
Der Spatz im Kamin (Il passero nel camino), unico film di produzione totalmente svizzera in Concorso a Locarno, è il terzo lungometraggio del regista e sceneggiatore Ramon Zürcher. Si può dire che concluda così una trilogia di drammi sulla famiglia e le sue disfunzioni, iniziata con Das merkwürdige Kätzchen (Lo strano piccolo gatto, 2013) e continuata con Das Mädchen und die Spinne (La ragazza e il ragno, 2021). Al regista si è chiesto com’è nata l’idea di questa trilogia.
Ramon Zürcher: Quando nel 2011 ho iniziato a scrivere sceneggiature, non avevo ancora l’idea di una trilogia sulle famiglie disfunzionali, ma poi tagliando e cambiando il primo film, c’era ancora molto da raccontare.
Il fratello gemello Silvan Zürcher, produttore del film, ha aggiunto: Ho studiato produzione e sceneggiatura a Berlino, e ho deciso di fare il produttore, anche se ho partecipato come regista e cosceneggiatore in questo e altri film. Il lavoro con mio fratello è molto dinamico, perché pensiamo insieme.”.
È stato chiesto ancora ai gemelli Zürcher se il loro fosse un lavoro autobiografico. Hanno risposto, che per loro si è trattato di un film molto personale, alcune figure sono reali, altre di finzione, ma le emozioni e i sentimenti li rappresentano lo stesso. Anche loro hanno una grande famiglia con molti animali, quindi almeno questa parte è più autobiografica.
Silvan Zürcher: Abbiamo deciso insieme come creare fratelli e sorelle con un potenziale distruttivo per questa famiglia… forse anche questa costruzione un po’ ci rappresenta.
Il complesso della famiglia era elemento fondamentale in Der Spatz im Kamin, non solo l’attrice protagonista Karen (Maren Eggert), sua sorella Jule (Britta Hammenstein) o la sua figlia adolescente (Lea Zoe Voss), ogni figura del copione doveva risaltare e far scoprire l’importanza di stare insieme in famiglia.
Maren Eggert ha precisato, che per i dialoghi hanno improvvisato molto in rapporto alle situazioni che si venivano a creare. È stato un film molto spontanteo, di modo che si potesse mostrare l’umanità della situazione.

La storia inizia con una liberazione, quella di Karen (Maren Eggert) che fa volar via un passerotto intrappolato nel suo camino. La casa, abitata da lei con il marito Markus e due dei tre figli, la maggiore è andata a studiare lontano, si ripopola con il resto della famiglia per il compleanno del coniuge. Come nei film precedenti Ramon Zürcher ambienta la sua storia tra le mura domestiche, in questo caso di una casa dove aleggiano i cupi ricordi della madre defunta, e ancora l’ordine imposto da quest’ultima. Appena arrivata, la sorella Jule inizierà a creare squilibrio e agitazione nella routine di Karen, alimentando le sue preoccupazioni. I vecchi cimeli materni vengono distrutti, lasciando i primi spazi al rinnovamento.
Il cambiamento della famiglia è tutto concentrato in un weekend e include tutti i personaggi, compresi quelle rappresentati dai vari animali in scena. Come il passero volato in cielo felice per essere stato “scarcerato” dal camino, anche Karen verrà liberata dalle proprie oppressioni. Infatti, scopriamo che la donna è attratta dalla sua vicina di casa, ma questa omosessualità sopita le ha fatto sviluppare un grande senso di colpa. Ma la libertà non si concentra solo sull’amore, ma anche sul peso dei rapporti domestici dato che la famiglia è vista come un recinto tossico, che non lascia spazio per mostrare la propria individualità. Alla fine, la liberazione per tutti i personaggi avviene tramite il fuoco – perché sì il fuoco distrugge la casa, ma dopo la distruzione si può diventare altro.
Sempre in Concorso è il secondo lungometraggio del regista lituano Laurynas Bareiša Seses (Drowning Dry) che con Pilgrims (2021) aveva vinto la Sezione “Orizzonti” alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia.
L’idea di girare questo film gli è venuta a causa di una tragedia sfiorata in famiglia; è stato il suo modo per esorcizzare quell’evento. la pressione.
Laurynas Bareiša: ho diviso me stesso nei quattro personaggi adulti, interpretati dagli attori Gelminė Glemžaitė, Agnė Kaktaitė, Giedrius Kiela, Paulius Markevičiusper, per dare una diversa prospettiva a ciascuno, cercando di capire come fargli agire in ogni momento mentre affrontavano una tragedia. Cosa succede a mia moglie? Come agisco a riguardo? Ho voluto rispondere a queste domande, mostrando come si tende ad avere una paura soffocante e a cercare di diventare più protettivi per allontare i figli dai pericoli. Ero sempre in movimento per girare il film, alla fine avevamo tre o quattro versioni delle stesse scene, il che si è rivelato molto utile.
Mentre la produttrice Klementina Remeikaitė, alla domanda com’è stato lavorare con un regista dalla visione così determinata, ha risposta parlando di amicizia anziché di denaro: sì, come professionista so bene che i produttori raccolgono il budget per fare il film, ma noi siamo amici dai tempi della scuola di Cinema, infatti la casa di produzione si chiama Afterschool, e i nostri lavori insieme sono sempre stati basati sull’amicizia e sulla onesta constatazione: “questo è il budget e cerchiamo di fare il nostro meglio con ciò che abbiamo a disposizione.
La storia racconta di una vacanza estiva che si trasforma in un dramma: Ernesta (Gelminė Glemžaitė), suo marito Lukas (Paulius Markevičiusper), combattente di arti marziali e loro figlio vanno a stare in una casa sul lago con la sorella Juste (Agnė Kaktaitė) e la famiglia di lei. La calma delle vacanze è spezzata dal quasi affogamento della figlia di Juste e la corsa in ambulanza. A un certo punto ci troviamo con le due sorelle, diventate madri single, che cercano di andare avanti con le proprie vite. Cosa sia successo lo scopriremo più avanti, perché il regista continua a portarci avanti e indietro nei ricordi delle due donne, evidenziando i vari modi di affrontare il trauma. Un film che ha dunque molti momenti di transizione calcolati, e ripetizioni su ripetizioni di memorie connesse tra loro. Infatti, Bareiša ha confermato questa impressione, raccontando che le riletture delle scene, servono a scavare più a fondo e vedere le situazioni da un altro punto di vista.
Verso la fine del film vediamo finalmente l’incidente di cui si parlava, e ci si chiede, perché mostrarlo ora? Era davvero necessario?
Nonostante la tragedia che porta sullo schermo, Seses non vuole, dunque, enfatizzare il momento della morte bensì tratta su come andare avanti nella vita dopo il lutto malgrado la morte. Insomma, anche nella vita “The Show Must Go On”.
Foto della serata Stéphanie-Linda Maserin
