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Voto
Scritto e diretto da Alanna Brown, il claustrofobico film Gli Alberi della pace si ispira a eventi reali ed è ambientato in un rifugio sotterraneo durante il genocidio in Ruanda nel 1994, periodo in cui vennero massacrati, per circa cento giorni, tantissimi civili. Le vittime furono soprattutto di etnia Tutsi, ma i soprusi e le violenze colpirono anche Hutu moderati, ovvero, la maggior parte della popolazione del paese.
Dato il clima di violenza generale, molti (tra uomini e donne) furono costretti a nascondersi in spazi angusti per settimane, per non essere scoperti e per non subire maltrattamenti o andare incontro a una terribile fine.
E proprio in uno spazio angusto parte e si sviluppa questo film inquietante e al tempo stesso commovente. Alanna Brown lo ha ideato e scritto dopo aver intervistato la fondatrice di un’organizzazione dedicata alla riabilitazione delle donne sopravvissute in Ruanda: da qui – nel 2019 – la sua idea di portare “in scena” quattro personaggi, tutti al femminile provenienti da fedi e culture completamente diverse e unite dall’unico scopo di sopravvivere all’inferno e alla morte-quasi- certa.
Jeannette , Annick, Peyton e Mutesi, rimangono infatti per quasi tre mesi riparate – e bloccate- in pochi metri di spazio, isolate dall’esterno, ma consapevoli dell’orrore che i suoni e i rumori della violenza trasmettono alle loro orecchie stanche.

Una donna in “dolce” attesa, una suora, una volontaria americana e una donna complicata, cinica e ormai disillusa dalla vita, unite in pochi metri di spazio. Troppo tempo -dilatato – e troppo poco spazio per muoversi e per pensare, riflettere, sognare. Ed è nella mancanza di tutto che le quattro protagoniste finiscono per riconoscersi e per ritrovarsi. Ogni minimo rumore e ticchettio potrebbe rappresentare l’ultimo spiraglio di vita che ha il sapore della violenza e del sangue. O forse è Francoise, sposato con Annick che affronta il pericolo per portare qualche tozzo di pane e acqua alle quattro di cui sopra. Il dubbio lentamente le massacra, la paura le divora e alla fine, le “sopravvissute” finiranno per assuefarsi alla fame, alla sete e anche alla paura della morte.
Lì dentro, in quel buco sempre più stretto e puzzolente il tempo sembra infinito, mentre il fuori parla di orrore e di massacro ed è scandito da colpi di armi da fuoco e dal rumore bruto di bastoni chiodati. La speranza però, resta ed è il lumicino che le tiene ancora accese, e in qualche modo, attaccate alla vita mani e piedi.
E allora il muro che le imprigiona e attraverso il quale sentono tutto, diventa il muro su cui scrivere e ancora “sognare” un fuori, una sorta di diario “emotivo” vero e proprio, sul quale disegnare, sfogarsi, e per Annick rappresenta ancora di più: la possibilità di imparare a leggere e a scrivere.
Per istinto di sopravvivenza e per necessità, in un angolo di inferno Jeannette , Annick, Peyton e Mutesi trovano il modo di conoscersi e di condividere l’orrore trasformandolo in solidarietà e condivisione.
Forse, psicologicamente, la speranza di una nuova vita che cresce dentro Annick riesce a infondere loro un coraggio e una speranza altrimenti introvabili. Una nuova vita che sta per nascere le spinge a lottare con ogni mezzo per sopravvivere.
Gli alberi della Pace ha un ritmo altalenante, a tratti pieno di momenti di pausa, di riflessione e della stanchezza tipica di situazioni precarie e difficili; a tratti si anima di un conflitto tra le quattro donne che viene lentamente soffocato per poi tornare alla pace apparente che ha in sé i semi della paura e dell’inquietudine ma che si nutre, sempre e per tutto quel tempo infinito, di speranza.
Una sceneggiatura quasi teatrale che vive di pause e dell’evoluzione del rapporto tra le quattro sopravvissute, a volte in lotta tra di loro, a volte scoraggiate, più spesso unite nel comune intento di sopravvivere all’orrore.
Alanna Brown ci ha confezionato allora un film molto intenso e coinvolgente parlandoci, attraverso gli sguardi delle quattro protagoniste, di una delle pagine più sanguinose della storia dell’umanità del XX secolo.
Su Netflix
Gli alberi della pace (Trees of Peace) – Regia, sceneggiatura : Alanna Brown; fotografia: Michael Rizzi; montaggio: Gabriel Fleming, Kiran Pallegadda; interpreti: Eliane Umuhire; Charmaine Bingwa, Ella Cannon, Bola Koleosho; produzione: Abstract Entertainment, ABrownGirl Films, Trees of Peace; origine: USA, 2021; durata: 93′; distribuzione: Netflix.
