Jurassic World – La rinascita di Gareth Edwards

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28 anni dopo; Ballerina; Karate Kid; Lilo & Stitch; Mission: Impossible – The Final Reckoning e anche Superman, prossimamente.

Tra reboot, prequel, sequel, spin off e remake, pare questa, in buona sostanza, l’unica configurazione che l’odierno Blockbuster statunitense sia in grado di assumere. Una strada che non manca di allarmare, certamente, molta critica e, forse,  una parte (esigua? residuale?) degli spettatori. In questo contesto produttivo e distributivo, Jurassic World – La rinascita entra a pieno titolo, senza remore o timori, a confermare che l’intenzione dei grandi Studios è quella di recuperare finalmente il grande pubblico sparito dalle sale dal 2020, dispiegando tutta la propria potenza di fuoco, e che se è vero che latitano idee originali (ma sono mai state possibili?), certo non è scontato che manchi la qualità.

Cinque anni dopo gli eventi narrati in Jurassic World – il dominio (e in parte contraddicendone l’assunto), i dinosauri si aggirano smarriti e malati per le strade delle nostre città, incapaci di adattarsi a un ambiente troppo inquinato e troppo diverso rispetto al loro habitat naturale. L’unico lembo di pianeta nel quale riescono ancora a prosperare è la fascia equatoriale, i cui mari e le cui isole più remote sono state dichiarate off-limits dalle autorità, perché ritenute troppo pericolose. Su una di queste isole, diciassette anni prima, sono stati condotti esperimenti genetici su alcune specie di dinosauri, tra i più grandi e pericolosi, prima di esservi definitivamente abbandonati e lasciati liberi di vivere isolati e indisturbati. Il loro DNA, tuttavia, fa gola alle industrie farmaceutiche di tutto il mondo e alla Parker Genix in particolare, che, per il tramite del grigio faccendiere Martin Krebs (Rupert Friend), ingaggia a suon di quattrini l’ex mercenaria Zoe Bennet (Scarlett Johansson) per la sua ultima e molto remunerativa missione. Ad aiutarla nell’impresa di recuperare il prezioso materiale genetico, Zoe chiama  a raccolta la propria storica squadra, di cui fanno parte il comandante Duncan Kincaid (Mahershala Ali) e il capo della sicurezza Bobby Atwater (Ed Skrein), affiancati dal paleontologo Dott. Henry Loomis (Jonathan Bailey) esperto dei grandi rettili un dì estinti. Portare a termine la missione si rivelerà tutt’altro che scontato. I cinque protagonisti e il loro equipaggio, prima riuscire prelevare il DNA da tre delle specie di dinosauri più grandi e pericolose in assoluto, saranno chiamati ad affrontare un detour per mettere in salvo una famiglia alla deriva in aperto oceano, e poi a tentare di sfuggire dalle bocche voraci di alcuni degli esperimenti che ora vagano sull’isola a piede libero.

Chiusa, come peggio non si poteva, la trilogia che ha visto al timone Colin Trevorrow, con il soporifero Jurassic World – Il dominio (2022), Spielberg pare volersi concedere un ultimo tentativo, chiamando a bordo un regista come Gareth Edwards, in molti sensi a lui affine e che già in passato ha dato prova di grande bravura sia che lavorasse su progetti personali, sia che lavorasse su commissione. Non a caso, infatti, è senza dubbio suo il film più riuscito della nuova era di Star Wars post acquisizione Disney. Ci riferiamo, ovviamente, a Rogue One: A Star Wars Story (2016).

