Hellboy: L’Uomo Deforme di Brian Taylor

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Tempi estivi di ritorni e reboot vari che ci lasciano un po’ di amaro in bocca: dopo il Frank Drebin jr de Una pallottola spuntata di Akiva Schaffer, è la volta questa settimana di un altro film dal passato “mitologico” con un vecchio, simpatico supereroe che si riaffaccia sui nostri schermi. Si tratta come si evince a partire dal titolo, Hellboy: L’Uomo Deforme, del celebre personaggio della Dark Horse Comics, creato nel lontano 1993 dal fumettista californiano Mike Mignola e basato sull’omonimo albo del 2008, per altro una delle storie più fortunate e apprezzate dai fan della striscia, oltre che vincitrice dell Eisner Award, l’”Oscar” americano per il migliore fumetto.

Giunto, dunque, al quarto appuntamento della saga, l’obbiettivo forse era non tanto quello di riuscire ad emulare i vertici raggiunti dai due primi capitoli del franchise – Hellboy (2004) e soprattutto Hellboy: The Golden Army (2008) entrambi diretti con maestria e soldi da Guillermo del Toro e interpretati da un grandioso, carismatico Ron Perlman – ma sicuramente di fare di meglio del recente reboot del 2019 di Neil Marshall con David Harbour. E alcune premesse c’erano, dato che ad aiutare il sempre difficile e problematico percorso che va dalle storie e i personaggi disegnati sulla carta al film vero e proprio, si era aggiunto, a co-firmare la sceneggiatura della nuova pellicola diretta da Brian Taylor, lo stesso Mike Mignola. Il tocco originale del fumettista in qualche maniera si vede dato che, rispetto ai precedenti, il presente Hellboy: L’Uomo Deforme accentua, in una vicenda molto “gotica” e oscura, le tinte horror che sono una dei tratti marcanti delle storie del disegnatore di Berkeley.

Jack Kesy (al centro), Jefferson White  e Adeline Rudolph 

Siamo nel 1959 dalle parti dei Monti Appalachi nella parte orientale dell’America del Nord (in realtà il film è stato girato in gran parte in Bulgaria). Hellboy, “Red” (questa volta interpretato da un taciturno, un po’ anonimo Jack Kesy), si trova lì in missione per conto del “Bureau for Paranormal Research and Defense (“Istituto per la ricerca e la difesa del paranormale”), la fantomatica agenzia segreta federale inventata da Mignola. Al nostro demone-supereroe si accompagna la giovane e avvenente Bobbie Jo Song (Adeline Rudolph), un agente alle prime armi del BPRD, un personaggio nuovo di zecca per lo schermo e non presente nel fumetto originale.

Dopo un incipit particolarmente scoppiettante con un pericoloso ragno che diventa gigante, un treno che rovinosamente deraglia, ecc., ecc. i nostri due protagonisti, scampati al disastro, incontrano in un montano villaggio isolato, un personaggio segnato da un passato buio. Si tratta di tal Tom Ferrell (Jefferson White), che, ritornato a casa in quel luogo poco rassicurante, li introduce nella locale comunità infestata da forze maligne come Cora Fisher (Hannah Margetson), una strega votata alla magia dopo una tragedia personale, oppure Effie Kolb (Leah McNamara) che ha guidato in gioventù Tom nei territori dei misteri occulti. Piano piano però apprendiamo soprattutto che il villaggio e la zona sono dominati da un potentissimo e astuto demone,  Jeremiah Witkins (Martin Bassindale), detto “L’Uomo Deforme”, il “Crooked Man” che potrebbe essere connesso anche allo stesso Hellboy da un passato lontano. Aggiungiamoci, poi, anche il reverendo Nathaniel Armstrong Watts (Joseph Marcell), un pastore religioso cieco che poco può fare contro le forze del male, e il cerchio si chiude. Allo spettatore virtuale seguire l’intrecciarsi di eventi convulsi e demoniaci, che, come si immaginerà, si scateneranno soprattutto nella seconda parte del film di Taylor sino alla sarabanda e al tradizionale show-down finale.

Girato a basso costo (e si vede), Hellboy: L’Uomo Deforme parte bene con un interessante studio d’ambiente e degli spazi, oltre a una certa, accurata descrizione dei vari personaggi della storia; tuttavia, complice una recitazione non certo memorabile (soprattutto da parte dell’interprete di “Red”), si trasforma e si ingarbuglia, nella seconda parte, in un action-movie senza troppe pretese autoriali, ripetitivo e non particolarmente spettacolare (anche, come si accennava, in virtù di un budget risicato). Uscito con scarso successo l’anno scorso sul mercato internazionale (negli Usa direttamente distribuito in video on demand), consigliabile al più agli amanti spassionati dell’horror tout court o del personaggio a fumetti.

In sala dal 6 luglio 2025.


Hellboy – L’uomo deforme (Hellboy: The Crooked Man) – Regia: Brian Taylor; sceneggiatura: Christopher Golden, Mike Mignola, Brian Taylor; fotografia: Ivan Vatsov; montaggio: Ryan Denmark; effetti speciali: Elizabet Urukova;  musica: Sven Faulconer; scenografia: Orlin Grozdanov; interpreti: Jefferson White, Jack Kesy, Adeline Rudolph, Leah McNamara, Joseph Marcell, Hannah Margetson, Martin Bassindale, Nathan Cooper, Carola Colombo; produzione: Mike Richardson, Jeff Greenstein, Yariv Lerner, Jonathan Yunger, Les Weldon, Robert Van Norden, Sam Schulte per Campbell Grobman Films, Dark Horse Comics, Dark Horse Entertainment, Millennium Media, Nu Boyana; origine: Usa, 2024; durata: 100 minuti; distribuzione: Eagle Pictures.

 

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