Festival di Venezia (27 agosto – 6 settembre 2025): DOM di Massimiliano Battistella (Giornate degli Autori – Notti veneziane)

  • Voto
4

“Perché non sono potuta restare nel paese dove sono nata? Perché qualcuno ha deciso per me? Come un fantasma. Fa rumore. Gridi e il tuo rumore è come silenzio. Nessuno ti sente”.

Massimiliano Battistella, regista romano classe ‘85, ha presentato alle “Notti Veneziane” il suo primo lungometraggio DOM, un documentario che affronta il tema dei bambini segnati dalla violenza della guerra. Protagonista della storia è Mirela, una dei 67 bimbi che nel luglio del 1992 furono trasferiti con un convoglio di autobus della cooperazione internazionale a Rimini e Monza, durante l’assedio di Sarajevo, per offrire un luogo sicuro e sfuggire alle bombe.

Il regista, autore dei cortometraggi Pierrot sui binari (2020) e Samira (2022) selezionati in festival internazionali, e ricco di importanti esperienze sul campo come assistente alla regia, realizza la sua opera mostrando subito una buona sensibilità stilistica e capacità di entrare, con delicatezza ed empatia, tra le trame di vita della protagonista e dei vari personaggi del film, attraverso inquadrature, dettagli, espressioni, silenzi. Togliendo il superfluo nella lavorazione, e lasciando il giusto respiro, il suo obiettivo è quello di arrivare all’essenza dei suoi personaggi e in particolare della sua protagonista. Anche la scelta di utilizzare il formato 4:3 va nella stessa direzione, ossia quella di delineare un quadro psicologico “ravvicinato”, e di dare forma grazie al suono e alla musica a un vero e proprio flusso interiore.

Mirela è una quarantenne bosniaca che vive a Rimini con il compagno e i due figli. Spinta dal desiderio di fare i conti con un passato irrisolto, decide però di tornare a Sarajevo, dove ha vissuto fino all’età di dieci anni all’orfanotrofio Dom Bjelave. E lì ritrova gli amici d’infanzia: Amela, la sua migliore amica, Branko, una figura quasi fraterna, e gli altri. Insieme riscoprono la città e l’istituto, ora ricostruito, che un tempo l’ha accolta. Ma Mirela non è rimasta orfana durante la guerra di Sarajevo, lei era già all’orfanotrofio Dom Bjelave: nata prematura e con gravi lesioni, è stata abbandonata a soli due anni dalla madre. E così il suo viaggio si trasforma ben presto in una ricerca della mamma, e di se stessa, che la conduce al villaggio dove è nata, nella Republika Srpska, per recuperare il suo certificato di nascita. Il suo ritorno intimo a Sarajevo è naturalmente un viaggio simbolico, alla ricerca della propria identità. E in questo viaggio emergono, come frammenti di sogni, i filmati d’archivio della Sarajevo assediata che colmano i vuoti di una memoria spezzata.

“Quando ho incontrato Mirela ho percepito in lei due anime: l’essere madre oggi e l’essere figlia ancora segnata dall’abbandono”: così il regista racconta perché ha scelto di raccontare la storia di Mirela, che durante le riprese è stata supportata dal metodo dello psicodramma applicato e seguita da una figura professionale. E proprio questo rispetto e questa gentilezza fioriscono in DOM e sono esattamente la forza di questo documentario, che accarezza la storia con grande delicatezza, e diventa la voce che si diffonde alle migliaia di storie simili. Affrontando una tematica estremamente attuale in questo periodo storico, il film ci porta al dolore che la nostra coscienza prova leggendo i giornali, ai bambini orfani di Palestina e Ucraina: a quelli feriti, a quelli uccisi, a quelli deportati e a quelli che hanno fame.

Ora Mirela a Rimini ha creato una sua esistenza, ha una sua famiglia con il compagno, ed è una madre amorevole. Eppure, non si può accettare mai l’abbandono. “Un cordone ombelicale che ti unisce a vita e non sai di chi è”.

Mirela non vuole rimpianti, e cerca la madre, ormai anziana, al telefono. Mirela è una donna semplice, è sempre contenuta, le rughe sul suo volto raccontano delle cicatrici della sua anima, gli occhi segnati da un leggero strabismo sono malinconici ma sono occhi che sanno ancora amare.

“Se non vuoi vedermi, non importa ma voglio ringraziarti per avermi messa al mondo. Anche se non è stato facile per me. Tu hai dovuto pagare l’orfanotrofio… Se non te la senti, non voglio disturbarti”.


DOMRegia: Massimiliano Battistella; sceneggiatura: Massimiliano Battistella, Lisa Pazzaglia; fotografia: Emanuele Pasquet;montaggio: Desideria Rayner, con Giampiero Civico;musica: Nedim Zlatar; interpreti: Mirela Hodo, Kristaq Nina, Denis Nina, Mathias Nina; produzione: Kama Productions;co-produzione: MESS, Method;origine: Italia/ Bosnia ed Erzegovina, 2025; durata: 83 minuti.

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