Rupert Friend e Scarlett Johansson

Ad affiancarlo, in fase di sceneggiatura, troviamo David Koepp, uno che il mondo giurassico ideato da Michael Crichton lo conosce bene e lo frequenta sin dal suo esordio spielberghiano su grande schermo, nel 1993. Pur nel solco di un cinema citazionista, Koepp riporta la vicenda verso ambientazioni più familiari per il grande pubblico, facendo piazza pulita di personaggi e ambientazioni viste nell’ultimo capitolo e diminuendo il numero dei protagonisti in favore di un gruppo più ristretto ma certamente meglio delineato e riconoscibile. Riconoscibili, se vogliamo, sono anche alcune delle situazioni narrative proposte nella pellicola, cliché che rendono unico e peculiare questo universo, pur non scadendo nel banale.
Per quanto riguarda il lavoro del regista, è come se Edwards, in un certo senso, prima di dirigere questa opera, avesse già fatto le prove generali nel 2014 con il “suo” Godzilla, il Kaiju che, a partire dal 1954, ha reso cinematograficamente plastico il trauma e la paura atomica di una nazione. Ed è dai sentimenti di paura e terrore, che suscitano in noi spettatori le immagini della sequenza iniziale, che Edwards riparte. Il temibile D-Rex che la Johasson e gli altri protagonisti sono chiamati ad affrontare, al contempo, omaggia e richiama le spaventose fattezze del suo Godzilla. Non tanto, e non solo, da un punto di vista meramente visivo, quanto piuttosto nel suo metaforizzare l’orrore che un ingegno umano senza freni e remore morali è in grado di generare. Riflessioni e dilemmi morali che innervano l’intera vicenda, ripercorrendo le strade già battute dalla letteratura fantastica di H.G. Welles con L’Isola del Dottor Moreau (anche qui i protagonisti a un certo punto naufragano su di un isola), o quella gotica di Mary Shelley dove a corrompere il sogno dei nuovi prometeo è quasi sempre un’ambizione smodata e senza freni. A queste riflessioni, ancora attuali ma pur sempre battute mille volte, regista e sceneggiatore ne aggiungono di ulteriori.  Se, infatti, in Jurassic World – Il regno distrutto (2018), l’umanità pareva essersi assunta la responsabilità di prendersi cura di una specie che, sebbene estinta da milioni di anni, era stata fatta risorgere, ora la ritroviamo in qualche modo assuefatta alla sua presenza e quasi rassegnata a una sua prossima nuova scomparsa. Nelle città, al grande stupore iniziale si è andata sostituendo la noia, se non addirittura il fastidio. Con le risorse finanziare destinate alla gestione e al contenimento delle pandemie, per sopravvivere all’Antropogene ai grandi rettili non rimane altra soluzione che rifugiarsi in riserve naturali in capo al mondo. Siamo nell’era dei new media, bellezza! Dove tutto accade in fretta e ancor più in fretta viene dimenticato, dinosauri compresi. Il sogno di un’umanità migliore dopo la pandemia da Covid 19, come la storia ci ha dimostrato, si è rivelata un’illusione momentanea.

A questa assuefazione a tutto, Edwards oppone invece un cinema capace di recuperare un “Sense of Wonder” che pareva smarrito, partendo proprio dall’omaggiare il padre cinematografico di questa saga: la lunga, emozionante, sequenza in mare aperto con la ciurma alla ricerca e all’inseguimento del Masosauro è una dichiarazione d’amore e di intenti nei confronti del papà de’ Lo Squalo (1975).  Ma al senso di angosciante assuefazione, Edwards oppone anche dei protagonisti che, nonostante le perdite patite e le brutture del mondo, i travagli morali e le zone d’ombra di cui si fanno portatori, non rinunciano ad affermare e a riscoprire la propria umanità, a lottare e sacrificarsi per essa. Sono questi i personaggi di cui il regista di The Creator (2023), a ben vedere, ama raccontare le storie.

Un film che in ultima analisi, pur rimanendo fedele alla tradizione cinematografica del capostipite, funziona su tutta la linea: il ritmo è incalzante, meraviglia e terrore sono li a portata di mano e anche il cast si dimostra all’altezza del compito. Su tutti spiccano Mahershala Ali, Rupert Friend e naturalmente Scarlett Johansson (ulteriore protagonista femminile in un film di Edwards) che pare aver finalmente recuperato lo smalto di un tempo, dopo la lunga parentesi supereroistica targata Marvel.

Unica avvertenza: forse non adattissimo a un pubblico troppo piccolo.

In sala dal 2 luglio 2025.


Jurassic World – La rinascita (Jurassic World: Rebirth) – Regia: Gareth Edwards; Sceneggiatura: David Koepp (dai personaggi creati da Michael Crichton) ; fotografia: John Mathieson; montaggio: Jabez Olssen; musica: Alexandre Desplat; interpreti: Scarlett Johansson, Mahershala Ali, Rupert Friend, Manuel Garcia-Rulfo, Luna Blaise, David Iacono, Audrina Miranda, Philippine Velge, Bechir Sylvain, Ed Skrein; produzione: Universal Pictures, Amblin Entertainment, The Kennedy/Marshall Company; origine: USA, 2025; durata: 134 minuti; distribuzione: Universal Pictures.

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