Cannes a Roma mon amour! (Roma, 7-13 luglio 2025): Partir un jour di Amélie Bonnin

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Con la commedia musicale Partir un jour realizzata da Amélie Bonnin si era aperta la passata edizione del Festival di Cannes 2025. Che il film di apertura (Fuori Concorso) debba essere necessariamente francese sembra diventato un must da molti anni, per la banale ragione che esce in contemporanea anche nelle sale francesi. E preferibilmente, se possibile, meglio ancora se è stato realizzato da una donna. Un debutto sulla Croisette quindi decisamente prestigioso –  forse anche troppo visto il risultato – per la giovane regista vincitrice di un César nel 2023 con il suo primo corto dallo stesso titolo e che ora, come molti esordienti con un premio in mano, ha potuto facilmente trovare i finanziamenti per trasformarlo in un progetto più lungo. Inoltre, Amélie Bonnin ha realizzato nel 2023 tre degli episodi della simpatica e ben riuscita serie televisiva Parlement.

Ma vediamo in breve la trama. L’aspirante cuoca tre stelle Cécile (Juliette Armanet) si ritrova costretta a lasciare all’improvviso Parigi e il suo fidanzato e collaboratore Sofiane (Tewfik Jallab) per tornare  al paese della sua infanzia, in periferia, a causa dei problemi di salute del padre, reduce da un terzo infarto. La passione per la cucina Cécile l’ha ereditata da lui, standogli accanto ai fornelli nel posto di ristoro dell’hotel di famiglia situato lungo l’autostrada e sosta di passaggio preferita da camionisti in viaggio, dove sempre vige il buon umore ed il cameratismo. Il suo sogno di aprire al più presto un ristorante di haute cousine dovrà attendere quindi ancora qualche giorno, mentre nel frattempo, Cécile sarà obbligata a riconsiderare molte delle decisioni prese fino ad ora sulla sua carriera. Anche perché la donna non ha fatto i conti con la testardaggine, o meglio l’amore, del padre per il suo lavoro, e nemmeno con il riaccendersi dei sentimenti provati per la sua fiamma di gioventù Raphaël (Bastien Bouillon), che ritrova e riprende a frequentare.

Un film molto francese sia nei temi che nella realizzazione e forse proprio per questo, verrebbe da aggiungere, forse un po’ scontato già in partenza. La cucina casalinga va a braccetto con la provincia, l’alta cucina con la capitale Parigi. Anche fra padre e figlia la discussione principale riprende quest’antitesi innegabile ed esistente fra tradizione e creatività artistica che ha luogo in due aree geograficamente lontane e agli opposti come lo sono una metropoli e un paesino. Spesso le battute fra i protagonisti rimangono legate a questa dicotomia di pensiero e risultati di carriera. Raphäel, rimasto al paese, è per questo la figura più tradizionale fra i due protagonisti incarnando un meccanico, sposato con un figlio, con l’hobby per i rally motociclistici e che rimpiange la partenza di Cécile non solo per il passato romantico che quest’ultima gli ricorda, ma perché partendo si è portata via le aspirazioni che forse lui stesso aveva. Esemplare per la commedia rimane la scena-ricordo della pista di pattinaggio sul ghiaccio dove i due tornano a rivivere il momento più importante della loro antica storia d’amore.

Il film cerca di risultare, con la sua leggerezza, conforme all’importante tradizione della commedia francese, riuscendoci solo in parte. La sceneggiatura non è una macchina ad orologeria perfetta ma, tutto sommato funziona. Il cast di attori tutti bravi, a partire naturalmente da Juliette Armanet, cantante e cantautrice lei stessa, senza però dimenticare Dominique Blanc della Comédie Française nel ruolo della madre Fanfan, che sogna da anni vacanze in camper per l’Italia, e l’attore comico François Rollin in quello del padre mai stanco dell’odore di bistecca e patatine fritte.

La musica è un misto di pezzi famosi e orecchiabili con testi riscritti per rientrare nel tema del racconto e che vanno da Alors on dance di Stromae dell’inizio fino all’adattamento in versione francese di Parole parole di Mina. Bisogna dire che se alcune scene musicali funzionano, perché ben mimate e integrate nella sceneggiatura, altre invece riescono un po’ forzate e superflue. Specialmente quelle che intendono ricreare il clima di affiatamento amichevole di una passata gioventù. Insomma per aprire un Festival come Cannes, ci si poteva, anzi ci si doveva, aspettare di meglio rispetto a questa commediola amabile ma abbastanza inoffensif.


Partir un jour (Partire un giorno) – Regia: Amélie Bonnin; sceneggiatura: Amélie Bonnin, Dimitri Lucas; fotografia: David Cailley; montaggio: Héloïse Pelloquet; scenografia: Chloé Cambournac; interpreti: Juliette Armanet, Bastien Bouillon, François Rollin, Dominique Blanc; produzione: Topshot Films, Les Films du Worso; origine: Francia, 2025; durata: 94 minuti;  distribuzione: Fandango.

 

 

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