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È un documentario sicuramente importante quello dedicato a una delle figure più significative del panorama musicale italiano, ovvero Giovanna Marini. Il film si chiama Giovanna, storie di una voce e lo ha girato Chiara Ronchini che nasce come montatrice ma che da qualche tempo si è dedicata anche alla regia.
È un documentario molto ricco che combina, se abbiamo contato bene, cinque tipologie di materiali, suddivise fra footage e girato ex novo. Il footage si suddivide fra immagini diciamo così politiche che documentano alcuni snodi drammatici dell’Italia degli ultimi sessant’anni – fra i tanti la morte di Pasolini, la strage di Ustica – ma anche semplici cortei, con una particolare attenzione alle battaglie femministe; inoltre immagini definibili come etnografiche, soprattutto al sud, ma non solo, talché il film è, fra le altre cose, anche una piccola storia di quanto è cambiato nel corso dei decenni lo sguardo nei confronti del popolo, delle tradizioni e dei riti, e infine footage che riprende Giovanna Marini a lavoro, mentre insegna, si esibisce, mentre gira l’Italia cantando, nelle strade, nelle piazze, nel pullmino insieme alle sue compagne del Quartetto Vocale, nei teatri, nei club, nelle case del popolo oppure a Parigi.

La parte girata ex novo si compone di una lunga intervista alla Giovanna Marini, su fondo nero, un resoconto sostanzialmente cronologico di alcune delle tappe più importanti della sua vita di musicista, di ricercatrice, di insegnante, di antropologa. Fra queste varie facce della sua personalità quella di musicista è quella che alla protagonista sta più a cuore, come ribadisce anche nelle parole finali, d’altra parte la Giovanna musicista lo è stata fin da ragazza provenendo dagli studi di chitarra classica e di composizione al Conservatorio di Santa Cecilia e convertendosi sempre più alla musica popolare e alla tradizione orale ma mai abbandonando del tutto il mondo dal quale proviene.
L’altra parte, assai consistente, girata da Chiara Ronchini, sono le numerose immagini di paesaggi, stando ai credits finali, soprattutto Puglia, Sardegna e Friuli; la scelta delle diverse regioni ha solo in parte a che vedere con la colonna sonora, ovvero con i numerosi brani di Giovanna Marini che vengono riportati (non abbiamo fatto i conti ma c’è davvero molta molta musica in questo film, com’è giusto che sia), insomma non c’è nessuna meccanicità e nessuna intenzione meramente illustrativa. La tecnica alla quale quasi sempre la regista ricorre è la camera car che attraversa paesaggi per lo più scarsamente antropizzati, immagini curatissime che si oppongono alla voluta elementarità delle sequenze dell’intervista.
Sono due gli elementi più sorprendenti che emergono da questo film: in primo luogo il profilo di una Giovanna Marini musicista pura, che vuole cioè affrancarsi dall’idea vulgata di artista politicamente impegnata, una caratteristica questa che non viene affatto rinnegata ma che viene per così dire relativizzata, la vicinanza al PCI, ad esempio, risulta più un fattore contestuale, perché semplicemente erano gli ambienti della sinistra istituzionale a mostrare un maggiore interesse nei confronti della musica popolare, disponendo materialmente di luoghi (case del popolo, feste dell’Unità) adatte ad ospitare un certo tipo di musica; in secondo luogo è proprio l’approccio fondamentalmente irriverente con la musica popolare ad esser sottoposto a un’analisi e forse anche a una certa autocritica, laddove Marini confessa di aver, soprattutto nei primi anni, di fatto “usato” la musica popolare alla stregua di un avvoltoio per poi appropriarsene e trasformarla. Solo in una fase successiva l’approccio è divenuto più reverente e filologicamente rispettoso.
In sala dal 20 aprile 2022 (presentato in anteprima al Festival di Torino del 2021).
Cast & Credits
Giovanna, storie di una voce – Regia: Chiara Ronchini; fotografia: Filippo Genovese; montaggio: Chiara Ronchini, Luca Onorati; interpreti: Giovanna Marini; produzione: Istituto Luce Cinecittà con la collaborazione dell’AAMOD – Fondazione Archivio Audiovisivo del Mondo Operaio; origine: Italia 2021; durata: 90′; distribuzione: Luce Cinecittà.
