Festival di Locarno 2024 (Concorso): Cent mille milliards (100’000’000’000’000) di Virgil Vernier e Transamazonia di Pia Marais

La conferenza stampa di Cent mille milliards

Cent mille milliards (100’000’000’000’000) è il terzo lungometraggio di Virgil Vernier, una nuova voce del cinema francese, che era già stato selezionato a Locarno nel 2018  con  Sophia Antipolis per la sezione “Cineasti del presente”.
Il film racconta di Afine (Zakaria Bouti), un prostituto di 18 anni, che durante il periodo natalizio incontra la sua cliente Vesna (Mina Gajovic), la baby-sitter di Julia (Victoire Kong), una dodicenne in vacanza dal collegio. Quest’ultima passa tutta una notte a raccontargli di palazzi, castelli, diamanti e di tutto l’oro che aveva visto. Afine ascolta senza dire una parola, affascinato da tutte quelle cose di cui non aveva mai sentito parlare. E di cosa succede dopo la morte.
Il film inizia con il protagonista e i suoi amici, anche loro “sex workers”, che fanno piani per i loro introiti futuri, e grazie a Julia, all’ambientazione di una Monaco Natalizia e all’isola di cui la ragazza continua a raccontare le bellezze, assume uno stile narrativo e fiabesco nel denunziare il capitalismo di oggi nel mondo.
Il regista Virgil Vernier ha spiegato che, a differenza del passato, questa volta ha focalizzato la narrazione direttamente sui personaggi, seguendo un filo emotivo lineare. Infatti, i tre attori protagonisti erano al loro primo lungometraggio, e così hanno raccontato la loro esperienza.

Zakaria Bouti

Zakaria Bouti: ho incontrato Virgil Vernier in un disco bar di Marsiglia, mi ha avvicinato dicendomi, che gli ricordavo il personaggio del film che stava scrivendo. L’idea mi è piaciuta e da lì abbiamo “creato insieme” il personaggio, sviluppandolo man mano, anche grazie all’improvvisazione durante il lavoro.

Victoire Kong: è stata la mia prima volta in un film. Ho fatto il casting, perché ho visto una pubblicità sui social. La scena più complicata è stata per me quella dove camminavamo verso il  mare, … l’abbiamo dovuta rifare a causa delle mie scarpe rosse, che alla prima ripresa ne sono uscite rovinate, ma girare in quelle location marine è stato davvero incredibile.
Mina Gajovic: anche per me è stato il mio primo lungometraggio, le mie esperienze precedenti dietro la macchina da presa erano in dei cortometraggi. Ho partecipato a un casting tradizionale, e anche se avevo uno stile di recitazione completamente diverso dal personaggio scritto da Virgil, mi ha selezionata. Sono molto grata per questa bellissima esperienza, dove abbiamo lavorato come un gruppo solo.

 

Virgil Vernier: fin dal mio primo lungometraggio, mi è interessato sempre comunicare un’espressione politica, e fare delle opere che possano emozionare non solo gli attori, ma anche il pubblico. Ho un sistema, forse, molto scolastico e meno basato sull’estetica che però vuole essere una dichiarazione d’amore a tutti coloro che mi hanno donato il loro tempo e il loro sostegno. E sono contento di poter presentare il mio film qui a Locarno perché ho l’impressione che sia il pubblico più grande e migliore a cui mostrarlo.
Il titolo Cent mille milliards fa pensare all’infinito… Afine, il protagonista, dice una serie di cifre che può essere infinita… potrebbero essere un’ opportunità per il futuro o quell’oro scintillante di cui parlava Julia? Non lo sapremo mai.
Il film ha un’ottima fotografia e ambientazione, esplora i luoghi ricchi di Monaco, rivelando man mano i personaggi, dei giovani che vendono se stessi in un luogo dove il lavoro non c’è più, e che fanno gruppo per darsi man forte. Sono fatalisti, non pensano al futuro, ma al problema che quando invecchieranno non potranno più usare il loro corpo come strumento di lavoro.
Abbiamo a che fare con un’opera di denuncia di un mondo che non esiste più per gli altri, ma solo per i ricchi, perché tra la gente povera c’è disperazione e solitudine. Quindi, può essere letto anche come una sorta di documentario, girato in parte in 16 mm, per rendere più magica l’atmosfera, che oltre ad essere sfarzosa e natalizia, è anche rivolta a mostrare l’edilizia. Vediamo diverse inquadrature con gru e cantieri, dove gli operai sono intenti a costruire nuovi palazzi in una città già ricca e grande. È una continua ricerca all’opulenza, ma nel frattempo si vuole anche cercare un rifugio lontano da tutto, nell’isola di Julia, un luogo che ricorda i racconti in stile Le Mille e una Notte, un mondo onirico che è la via di fuga dalla realtà.

