Him di Justin Tipping

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Diretto da Justin Tipping (a nove anni da Kicks e dopo varie esperienze televisive) e prodotto, tra gli altri, da Jordan Peele, ormai ben noto regista di Get out (2017), Noi (2019) e Nope (2022), Him mostra il lato morboso e oscuro del sogno americano incrociando l’ossessione per l’American football, l’idea performativa della società contemporanea e la dimensione cinica di una gioventù disposta a tutto pur di ottenere fama e gloria.

La tematica, certamente non nuova, ha importanti punti di riferimento nel recente passato cinematografico.

Ne Il cigno nero (2010, Darren Aronofski), Nina (una splendida Natalie Portman), alla ricerca ossessiva del suo lato oscuro e della consapevolezza della propria sessualità lottava contro i suoi demoni per mostrare sul palco una nuova sé più tenebrosa e nera. Recentemente, The Substance ( 2024, Coralie Fargeat) ha indagato con successo di critica e pubblico la deriva ossessiva della perfezione estetica richiesta dai canoni esigenti del mercato dello spettacolo. In Him, horror sportivo inquietante ma di certo meno riuscito dei citati e ben noti lavori cinematografici, lo sguardo del regista si concentra sulla ricerca della gloria sportiva da parte del protagonista, un ragazzone yenkee cresciuto con il sogno di diventare una leggenda del football.

Cameron Cade (Tyriq Withers), infatti, è un promettente e aitante quarterback che sfiora i due metri di altezza e che ha sacrificato ogni altro aspetto della sua vita per lo sport. Alla vigilia del celebre evento dello “Scouting Combine” della National Football League, il protagonista subisce un’aggressione violenta da parte di un fan. Per evitare che il trauma gli stronchi la carriera, Cameron è disposto a qualunque compromesso e accetta di allenarsi nel misterioso compound di Isaiah White,  (interpretato da Marlon Wayans), leggendario e carismatico campione sul viale del tramonto. Il “campo per gli allenamenti” è un luogo che diventa presto un campo di battaglia reale e simbolico, proprio come in Get out (dove il protagonista capiva gradualmente di essere intrappolato ma non poteva e non riusciva a fuggire).

Il programma degli allenamenti, stabilito in una settimana, è così duro e inquietante da mettere in allarme Cameron, che si sente schiacciato e intrappolato in una spirale di controllo mentale, ansia e di manipolazione.

                             Tyriq Withers

Him, che nella seconda parte mostra la deformità e la costruzione del “mondo perfetto dell’ex campione” (un Tempio dell’icona circondato da una landa desolata piena di parassiti e devoti) risulta sproporzionato negli esiti rispetto alla riflessione iniziale, che avrebbe potuto generare un’analisi puntuale e profonda delle derive dovute alla fama e alla celebrità contemporanee alimentate dalla pressione sociale che finisce per generare mostri e non esempi virtuosi.

Ansiogeno e claustrofobico nelle premesse, Him perde, quindi, progressivamente, di consistenza e credibilità: inizialmente gli allenamenti e il sorriso sadico lievemente accennato sulle labbra dell’ex campione generano la giusta tensione, poi, l’intreccio diventa meno credibile, gli allenamenti poco realistici e nel finale la tensione si perde perché la chiusura, volutamente simbolica, appare quasi grottesca.

Buona l’idea, le interpretazioni e la tensione iniziale, peccato per la deriva grottesca e lievemente goffa che fa precipitare il film nella sua parte finale.

In sala dal 2 ottobre 2025.


Him – Regia: Justin Tipping; sceneggiatura: Zack Akers, Skip Bronkie; fotografia: Kira Kelly; montaggio: Taylor Mason; musica: The Haxan Cloak; interpreti: Marlon Wayans, Tyriq Withers, Tim Heidecker, Julia Fox, Indira Wilson, Kiara Gomez Glad Bak, GiGi Erneta, Esodie Geiger; produzione: Monkeypaw Productions;  origine: Usa, 2025; distribuzione: Universal Pictures. 

 

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