Festival di Venezia (28 agosto – 7 settembre 2024): Happy Holidays di Scandar Copti (Orizzonti – Premio per la migliore sceneggiatura)

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Chiariamo innanzitutto il titolo del film. Happy Holidays è la formula sensibile ed inclusiva per augurare buone feste – religiose e non – nella comunità internazionale. Il film di  Scandar Copti, infatti, che inizia con un incidente d’auto durante la festa del Purim e termina con il suono della sirena dello Yom HaZikaron, o Giorno del Ricordo, racconta del convivere (ancora) pacifico fra israeliani e mondo arabo-palestinese. Perché nello stato di Israele, per quanto se ne parli poco, esiste una minoranza araba, della quale il regista aveva già raccontato nel suo precedente film Ajami (2009), candidato israeliano nientemeno che agli Academy Awards come miglior film straniero.

La giovane studente Fifi (Manar Shehab), araba-palestinese di Haifa, studia e lavora a Gerusalemme ed è perfettamente integrata nella comunità israeliana. Nemmeno il latente nazionalismo che si trova a vivere durante le ore di lavoro nella scuola elementare riesce a scalfisce la sua stoica neutralità. E poi qualunque sia la ragione della vacanza, è sempre un’occasione per festeggiare con gli amici, religione a parte.

Allo stesso modo, anche il fratello maggiore Rami (Toufic Danial) vive una relazione sentimentale con l’hostess israeliana Shirley (Shani Dahari). Entrambi però preferiscono tenere il loro spirito ateo e libero stile di vita nascosti alla famiglia. I problemi nascono quando Fifi si trova coinvolta in un incidente d’auto insieme ad un ragazzo israeliano nel giorno della festa del Purim e la madre per riscuotere i soldi dell’assicurazione richiede la sua cartella clinica all’ospedale. Contemporaneamente Rami riceve strane minacce telefoniche dopo che Shirley, invece di abortire, ha deciso da sola di proseguire la gravidanza.

Nella trama di Happy Holiday Rami e Fifi sono solo il punto di partenza per il dipanarsi di altre storie, che prendono avvio e si intrecciano alle loro, il tassello che scatena una serie di reazioni a catena a cui altri destini sono legati. Troviamo quindi Miri (Meirav Memoresky), alle prese non solo con la gravidanza della sorella Shirley, ma anche con la finta depressione della figlia, la quale fa di tutto pur di evitare il servizio militare. C’è Hanan (Wafaa Aoun), la madre di Fifi e Rami, che alla ricerca di soldi per pagare le spese per il matrimonio della figlia maggiore Leila, si ritrova a dover fare i conti con il fallimento economico del marito. E poi infine c’è Walid (Raed Burbara) il gentile e premuroso medico, amico di Rami, che fa la corte a Fifi.

Il regista palestinese dipinge una società israeliana che vorrebbe essere emancipata ed aperta, ma si scontra con i pregiudizi culturali, di genere e il crescente nazionalismo di uno stato sempre più militarizzato.

Da una parte quindi il permanere di certe radicate tradizioni patriarcali che non permettono alla donna di gestire la propria sessualità con le stesse libere modalità dell’altro genere, dall’altra, i tabù sociali e culturali che ostacolano una coesistenza pacifica. È per questo che Miri ad insaputa di Shirley decide quale sia la scelta giusta da prendere. E Walid, pur innamorato di Fifi, cede alla pressione familiare, preferendole, detto con le parole di Fifi, ‘una caramellina ben incartata’.

La complessa costruzione temporale rispecchia una sceneggiatura ben scritta che non per niente gli ha valso il premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura. Le situazioni, che funzionano con scene ad incastro, sono riprese più volte  da diversi punti di vista in modo da intersecarsi fra loro per creare un quadro d’insieme. Una nota finale anche alla convincente prestazione degli attori non professionisti, ben calati nell’interpretazione dei ruoli. Un film quindi, che affronta con particolare sensibilità aspetti scomodi e poco conosciuti della moderna Israele e precedenti l’attacco terroristico dello scorso 7 ottobre. Speriamo che, grazie al premio vinto, riesca a trovare una distribuzione internazionale.

Happy HolidaysRegia e sceneggiatura: Scandar Copti; fotografia: Tim Kuhn; montaggio: Scandar Copti; scenografia: Stella Rossié; interpreti: Manar Shehab, Wafaa Aoun, Meirav Memoresky, Toufic Danial; produzione: Fresco Films, Red Balloon Film, Tessalit Productions, Intramovies; origine: Palestina, Germania, Francia, Italia, Qatar 2024; durata: 124 minuti.

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