La rassegna “Un mondo di sogni animati” ripresenterà dal 1 luglio al 17 agosto 2022 al cinema i seguenti film di Miyazaki di cui qui gli approfondimenti singoli: La città incantata, Principessa Mononoke, Nausicaa della Valle del Vento, Porco Rosso, Il Castello Errante di Howl.
Se c’è un autore che è riuscito a coinvolgere sia bambini che adulti nel cinema d’animazione quello è Miyazaki Hayao. Attraverso la costruzione di realtà levigate e oniriche, tra grandi spazi naturali e architetture che intrecciano lo stile europeo con quello nipponico, prendono forma storie avvincenti di carattere formativo con al centro personaggi bizzarri e affascinanti le cui vicende fungono da specchio per le problematiche della società odierna.
I due elementi cardine di tutta la filmografia del maestro Miyazaki sono il volo – passione questa ereditata dal padre ingegnere aeronautico – e lo Scintoismo, religione politeista e animista nativa del Giappone legata al culto della natura. Da qui il ricorso a elementi naturali taumaturgici, ai miti ancestrali della tradizione orientale e tematiche spirituali ad accompagnare le protagoniste delle avventure di Miyazaki in un percorso di crescita e alla scoperta di se stesse.
Ne La città Incantata (2001) ci viene raccontata la storia di una bambina che si ritrova in un mondo che non appartiene né alla realtà né alla fantasia, tra vita e morte, tra presente e passato. La protagonista dovrà cercare una via di fuga da questa terra di mezzo per lei e per la sua famiglia tramutata in maiali con un incantesimo all’inizio del primo atto. Il viaggio che dovrà affrontare sarà ricco di personaggi assurdi, situazioni surreali con prove simili a rompicapi.
Allo stesso modo il percorso di crescita della protagonista de Il castello errante di Howl (2004) avviene attraverso un percorso di scoperta e maturazione che passa per una serie di prove e intrecci di natura psicologica che rivelano la vera natura dei personaggi lasciando cadere strato dopo strato la coltre di maschere che ciascuno di loro porta per interfacciarsi con la società. Miyazaki vuole renderci consapevoli della reale natura del mondo che all’apparenza può risultare gradevole e incanto, ma che al contempo è tenebroso, afflitto da guerre, ingiustizie e dolore. Si tratta di un’opera estremamente simbolica e incantevole (tratti onnipresenti nelle produzioni del cineasta giapponese) che intende raccontarci il passaggio dall’età adolescenziale all’età adulta.
Ma l’origine del firma autoriale del regista ha radici più seriose e meno pittoriche. Tra le prime opere che l’hanno reso celebre troviamo Principessa Mononoke (1997), opera decisamente più tetra che ricalca le orme di un altro grande del cinema nipponico, Akira Kurosawa. Qui Miyazaki ci porta in un Giappone belligerante, privo di spazi ariosi, gesti delicati e ambientazioni romantiche, sostituiti da dimostrazioni di forza estrema, simboli epici in un susseguirsi di realtà cavalleresche e brutali.
Le donne dell’opera di Miyazaki sono personaggi carichi di dolore e coraggio, sostengono il peso dell’universo narrato con forza e determinazione, sono mature e ingenue allo stesso tempo, mosse da un incrollabile ottimismo e forza d’animo che porta le stesse a essere ammirate anche quando ricoprono ruoli negativi. Questi personaggi femminili sono un elemento di rivoluzione introdotto da Miyazaki nel cinema nipponico che le ha sempre dipinte come nel ruolo di donzelle da salvare.
Per citare le parole del regista
«La maggior parte dei miei film ha forti protagoniste femminili, donne coraggiose e autonome che non pensano due volte a combattere per ciò in cui credono con tutto il loro cuore. Avranno bisogno di un amico, di un supporto, mai di un salvatore.
Ogni donna è in grado di essere un eroe, al pari di ogni uomo».
Da Nausicaä a Sheeta, da Mononoke a Sophie, l’universo animato del grande autore è costellato di figure femminili incredibili: forti e coraggiose, nondimeno sono vulnerabili e fallibili.
