, Carlos Francisco, Gabriel Leone, Hermila Guedes, Igor Araújo Falcão, Kaiony Venâncio, Laura Lufési, Maria Fernanda Cândido, Martins Italo, Robério Diogenes, Roney Villela, Udo Kier; produzione: CinemaScópio, mk2 films, One Two Films, Lemming Film; origine: Brasile/Francia/Germania/Olanda, 2025; durata: 158 minuti.
