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Avete presente quelle storie macabre raccontate davanti a un falò che ricorrono in tanti horror movie e che rappresentano quasi un punto di partenza classico del genere? Solitamente c’è sempre un bel fuoco al centro della scena e un gruppo di amici e/o conoscenti che si “divertono” a raccontarsi a vicenda storielle “ispirate alla realtà” dai risvolti raccapriccianti.
Haunted, creata da Jan Pavlacky, parte proprio da questo presupposto: un circolo di amici o conoscenti seduti e al centro una storia incredibile da svelare e da scoprire nei dettagli (raccontata dai veri protagonisti della storia ).
La serie, ideata dai produttori esecutivi de La notte del giudizio si focalizza su sei brevi episodi di circa 25-30 minuti di stampo documentaristico e ogni puntata, si apre con la frase “The following is a true story” e viene sempre inaugurata dal protagonista che, terrorizzato, comincia a raccontare la terribile storia a tutti i partecipanti. Da entità malvagie che circolano in casa, a case infestate che tormentano i malcapitati, alla follia di un padre che diventa un tormento e una croce anche per il figlio, le tematiche sono varie e al limite, spesso, tra il credibile e l’irreale.
Una delle prime serie a sfiorare la tematica della soglia dell’irreale fu The Twilight zone creata da Rod Serling alla fine degli anni cinquanta e che vide tra gli sceneggiatori persino Ray Bradbury (tra gli altri). La prima serie della saga andò in onda dal 1959 al 1964 e le storie riguardavano persone comuni che venivano radicalmente cambiate dall’incontro con l’ignoto, e in questa soglia indefinibile l’impossibile diventava realtà, il quotidiano si rivelava fantascienza, il tutto racchiuso in un frammento spazio temporale infinitesimale. Ogni episodio della serie era presentato dallo stesso Serling, che introduceva lo spettatore ai confini della realtà, sospendendolo in quella soglia indescrivibile tra realtà e immaginazione.
Il presupposto della serie diretta da Pavlacky è lo stesso, ovvero quello di trascinare il pubblico in una zona limite sconosciuta e per questo inquietante, ma in Haunted si punta alla drammatizzazione dei singoli episodi enfatizzandone gli aspetti horror. L’angoscia, infatti, già visibile dalle parole dei protagonisti, nella ricostruzione interpretata viene sottolineata ancor di più dalla colonna sonora, dall’atmosfera spaventosa e dagli effetti speciali.
Gli episodi sono trascinanti, spesso ben costruiti e interpretati, ma si fatica a credere che le vicende siano reali, perché l’enfasi sul macabro e l’aspetto sovrannaturale sono eccessivamente presenti.
L’aspetto che prevale in Haunted, infatti, è la ricostruzione documentaristica con risvolti horror/paranormali e la vicinanza alla realtà non viene mai “provata” da nessun elemento: l’idea di “confine” tra il reale e la fantasia avrebbe potuto essere sfiorata e arricchita con filmati amatoriali o con racconti reali incastrati con le testimonianze dei protagonisti, ad esempio. Così gli episodi hanno una struttura circolare classica che non prevede, a parte il clima di terrore creato dal racconto stesso, un elemento di vicinanza alla realtà.
Haunted si lascia guardare e riesce anche a catturare l’attenzione dello spettatore, avrebbe però avuto bisogno di una maggiore aderenza alla realtà (e di qualche effetto speciale di meno), proprio perché il carattere del racconto è di tipo documentaristico e la premessa stessa su cui si basano i singoli episodi è la realtà.
Esperimento interessante e accattivante riuscito a metà.
Haunted – genere: horror; showrunner: Jan Pavlacky; stagioni: 3; episodi miniserie: 18; interpreti principali: Vanda Chaloupková, Erika Guntherová, Oskar Hes, Michael Pitthan, Daniel Rchichev; produzione: Brett P. Jenkins, Howard T. Owens e Benjamin Silverman; origine: Repubblica Ceca, USA 2021; durata episodi : 25′-28′ minuti; episodio pilota: 19 ottobre 2018; distribuzione: Netflix.
