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Voto
Un pavone sgargiante di nome Paco e una colomba bianca, evidentemente due limpidi simboli religiosi, come tanti altri riferimenti che si trovano nel terzo film di Laura Bispuri, il suo più maturo. E poi una bella giornale d’inverno in una palazzina che affaccia sul litorale marino che dovrebbe essere Ardea, ma non è importante. Soprattutto, però, vediamo un incontro di famiglia che assumerà in modo via via cangiante, come i colori variopinti della ruota del pavone, dei toni grotteschi, tragici, forse anche comici, probabilmente involontariamente comici.
Il genius loci del luogo è Nena (la mitica Dominique Sanda) che decide per festeggiare il suo compleanno di invitare la famiglia al completo. E così ci ritroviamo suo marito Umberto (Carlo Cerciello), un uomo paziente, innamorato e palesemente succube della donna, i figli – Vito (Leonardo Lidi) un mezzo loser e la combattiva Caterina (Maya Sansa) – e poi la cugina Isabella (Yle Vianello), la nuora Adelina (Alba Rohrwacher), la nipote Alma (Carolina Michelangeli) e perfino il genero Manfredi (Fabrizio Ferracane), un vero erotomane che alla faccia della ex moglie Caterina si presenta con la sua nuova fiamma, ovviamente più giovane, Joana (Tihana Lazovic). E non dimentichiamoci ancora della domestica Lucia (Maddalena Crippa) insieme alla figlia Grazia (Ludovica Alvazzi Del Frate) – già da subito ci accorgiamo che tra le due donne esiste qualcosa di più di una semplice amicizia o un rapporto di lavoro di vecchia data, alla faccia del buon Umberto che accetta il tutto. Sembreremmo approcciarci dalle parti del rapporto amoroso tra due donne in là negli anni di Due, il bel film di debutto di Filippo Meneghetti ma non è così.

Laura Bispuri, invece, sceglie di sviluppare la sua storia in una chiave fortemente simbolica, ricca di detour e di sorprese, come un rondò implacabile di immagini e primi piani, inframmezzato dai violini dissonanti della musica di Nando Di Cosimo che ricorda un po’ quella di Carlo Crivelli. In questa danza macabra ogni personaggio pian piano rivela se stesso, più frequentemente le proprie debolezze, ma a volte anche le sue forze. Come la modesta e quieta Adelina (interpretata al solito con grande bravura da Alba Rohrwacher), vero pilastro portante della storia che smetterà finalmente di fare, come dice in una battuta, quello che le dicono di fare gli altri e deciderà di prendere in pugno la situazione, nel momento decisivo.

Poi un evento traumatico spezza, d’improvviso, l’apparente stato di quiete della vicenda: Paco decide di imitare la colomba di cui forse si è infatuato – innamorato sarebbe troppo per un pavone – lanciandosi dal balcone per inseguire nell’aria il bianco uccello… ma il pavone, si sa, non può volare. Tragedia nera, funerale del pavone e risurrezione (almeno per alcuni personaggi).
Il paradiso del pavone di Bispuri, opera assai inconsueta, sorprendente, nell’attuale panorama cinematografico dell’Italia di oggi, è tutt’altro che cinema realistico, anche se sembra partire in quella maniera, come una qualunque descrizione di una famiglia divisa. Esibisce dei tocchi alla Roberto Rossellini (quello più magico-religioso de Il miracolo o di Viaggio in Italia) ma anche dei momenti di sospensione, rarefazione intellettuale alla Michelangelo Antonioni. Insomma fa riferimento a dei modelli alti, sfida le convenzioni della vulgata cinematografica nostrana, pur non sapendo se ci sarà uno spazio di successo commerciale per un film come questo. Dopo il debutto molto notevole della Vergine giurata (2015) e una opera-seconda forse meno riuscita come Figlia mia (2018) – entrami presentati al Festival di Berlino – la regista romana qui ci consegna un film splendidamente recitato (bellissimo il terzetto Sanda–Rohrwacher– Sansa), dai tratti anomali e inconsueti, che stimola una riflessione sulla nostra esistenza, intrisa di un sottotesto spirituale, di una religiosità antica e ascondita.
Gli auguriamo che possa trovare un pubblico che premi questa originalità di messa in scena e di racconto sacrale.
In sala dal 16 giugno
Il paradiso del pavone – Regia: Laura Bispuri; sceneggiatura: Laura Bispuri, Silvana Tamma ; fotografia: Vladan Radovic ; montaggio: Carlotta Cristiani; musica: Nando Di Cosimo; interpreti: Dominique Sanda, Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Carlo Cerciello, Fabrizio Ferracane, Leonardo Lidi, Tihana Lazović, Maddalena Crippa; produzione: Vivo film con Rai Cinema, in associazione con Colorado Film, in coproduzione con Match Factory Productions, con il sostegno del MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e del Film, e Medienstiftung NRW; origine: Italia/Germania, 2021; durata: 89’; distribuzione: Nexo Digital, in collaborazione con FICE.
