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Con L’Illusion de Yakushima (tit. int. : Yakushima’s Illusion ), ultimo film presentato nel Concorso Internazionale di Locarno, la giapponese Naomi Kawase è tornata ad esplorare la società del suo paese a 5 anni da True Mothers, presentato al Festival di Cannes del 2020 e distribuito anche in Italia.
Come da sua cifra stilistica, Kawase intreccia finzione e documentario affrontando temi ancora oggi considerati quasi tabù in Giappone. Nel suo dodicesimo lungometraggio, la regista si concentra da un lato sul fenomeno delle persone scomparse – circa 100.000 all’anno, una cifra molto più alta rispetto a Europa e Stati Uniti – e dall’altro sulla questione della donazione di organi. In Giappone le persone sparite sono chiamate Johatsu (“evaporati”) e le famiglie possono dichiararne legalmente la morte solo dopo sette anni. Per quanto riguarda i trapianti, Kawase mette in luce come il suo paese abbia il tasso di donazioni più basso tra le nazioni sviluppate: la legge non considera la morte cerebrale come criterio definitivo di decesso, a differenza dell’Europa.
Durante la conferenza stampa, la regista ha spiegato come i giapponesi siano ancora prigionieri di una “cultura della vergogna”, che si riflette ad esempio nelle famiglie che preferiscono mantenere il riserbo sui figli in attesa di un trapianto. Ma proprio per la scarsità di organi disponibili, molti bambini muoiono dopo anni di attesa.
La trama del film ruota attorno alla figura di Corry (interpretata da Vicky Krieps), una enigmatica pediatra specializzata in trapianti cardiaci, che da Parigi si è trasferita a Kobe dopo la perdita del padre – un evento svelato allo spettatore in un successivo flashback. La donna vive immersa in una sottile aura di profonda malinconia ma durante un viaggio incontra Jin (Kanichiro), un giovane fotografo che la segue a Kobe: il loro legame diventa per lei l’occasione di confrontarsi con una cultura che la affascina ma al tempo stesso la disorienta, spingendola a un percorso di riflessione interiore per ritrovare la sua “vera sé stessa”.
All’improvviso però Jin scompare, diventando un Johatsu. Nelle ricerche, Corry scopre che la famiglia aveva denunciato la sua scomparsa già sette anni prima, decidendo infine di dichiararlo morto, nonostante lei affermi di averlo visto appena un anno prima. In uno dei loro ultimi incontri, Jin le aveva detto: “Il tempo non scorre solo in avanti, ma anche all’indietro.”
Per Corry, che aveva cercato di fuggire dal dolore del lutto paterno, la sparizione di Jin sembrano diventare un nuovo trauma. Ma le parole del ragazzo non alludono a un dolore più acuto: sono piuttosto un invito a ricordare, a preservare dentro di sé i legami con le persone amate.

Il film segue parallelamente la protagonista anche nella sua quotidiana battaglia per salvare bambini in attesa di un trapianto di cuore. Kawase conferisce grande realismo alle scene ospedaliere, grazie alla partecipazione non solo di attori professionisti, ma anche di veri medici e studenti di medicina. Questo fil rouge culmina nell’arrivo di un donatore compatibile per uno dei piccoli pazienti. Qui emerge un aspetto sorprendente per lo spettatore occidentale: in Giappone si chiede direttamente al bambino se desidera o meno sottoporsi al trapianto. Considerati “piccole anime”, i bambini vengono messi al corrente della situazione dai genitori e il loro consenso diventa un secondo e decisivo livello di approvazione.
Pur partendo da temi concreti e drammatici come le sparizioni e i trapianti, L’Illusion de Yakushima è un film poetico che parla soprattutto della vita. Kawase contrappone continuamente immagini positive – la natura, gli alberi, il battito del cuore, il movimento – al dolore e alla perdita. Alla fine, Corry riesce a ritrovare un legame con il mondo, ad ascoltarne di nuovo i suoni e a riconnettersi intimamente con il mondo e con gli altri. È dunque un’opera intensa, capace di commuovere e di smuovere le coscienze, meritando così gli applausi calorosi del pubblico che lo ha visto.
P.s.: A una domanda dei giornalisti sul perché il film non sia stato selezionato a Cannes, Kawase ha risposto con un sorriso: “Perché amo Locarno.”
L’Illusion de Yakushima/Yakushima’s Illusion – Regia e sceneggiatura: Naomi Kawase; fotografia: Masaya Suzuki, Arata Dodo; montaggio: Tina Baz; musica: Koki Nakano; interpreti: Vicky Krieps, Kanichiro; produzione: David Gauquié, Julien Deris, Jean-Luc Ormières, Renan Artukmaç per Cinéfrance Studios,Kumie Inc.; origine: Francia/Giappone/Belgio /Lussemburgo, 2025; durata: 122 minuti.
Foto della conferenza stampa: Stéphanie-Linda Maserin
