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Voto
Amata sin dal titolo (participio passato del verbo “amare” coniugato al femminile) ci parla di quella oggettivazione forse più grande che è il concretizzarsi, in carne e ossa, di ciò che proviamo, che sentiamo quando il sentimento dell’amore ci coglie in pieno, aggirandosi all’interno del suo enigmatico spazio-di-gioco. Che non siano sempre rose e fiori, o per lo meno che noi siamo gettati nel crinale più impervio possibile, lo sappiamo in verità fin da subito, basta appena venire al mondo, esser-ci prova a scrivere un noto filosofo di lingua tedesca dell’ormai millennio scorso, già andato via pure lui. Appunto, un po’ come accade alla piccolissima Margherita che, come le dice a un certo punto Nunzia (sua madre), “e non è colpa, te lo giuro”. Questo ultimo film di Elisa Amoruso racconta di “due destini che si uniscono” in una Roma che davvero ricorda una canzone tipo quelle dei “Tiromancino” degli esordi però. Due destini di due donne che però non si incontrano mai. A farli intrecciare Margherita proprio, appena nata, la cui sorte è quella di non avere sua madre né in sorte né in dote, con sé insomma. Eh sì, Nunzia ha 19 anni e non se la sente di farle da mamma. “Non sono io la tua mamma”, le dice sempre lì, lì dove Margherita, per la prima volta in vita sua, iniziava a fare i conti con la dannata innocenza. L’altro destino sulla stessa strada è quello di Maddalena il cui corpo sembra negarle il dono del offrire la vita, nel far nascere una vita che, in fondo, pare sia davvero un rinascere, prima di tutto per le donne per la precisione. Rifarsi vita insomma. Eppure in questa impossibilità, decisa secondo il diritto della natura, della bios stessa, sembra mancare però il desiderio di essere madre. Dunque, anche qui lo stesso canovaccio, ma in una storia alquanto diversa. Eh sì perché Maddalena non ha più vent’anni, è sposata con Luca ed è una professionista nel campo dell’ingegneria edile in carriera.

Un film tutto al femminile, dove il mondo maschile o non c’è (si può dire) o appare cieco al cospetto della complessità che muove il mondo (come spesso accade d’altronde). Forse i protagonisti autentici di tutto il film sono i volti di queste donne, le loro espressioni che il più delle volte esternano il disagio di dover essere in un modo per forza, dove l’amore appunto si è già trasfigurato in altro da sé. Ma probabilmente ancora di più dei volti sono gli occhi a essere i veri interpreti. Sì perché è lì, nel loro centro, che si leggono destini e vite di tutti noi. È con gli occhi che Nunzia e Maddalena dicono “finirà” senza dire parole, proprio perché solo gli occhi riescono a essere sinceri, a non avere paura. Proprio come cantava Dino nel 1964, quando lanciava per la prima volta “Te lo leggo negli occhi” (brano che nel film si ascolta nella versione, incisa assai successivamente, di Franco Battiato, anche se il suono giunge da un giradischi datato in una casa arredata “old style”…). Ma mentre battiamo le nostre dita sulla tastiera del pc (e non del pianoforte, come cantava invece Lucio Dalla), ci tornano alla mente le immagini del film italiano forse più bello degli ultimi 20’anni su questi temi: La guerra di Mario di Antonio Capuano. “Questo per me è un film necessario che mette al centro il punto di vista delle donne. La genitorialità desiderata e negata, voluta o subita, è un tema complesso di cui è difficile parlare. Le protagoniste, Maddalena e Nunzia si guardano senza vedersi mai, in un gioco di specchi che riflette pensieri, paure, emozioni. Quelle di ciascuna di noi”, ha dichiarato la regista Elisa Amoruso. Il tuffo come il nuotare nel mare di Nunzia e i sorrisi di Maddalena fanno ben sperare. A Margherita possiamo solo augurare il meglio per lei.
Presentato in anteprima alle “Giornate degli Autori” (Notti veneziane).
In sala dal 16 ottobre 2025.
Amata – Regia: Elisa Amoruso; sceneggiatura: Ilaria Bernardini, tratta dal romanzo 10 giorni di Ilaria Bernardini; fotografia: Vittorio Omodei Zorini; montaggio: Irene Vecchio; scenografia: Ilaria Sadun; costumi: Francesca Brunori; interpreti: Miriam Leone (Maddalena), Stefano Accorsi (Luca), Tecla Insolia (Nunzia), Donatella Finocchiaro, Barbara Chichiarelli, Lidia Vitale, Betti Pedrazzi; produzione: MeMo Films, Indiana Production, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura; produttori: Francesco Melzi d’Eril, Gabriele Moratti, Benedetto Habib, Marco Cohen, Fabrizio Donvito, Daniel Campos Pavoncelli; origine: Italia, 2025; durata: 100 minuti; distribuzione: 01 Distribution.
