-
Voto

Probabilmente il 2021 è l’anno di Jaume Collet-Serra, non particolarmente noto (almeno al sottoscritto), se non per alcuni thriller su cui si era specializzato come il suo film d’esordio, il discreto remake del 2005 del celebre classico degli anni Cinquanta, La maschera di cera (1953, per la regia di André De Toth), coronato da un buon successo al botteghino. Poi alcuni lavori non particolarmente rilevanti sino a che la Disney non gli ha affidato Jungle Cruise, la cui uscita è stata posticipata di un anno a causa del Covid. Attualmente, però, il regista catalano-americano è di nuovo al lavoro per il superomistico Black Adam, forse ancor più nelle sue corde dark, commissionatogli dalla Warner e della DC Comics, che dovrebbe uscire l’anno prossimo di questi tempi (e speriamo una volta tanto senza il Covid). Evidentemente Collet-Serra si è dimostrato un serio confezionatore di blockbuster come già dimostra in questo simpatico film che una volta veniva definito “per famiglia”.
Siamo nella Londra del 1916, quindi nel pieno della I° Guerra mondiale, dove una intraprendente studiosa di botanica, Lily Houghton (Emily Blunt) riesce a rubare in modo rocambolesco una preziosa punta di freccia alla locale Società geografica, soffiandola via al villain di turno, il Principe tedesco Joachim (Jesse Plemons) che, per la cronaca, non si capisce come possa girare liberamente in pieno territorio nemico. Ma non abbiamo il tempo di scandalizzarci per questa piccola licenza poetica, dato che subito ci troviamo in Brasile con l’assatanata botanica che si dirige, insieme al fratello MacGregor (Jack Whitehall), nei meandri della foresta amazzonica per cercare, grazie alla freccia rubata, un antico, mitico albero i cui petali, le lagrime della Luna, possono curare qualsiasi malattia. Giunta a Porto Velho, Lily ingaggia la scalcagnata imbarcazione del marinaio Frank alias Dwayne Johnson, un piccolo truffatore spiantato ma altrettanto prestante e coraggioso. L’ex wrestler, The Rock, dallo smagliante sorriso Durban’s, avrà modo, aiutato da un simpatico giaguaro selvaggio che vive nella barca come un gattone, di farsi valere nelle avventure che ne seguono.
Aggiungiamo solo, per non farla troppo lunga, che il fessacchiotto prussiano insegue con un sottomarino teletrasportato nella giungla i nostri eroi alla ricerca dell’albero magico, per far vincere la guerra alla Germania mentre compare. in concorrenza, un terzo incomodo anch’esso interessato alla scoperta e in più particolarmente cazzuto: gli spettri di una antica spedizione di conquistadores spagnoli, capitanati da Lope de Aguirre – nessun riferimento ovviamente ai bellissimi film di Werner Herzog come Aguirre (1971) o Fitzcarraldo (1982) interpretati da Klaus Kinski (roba troppo seria). Tramite i miracolosi petali di Luna, infatti, i fantasmi degli ex invasori spagnoli potrebbero finalmente liberarsi dalla punizione durata secoli che li ha incatenati a quel luogo per loro maledetto. E poi tante altre simpatiche quanto inverosimili invenzioni che animano Jungle Cruise.

La specificità, per altro non nuova, dell’opera di Collet-Serra sta nel fatto che è ispirato alla lontana al “Jungle River Cruise” di Disneyland (1955) e che a partire dal divertimento dei visitatori di un’attrazione di un Parco giochi (e non viceversa) sia nata l’idea e il progetto del film.
Ma al di là di questa particolarità, sono innumerevoli i modelli che lo hanno ispirato. In una lunga lista che qualunque cinefilo potrebbe arricchire a piacimento, c’entrano di diritto i classici Disney in live action, come ad esempio, Il fantasma del pirata Barbanera (1968) di Robert Stevenson oppure il media franchise dei Pirati dei Caraibi prodotta da Jerry Bruckheimer e basata anch’essa sull’attrazione “Pirates of the Caribbean” dei parchi Walt Disney. Ovviamente non potrebbe mancare l’inarrivabile saga spielbergiana di Indiana Jones o per l’idea di un sottomarino in un luogo improbabile, potremmo citare il fantastico Vita privata di Sherlock Holmes (1970) di Billy Wilder. Ma chi ne ha, più ne metta – il divertimento è (mezzo) assicurato, qualcuno certo si lamenterà per l’eccesso di CGI particolarmente visibile sul grande schermo o per il montaggio spesso troppo frenetico. Comunque, l’affiatamento del terzetto dei protagonisti funziona sempre alla vecchia maniera hollywoodiana e a parte la divertente comparsata di Paul Giamatti – non lo diciamo per ironia – la nostra personale star è risultato il giaguaro. Sì, lo confesso, mi sono sentito amico del giaguaro brasiliano, per altro il più grande felino americano che purtroppo è in via di estinzione come denunzia il WWF.
Dal 28 luglio 2021 in sala e dal 30 anche sul canale Disney+
Jungle Cruise – Regia: Jaume Collet-Serra; sceneggiatura: Michael Green, Glenn Ficarra, John Requa, J.D. Payne, Patrick McKay; fotografia: Flavio Martínez Labiano; montaggio: Joel Negron; effetti speciali: J.D. Schwalm, Jim Berney, Base FX, Clear Angle Studios, Double Negative, Effetti Digitali Italiani, Halon Entertainment, Industrial Light & Magic, Legend3D, Mill Film, Moving Picture Company, Rising Sun Pictures, Rodeo FX, The Third Floor, Universal Production Partners, Weta Digital; musica: James Newton Howard; interpreti: Dwayne Johnson (Frank Wolff/ Francisco Lopez de Heredia), Emily Blunt (Lily Houghton), Jack Whitehall (il fratello MacGregor Houghton), Édgar Ramírez (Lope de Aguirre), Jesse Plemons (Príncipe Joachim di Prussia), Paul Giamatti (Nilo Nemolato), Andy Nyman (Sir James Hobbs-Cunningham), Quim Gutiérrez (Melchor); produzione: Walt Disney Pictures, Seven Bucks Productions, Davis Entertainment, Flynn Picture Company, Zaftig Films, TSG Entertainment; origine: USA, 2021; durata: 127’; distribuzione: Walt Disney.