La regista e i protagonisti di Transamazonia

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche la scrittrice e regista di origine sudafricana e svedese Pia Marais non è nuova al palco di Locarno dato che il suo secondo film Alter von Ellen era stato in Concorso nel 2010.
In occasione della presentazione di Transamazonia, suo quarto lungometraggio, Pia Marais ha dichiarato: è un momento questo per me molto emozionante. Grazie a tutti coloro che hanno permesso la realizzazione del mio film, ai miei tanti produttori e a chi ha partecipato alla sua lavorazione. Grazie alle varie tribù del Brasile e a chi ci ha supportato, senza di loro non avrei potuto fare il film. Grazie a chi mi ha aiutato in questo progetto, a chi è stato con me nella Foresta Amazzonica, ai costumisti, agli effetti speciali e a chi ha condiviso la vita con me, aiutandomi con la comunicazione in lingue che non conoscevo e in molti altri modi.
La storia, ispirata da un libro che la regista aveva letto anni addietro, racconta di Rebecca (Helena Zengel), figlia di un missionario (Jeremy Xido), che è stata l’unica superstite di un incidente aereo. In questo clima mistico di credenze e religione, Rebecca viene etichettata come “miracolata”. Ma non solo è stata salvata, ma a sua volta riesce a guarire le persone. Il padre pentecostale aveva occupato una ex chiesa battista abbandonata dai missionari precedenti, creando il centro per queste guarigioni miracolose e il punto di partenza per evangelizzare le tribù locali. Quando la terra degli indigeni viene invasa dai taglialegna abusivi, il padre prova a placare il conflitto offrendo i servigi di sua figlia per aiutare la moglie di uno dei capi degli invasori. Nel proseguo del film scopriremo molti segreti di famiglia, e che tutte le azioni sono una goccia nell’oceano, e non ancora la risoluzione definitiva.
In questo lungometraggio, Pia Marais ha fatto lavorare insieme attori professionisti con persone del luogo che ovviamente erano alla loro prima esperienza. Di conseguenza ha dovuto capire come gestire le situazioni quando persone meravigliose ma diverse devono collaborare tra loro.
Alla domanda come abbia scelto le location per le riprese, ha risposto: la produzione tedesca Pandora mi ha mandato una guida brasiliana, che mi potesse spiegare la storia e le origini dei conflitti nel paese, e tutto ciò mi è stato molto utile. Abbiamo viaggiato insieme per studiare dove fare le riprese. È stato molto impressionante, e ho capito che ci fosse in gioco qualcosa di più complesso rispetto a ciò che immaginavo dalla mia prima sceneggiatura. Ho lavorato così per molto tempo a Transamazonia, per fare in modo le mie impressioni potessero emergere nella maniera migliore.

Oltre ad un paesaggio mozzafiato, Transamazonia ha uno stile narrativo molto complesso. La regista mescola magistralmente la politica con una narrazione avventurosa, e il miracolismo religioso. Vediamo subito lo scontro tra uomini che dimostrano tutto il loro egoismo e le tribù che vivevano la loro vita senza dare fastidio a nessuno. Incontriamo figure molto diverse, amici, familiari, conoscenti e ci rendiamo conto come la complessità delle relazioni non può essere fermata come quella tra padre e figlia. Un film interessante, insomma, in cui nulla è scontato.

Infine, alla regista è stato chiesto quanto è importante che la ragazza faccia miracoli e se lei crede ai miracoli.
Pia Marais:  anche se, personalmente, non è stato facile nel mio caso, ho cercato di comprendere chi viene da un background religioso. Io credo in certe cose, che magari ho trasferito nel film, ma immagino che non sia importante credere o meno nei miracoli, ma viceversa vedere come la protagonista abbia dei ripensamenti. Dunque, che ci io creda o meno, il fatto fondamentale è quello che il film esista – e questo è già un miracolo!

Foto della serata e della conferenza stampa Stéphanie-Linda Maserin

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