Festival di Locarno 2024: Leopard Club Award a Irène Jacob – Concorso “Cineasti del Presente”: Lesson Learned di Bálint Szimler e Les Enfants Rouges di Lotfi Achour

Trois couleurs : Rouge | Les deux scènes
Trois Couleurs: Rouge

Venerdì 9 in Piazza Grande è stata premiata con il Leopard Club Award l’attrice franco-svizzera Irène Jacob. Oltre che cantante, musicista, autrice-sceneggiatrice di opere teatrali e molto altro, ha iniziato la sua carriera con Arrivederci ragazzi (1987) di Louis Malle e ha interpretato film come: La double vie de Véronique (1991) e Trois Couleurs: Rouge (1994, ripresentato in Piazza) di Krzysztof Kieślowski, Othello (1995) di Oliver Parker, Al di là delle nuvole (1995) di Michelangelo Antonioni, U.S. Marshals (1998) di Stuart Baird e più di recente Rendez-vous avec Pol Pot (2024) di Rithy Panh  e Shikun (2024) di Amos Gitai.

Al pubblico della Piazza ha dichiarato: per me questo è un sogno che diventa realtà. Quando ero giovane dicevo di voler fare questo mestiere per 420 anni, ora so che non è possibile. È già 30 anni che faccio l’attrice divertendomi e giocando con le emozioni, e spero di farlo per almeno altri 30. Ringrazio il Leopard Club che sostiene questo festival meraviglioso. Siccome volevo godermi il momento del Locarno Film Festival, sono venuta in macchina con mio figlio, un viaggio on the road percorrendo un po’ tutto il Canton Ticino, che ha dei posti stupendi. Sono onorata di fare parte della famiglia del cinema di Locarno e questo Leopardo che ringhia, mostra proprio l’amore per la vita e per il cinema.

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Con Fekete Pont (Lesson Learned) di Bálint Szimler si è aperto anche il Concorso “Cineasti del Presente”. Il film che inizia con la cerimonia d’apertura di un anno scolastico, racconta e incrocia due storie diverse: quella di una giovane insegnante Juci (Anna Mészöly), che prova a portare dei cambiamenti in una scuola caratterizzata da metodi didattici arcaici; e quella del bambino Palkó (Paul Mátis), trasferitosi in Ungheria da Berlino, che non riesce ad adattarsi ad un sistema educativo dalle regole molto severe.   

Al suo debutto nel lungometraggio di finzione, Bálint Szimler, ci trasmette due punti di vista diversi  e insieme degli ottimi punti di riflessione sulla realtà scolastica del suo paese d’origine. Vediamo il punto di vista dello studente Palkó, che ha un comportamento diverso dagli altri suoi compagni: indossa capi d’abbigliamento “scorretti” alle lezioni di ginnastica, o arriva in ritardo a lezione, e ogni volta, indipendentemente dal genere di errore fatto, viene ripreso dai professori.

Juci è l’unico personaggio adulto che gli dà un po’ di respiro. Il film contiene moltissimi dialoghi, soprattutto tra gli insegnanti, ma anche con qualche genitore non molto d’accordo sui metodi innovativi della nuova insegnante, mentre la voce dei ragazzi è quasi inesistente, tanto che alla fine il protagonista si chiude letteralmente in sé stesso, smettendo di comunicare con il mondo.

Szimler è stato capace di trasportare in immagini non solo i problemi dello studente sui banchi di scuola, ma anche tutte le controversie che devono affrontare gli insegnanti, sia quelli con un approccio pedagogico diverso, sia quelli che lavorano nella scuola da molti anni. Vediamo un sistema che non punisce soltanto gli studenti ribelli, ma altrettanto i docenti fuori dagli schemi. Perché la legge imperante insegna che “L’ordine è l’anima di ogni cosa”.

In Les Enfants Rouges il regista tunisino Lotfi Achour si ispira e rievoca dei tragici fatti realmente accaduti il 13 novembre del 2015 nella Tunisia rurale. Eventi che però non furono riportati dai media internazionali, dato che avvennero lo stesso giorno degli attacchi terroristici di Parigi al Teatro Bataclan.

Non ci troviamo nella Ville Lumière ma tra la sabbia e le rocce di Mount Mghil, nella catena montuosa dell’Atlante, dove incontriamo due giovani pastori, che più avanti scopriremo essere cugini e che portano le loro capre al pascolo. Paesaggi magnifici e risate, nonostante siano due adolescenti, di 13 e 15 anni, che lavorano invece di poter andare a scuola. Durante il viaggio, vengono aggrediti dai militanti armati del Califfato, e Nizar (Yassine Samouni), il ragazzo più grande, viene decapitato. Il tredicenne Achraf (Ali Hleli), quando si riprende dall’assalto, si rende conto di cosa sia successo e deve raccogliere tutto il coraggio per riportare l’accaduto, e la testa di Nazir, alla sua famiglia.

Lotfi Achour racconta questa storia, non in maniera documentaria, ma con un approccio molto umano ed emozionale. Il film non vuole denunziare solo gli estremisti che hanno ucciso Nizar, ma mostra soprattutto il percorso di Achraf, sia fisicamente che interiormente, accompagnato dal fantasma del cugino, e aiutato dall’amica di infanzia Rahma (Wided Dabebi), la prima a cui racconta l’accaduto. Un lungometraggio, che tiene con il fiato sospeso dal primo all’ultimo minuto, grazie al ritmo sostenuto e al susseguirsi rapido degli eventi. Un viaggio onirico nella psiche di un adolescente, che sta superando un trauma e diventando adulto.

Foto della serata Stéphanie-Linda Maserin

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