Festival di Venezia (27 agosto – 6 settembre 2025): Tevere Corsaro di Pietro Balla e Monica Repetto (Giornate degli Autori – Confronti)

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Che un fiume relativamente pacioso e sonnolento come quello che attraversa la Capitale possa essere definito “corsaro”, quindi ribelle e pugnace, credo si debba unicamente al fatto che, in modo creativo, gli autori di questo documentario, Pietro Balla e Monica Repetto, abbiano voluto combinare e unire verbalmente il Tevere al nome di una delle raccolte più note ed importanti di Pier Paolo Pasolini e cioè gli Scritti corsari (1975).

Tramite e demiurgo di questa operazione linguistico-retorica è un grande Mattatore, un straniero venuto dal Nord, nella persona di  Sven Otto Scheen (Oslo, classe 1963), traduttore (per esempio di Teorema in norvegese), blogger e soprattutto militante radicale ciclo-ambientalista. Il quale, approdato dopo i suoi studi a Roma, si è messo in testa e ha caparbiamente cercato di creare da diversi anni il Sentiero Pasolini. Si tratta di una pista ciclabile che collega – totalmente nel verde all’interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, lungo la sponda sinistra del Tevere – la periferia romana ad Ostia dove, per altro, c’è la celebre stele alla memoria del grande intellettuale di Casarsa (la immortalò, a suo tempo, anche Nanni Moretti in Caro Diario). Il tutto, tra alti e bassi, vittorie (piccole) e parecchie sconfitte come quella cocente al ”Tevere Day” dove i ciclisti vennero bloccati dagli agenti della stradale sul Grande Raccordo anulare.

Ma vediamo meglio di cosa si tratta. Durato ben quattro lunghi anni di ricerca e di riprese, Tevere corsaro inizia all’incirca a partire dalla tarda primavera del 2020, ancora nell’era quando era ancora sindaca (2016- 2021) a Roma Virginia Raggi  mentre la pandemia, dopo il momento iniziale di massima virulenza via via si stava esaurendo. Ai bordi estremi della Capitale, nella campagna prossima ad essere più o meno lentamente divorata e massacrata dal cemento, e le rive ascondite e a tratti quasi inaccessibili del fiume, incontriamo subito, nell’incipit del film, un altro personaggio fondamentale della storia qui narrata. Si tratta di una giovane contadina, Giulia Marrocchini la quale difende a spada tratta, insieme alla famiglia, la sua terra coltivata contro gli agguati della speculazione edilizia e di interessi terzi, che vorrebbero portargliela via. Il suo destino, la sua lotta si intreccia a quello parallelo e in parte convergente della missione (quasi) impossibile dell’intellettuale anarchico Sven per cercare di creare il Sentiero Pasolini alla cui realizzazione si è affiancato da tempo un importante alleato (con cui, però, spesso litiga anche ferocemente), un altro fervente appassionato delle due ruote il cicloattivista, Mario Girolami.

A metter i bastoni nelle ruote (spesso con successo) a questo gruppo di combattenti pacifici ma anche radicali nelle loro intenzioni, è soprattutto il Consorzio “Colle delle Gensole”, un gruppo che riunisce interessi diversi ma convergenti, quelli dei piccoli proprietari terrieri dell’area e quelli di grandi imprese edili romane desiderose di urbanizzare la zona. Inoltre, a ciò si aggiunge, ciliegina sulla torta, la vischiosità imbelle della Politica locale sempre pronta a dir di sì a tutti (e/o a fare il meno possibile), coadiuvata dagli uffici tecnici e dalla burocrazia capitolina restia e tergiversando di continuo, a prendere qualunque decisione precisa e definitiva. È quasi un circo quello che veniamo a conoscere con un gruppo di personaggi alleati anche se talvolta in forte contrasto su come procedere come appunto Sven e Mario dai caratteri diametralmente opposti. A loro, però, è comune l’idea di un’utopia costruita sulla Natura e sulla comunità di intenti (il tutto condito anche da un pizzico di pensiero pasoliniano). Sarà una battaglia inevitabilmente destinata al fallimento oppure le cose potranno andare avanti sino ad una felice conclusione? Il film lascia aperto uno spiraglio su tale dilemma anche se con un granello non piccolo di pessimismo. Intanto, però, ad oggi, 17 kl del complesso totale dei 24 della pista sono attualmente percorribili con le biciclette.

Sven Otto Scheen

Tevere corsaro ha una partenza dalla carburazione un po’ lenta e bisogna attendere qualche tempo prima di cominciare ad entrare nella rete delle varie situazioni mostrate e capire come singole battaglie e situazioni diverse alla fine finiscono per intrecciarsi in modo significativo. Ma quando il documentario prende l’abbrivio diventa non solo interessante ma anche molto emozionante, soprattutto nelle sequenze di scontro aperto trai contendenti o nei momenti in cui anche Sven e Mario sembrano dubitare fortemente l’uno dell’altro sino a quasi alla rottura.

Sobria ma anche graffiante ed efficace l’opera di Pietro Balla e Monica Repetto conferma la notevole qualità cinematografica che questa coppia di autori aveva già mostrato, a suo tempo, in un altro loro famoso documentario d’impegno, il bel ThyssenKrupp Blues (2008). Purtroppo, questo resterà l’ultimo loro lavoro in comune, dato che a metà delle riprese Pietro Balla è venuto a mancare.


Tevere corsaro – Regia e sceneggiatura: Pietro Balla, Monica Repetto; fotografia: Antonio Demma con Silvana Costa, Federico Schiavi; montaggio: Beppe Leonetti; musica: Ratchev & Carratello; scenografia: Isabella Angelini; peronaggi: Sven Otto Scheen, Mario Girolami, Giulia Marrocchini, Pietro Marrocchini, Stefano Congi, Luisa Congi, Tiziana Chiattelli, Leonardo Chiattelli, Alessandro Lepidini, Bruno Girolami, Andrea Romagnoli, Mario Pericolini, Cristiana Avenali, Mikaela Hillerstrom, Luigi Piga; produzione: Pietro Balla, Monica Repetto per Deriva Film; origine: Italia, 2025; durata: 95 minuti.

 

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