Protagonista di Fiore di Claudio Giovannesi, Daphne Scoccia è il personaggio di “James Dean” una delle carcerate protagoniste di Fuori, il nuovo film di Mario Martone. Abbiamo conversato con lei per commentare quest’esperienza ed affrontare altri aspetti della sua crescita artistica e personale.
Domanda: Il tuo percorso col cinema inizia quasi per caso con Fiore. Alla luce di quest’ultimo tuo film, cosa credi di aver appreso? Cosa ti senti di consigliare a chi vuole intraprendere il mondo della recitazione e magari non ha le possibilità economiche per una formazione più strutturata?
Daphne Scoccia: nel caso non ci credo più. Siamo dei fili in sincronicità con l’energia vibrazionale dell’Universo. Siamo atomi, miracolo. Solo che viviamo in una società che fa di tutto per allontanarci, per calcificare la nostra ghiandola pineale. Ho anche visto recentemente una videoconferenza sul linguaggio del corpo, in cui si diceva che il nostro linguaggio verbale è solo il 5/7% circa. Il restante è quello del corpo che non mentirà mai. Io, ad esempio, non avrei mai pensato di fare l’attrice, in quanto facevo fatica ad esprimermi per via del mio imbarazzo. Però, ho deciso di uscire dalla mia zona di comfort.
Cosa hai appreso da quest’ultima esperienza con Mario Martone?
Credo di apprendere continuamente da tutte le esperienze nel cinema e non solo. Mi piace confrontarmi con le persone, con chi ha più esperienza di me ma anche con chi ne ha di meno. Anche i provini e gli allenamenti mi formano. In quest’ultimo film, Ippolito di Majo e Mario Martone un anno prima mi hanno contattata: abbiamo preso un caffè e mi hanno parlato di “James Dean”. Conoscevo già Goliarda Sapienza. Non ci potevo credere. Ero molto felice. Sono stata contenta di lavorare anche con Valeria Golino, Elodie e Matilda De Angelis. Con Matilda abbiamo iniziato il percorso lavorativo quasi insieme, ci conoscevamo ma non avevamo avuto modo di lavorare prima. Sono di un’umanità impressionante. Elodie ha fatto la bora romana. La gente fa fatica a comprendere che il lavoro da attrice consiste proprio in quello: trasformarsi in qualcos’altro. Ha dato fastidio proprio questo, vederla in altri panni rispetto a quelli da cantante che in genere riveste. Purtroppo, la gente è troppo superficiale.
Il bello di questo lavoro è poter praticare l’empatia: siamo tutti diversi ma anche simili per alcuni aspetti. Attraverso la recitazione vado a scavare dentro di me, comprendendo come una persona arrivi a dire o a fare un determinata cosa. Attraverso la recitazione posso piantare un semino nelle persone che guardano, dando voce a chi è ai margini. Puoi risvegliare la coscienza delle persone. Io sono andata nelle scuole, nelle carceri minorili e nei cinema a parlare.
A cosa stai lavorando attualmente? Puoi darci alcune anticipazioni?
Sto lavorando ad un film intitolato Amici Comuni di Marco Castaldi, dove reciteranno anche Raoul Bova, Luca Vecchi, Beatrice Arnera e Francesca Einaudi. Io interpreto la sorella di Luca Vecchi, nel film precedente con Marco interpretavo invece l’amante. In verità, conoscevo già la storia, perché deriva da un cortometraggio sempre di Marco Castaldi, che si chiama appunto Amici Comuni e in cui avevo avuto modo di lavorarci. Questo film è l’allungamento della storia di partenza, in pratica. Mi son divertita molto sul set, d’altronde ero tra amici. In più, ho conosciuto Beatrice e Francesca, due persone veramente meravigliose. Siamo stati in una villa assurda, in mezzo al verde. Lavoravamo 12 h ore al giorno e la sera mangiavamo roba squisita. Al momento, mi mancano delle pose da realizzare, ma ho quasi finito.
E con chi ti piacerebbe lavorare?
Dovrei citare troppi nomi, per esempio: Xavier Dolan, Almodovar, Sorrentino ai tempi di Le Conseguenze Dell’Amore. Mi piacerebbe realizzare un film d’azione o un thriller psicologico. Sarebbe un’esperienza divertente: diventerebbe una coreografia. Che poi, è quello che un po’ succede in Fuori nel momento in cui io e Valeria Golino ci prendiamoci a ceffoni.
