Ve lo ricordate quando c’erano i Pentium II, i Nokia, le stampanti a getto d’inchiostro? Sono passati pochi anni ma sembra essere intercorsa un’era geologica, tanto le nuove tecnologie hanno mutato i nostri comportamenti, anche i più privati e indispensabili. La rivoluzione digitale è stata formidabile quanto quella francese, come ha ben spiegato Alessandro Baricco nel suo fondamentale The Game. Parla di questo Il migliore dei mondi, dal qualche giorno visibile su Amazon Prime.
Non si tratta di una novità assoluta per il cinema italiano, ci avevano già provato Federico Moccia nel 2017 con Non c’è campo e Christian Marazziti nel 2018 con Sconnessi, a riflettere semiseriamente sulle differenze tra il mondo digitale e quello analogico. Oggi tocca alla genialità anarcoide e dadaista di Maccio Capatonda di affrontare il tema: lo fa a modo suo, assecondando la sua vena comica rodata per anni negli arcinoti sketch televisivi e poi riproposta su grande schermo con le precedenti pellicole Italiano medio e Omicidio all’italiana, in bilico tra satira e parodia.
Qui però sembra alzare l’asticella delle ambizioni, facendosi affiancare in cabina di regia dai soliti sodali Danilo Carlani e Alessio Dogana; e soprattutto modellando un personaggio meno ancorato alla fissità post-televisiva delle sue vecchie maschere caricaturali. Non solo: il comico abruzzese adotta un pattern narrativo molto classico come il “time travel”, quello per intenderci che ha fatto la fortuna di Ritorno al futuro (qui scopertamente omaggiato, e pure citato).
È la storia di Ennio Storto (sempre esilaranti e molto eloquenti i nomi fictional di Maccio), un metodico elettricista totalmente schiavo della tecnologia: intrattiene relazioni occasionali tramite Tinder, non sa spostarsi senza l’aiuto di un navigatore o ascoltare la musica senza l’intervento di Alexa.

L’incontro fortuito con una cliente che brandisce un vetusto modem 46K lo proietta in un universo parallelo rimasto fermo al 1999 (quasi fossimo nel multiverso di Everything, everywhere All At Once), nel quale il progresso tecnologico è stato bandito (e represso da pattuglie poliziesche torve come i pompieri del truffautiano Fahrenheit 451). Il povero Storto si ritrova così sprofondato in un mondo retrò in cui come d’incanto esistono ancora giornali cartacei e cabine telefoniche, e i telefoni cellulari servono incredibilmente solo per telefonare!
L’espediente narrativo è sapido anziché no, e dà la stura a gag molto riuscite come quella in cui il protagonista tenta di spiegare al commesso di un redivivo “Blockbuster” la differenza tra le sottocategorie di pornhub (big tits, mature, squirting, ecc.); oppure quella in cui per ovviare all’assenza di Google a portata di touch è costretto a consultare ponderosi tomi enciclopedici nascosti nel bagagliaio della macchina. Il problema però è che dopo lo sketch manca un’elaborazione davvero all’altezza di un tema così ambizioso, e si finisce per accontentarsi di una facile retorica nostalgica affidata a frasi come questa: “viviamo in un mondo pieno di persone che si trincerano dietro agli schermi per paura di avere dei rapporti reali”.
La verità è che al progresso tecnologico non vuol rinunciare nessuno, nemmeno il protagonista de Il migliore dei mondi, che è addirittura pronto a combattere una rivoluzione col fratello alias Pietro Sermonti pur di tornare al futuro; indeciso se optare per un’ideologia del “si stava meglio quando si stava peggio” che parrebbe contradire l’elegia del piccolo mondo antico andata in scena fino ad allora.
In definitiva però il limite maggiore de Il migliore dei mondi risiede in un approccio stilistico eccessivamente legato ai retaggi televisivi del suo autore, che non riesce mai a farsi davvero cinema. Dichiarandolo: il cinema di Bergman viene definito “palloso” e quello di Yorgos Lanthimos quasi. Col che, direi, tutto torna.
Su Amazon Prime Video dal 17 novembre 2023
CREDITS & CAST
Il migliore dei mondi – Regia: Danilo Carlani, Alessio Dogana, Maccio Capatonda; soggetto: Maccio Capatonda, Danilo Carlani; sceneggiatura: Maccio Capatonda, Danilo Carlani, Barbara Petronio, Gabriele Galli; fotografia: Cristiano Di Nicola; montaggio: Marco Spoletini; interpreti: Maccio Capatonda, Pietro Sermonti, Martina Gatti, Luca Vecchi; produzione: Lotus Production, Raffaella Leone e Andrea Leone; origine: Italia, 2023; durata: 102 minuti; distribuzione: Prime Video.
Foto di Katia Zavaglia
Mi permetto di scrivere che secondo me non hai compreso realmente il senso profondo di questo film che secondo me comunica il contrario di quello che leggo qui dato che nella pellicola di Maccio non c’è nessuna apologia di un piccolo mondo antico, niente retorica, il migliore dei mondi non esiste insomma (ma basta fare un giro e cercare delle recensioni e tutte più o meno sono su questa linea).
Credo che questo film sia un piccolo gioiello e non dargli la giustizia che merita significa ahimè avere molti pregiudizi dato che Maccio, da vero artista ci ha dimostrato che fare del cinema nuovo da queste parti è possibile e sul lungo funziona, eccome se funziona! Magari se il cinema commerciale nostrano fosse di questo livello. Ma d’altronde in Italia sembra che se nasci quadrato devi morire quadrato e invece no… Maccio ci dice che possiamo essere quello che vogliamo e se esiste davvero il migliore dei mondi, allora è quello dove siamo liberi!
PS Quello a Bergman e Lanthimos è un palese omaggio al loro cinema, nei film di Maccio tutto è il contrario di tutto… dovresti saperlo! Ma come le pellicole dei mostri sopracitati, un certo tipo di genialità non è per tutti
Per me questo film è un 8/10