Questo perché, al pari di ogni uomo, sono umane, in tutta la loro fragilità e, insieme, determinazione.
Il femminile di Miyazaki Hayao non è solo eroico, è fatto di amore, di compassione e di relazioni. Le sue eroine sono protagoniste e comprimarie insieme, coraggiose e vulnerabili. Questa è una vera uguaglianza, un traguardo così sfuggente, eppure non impossibile. Donne o uomini, i suoi personaggi viaggiano insieme verso il raggiungimento del medesimo obiettivo come compagni di viaggio verso la crescita e la riscoperta di se stessi e del mondo.
Prendiamo ad esempio l’eroina più complessa e misteriosa dello Studio Ghibli: Mononoke. San in origine, viene abbandonata ancora bambina e adottata da un gruppo di lupi, qui la nascita della sua nuova identità, Mononoke. Eroica, impetuosa e indipendente combatte per la salvaguardia dell’armonia tra uomini e natura. Ella è a metà tra questi due mondi, antropomorfa e in conflitto con la sua identità. Non appartiene né a l’uno né all’altro, è una figura terza che aleggia tra i due alla strenua ricerca di equilibrio. È uno spettro in eterna caccia e, insieme, eternamente preda. Si difende dalle bestie che non la riconoscono come loro simile e attacca gli uomini che la vedono come altro da sé per quella sua maschera belluina. E’ invisibile e malata tanto quanto Ashitaka, l’unica a riconoscerla. Insieme combattono con cruda violenza e amore incondizionato per l’armonia tra umanità e natura. Quest’eterna sospensione tra bestialità e l’essere donna la rende un’eroina tanto affascinante quanto a tratti indecifrabile discostandosi dall’archetipo di eroina perfetta e priva di macchia.
Chihiro de La città incantata è allo stesso modo portatrice di una forte complessità d’animo, eroica senza essere eroina. Una ragazzina preadolescente che combatte senza combattere. Si emancipa dalla meschinità del mondo che la circonda grazie alla sua gentilezza e alla bontà che riesce a infondere alle persona che la circondano. È piccola e ingenua data la sua giovane età, ma vede oltre colpisce direttamente al cuore delle persone con determinazione e coraggio e sarà proprio questo a salvare lei e la sua famiglia. E’ un personaggio che si colloca tra la selvaggia Mononoke – di cui si è detto – e la timida Sophie de Il castello errante di Howl che nell’affiancare il suo Howl sprigionerà la forza di una terza forma d’amore. Non bestiale, né ingenuo e spontaneo, ma tormentato e passionale come da tradizione.
Nessuna di loro è più forte o più debole. Tutte alimentate da passioni che saranno sempre reali in qualunque bosco, castello o città incantata. E sempre saranno in due, l’eroina e il suo compagno, a rappresentare le istanze di fantasia e spettri, di realtà e sentimenti.
Visivamente non possiamo fare a meno di notare che gli ambienti rigogliosi e gli spazi ampi sono il marchio di fabbrica del regista giapponese, ricorrenti e simbolici tanto quando il cielo, luogo in cui si svolgono – in molti casi – tutti gli eventi del secondo e terzo atto, posto di risoluzione dei conflitti dell’arco narrativo scelto per il suo essere imparziale e per l’estetica poetica e ariosa. Non possiamo che costatare il ruolo incredibilmente attivo che svolge la natura, salvifica e da salvare nella sua visione degli equilibri del mondo e del dialogo tra la stessa e gli umani.
Secondo quest’ottica prettamente scintoista Miyazaki vuole mostrarci la maestosità della natura in quanto divina e ci riesce grazie all’incredibile lavoro di animazione dello Studio Ghibli da lui fondato nel 1985, considerato ancora ad oggi uno dei più grandi studi cinematografici di animazione in tutto il mondo.
La rassegna “Un mondo di sogni animati” ripresenterà dal 1 luglio al 17 agosto al cinema i seguenti film di Miyazaki di cui qui gli approfondimenti singoli: La città incantata, Principessa Mononoke, Nausicaa della Valle del Vento, Porco Rosso, Il Castello Errante di Howl.