La casa degli sguardi di Luca Zingaretti

La casa degli sguardi è la prima regia cinematografica per l’attore Luca Zingaretti (Gli occhiali d’oro, Romanzo di una strage, Il commissario Montalbano…) che fino ad ora aveva provato a mettersi dietro la cinepresa solo per le ultime puntate della serie televisiva di Il commissario Montalbano nel 2021. Per il suo esordio alla regia Zingaretti sceglie di portare sullo schermo l’opera autobiografica e omonima dell’autore romano Daniele Mencarelli. La sceneggiatura del film, scritta a più mani, porta infatti anche la firma di quest’ultimo.

Marco (Gianmarco Franchini) è un ventitreenne che ha sofferto la perdita prematura della madre e non sa ancora capacitarsene. Il risultato è un ragazzo stravolto dai sentimenti negativi, troppo pesanti e incontrollabili per riuscire a viverli nel quotidiano di ogni giorno. La sua prima via di fuga si chiama alcool. E nell’alcool riesce ad affogare facilmente i suoi tormenti. La sua seconda via di fuga si chiama poesia, passione che ha ereditato dalla madre morta. Quest’ultima funziona però meno bene del vino e della grappa, o almeno non soddisfa Marco quanto lui vorrebbe. Nonostante l’amorevole padre, che di mestiere fa il tranviere (Luca Zingaretti), faccia di tutto per stargli vicino e continui a mostrargli fiducia nonostante le sue continue ricadute, Marco non riesce però ad ingranare nella vita. Per accontentare il padre e il suo amico editore Davide (Filippo Tirabassi) una mattina si presenta, anche se con poca motivazione, a lavorare ad una cooperativa di pulizie dell’ospedale pediatrico romano Bambino Gesù. Un poco alla volta Marco riesce a trovare nel lavoro lo spirito giusto per andare avanti e uscire dall’isolamento in cui lo ha portato l’alcolismo. Grazie a Luciano (Riccardo Lai), Giovanni (Federico Tocci) e Claudio (Alessio Moneta), i suoi compagni di squadra, capisce che, come gli rinfaccia con pragmatismo Giovanni “l’esclusiva dei casini non ce l’ha solo lui”. Comincia a frequentare la collega Paola (Chiara Celotto) con la quale inizia una relazione. Ma l’alcol continua a rimanere la sua unica àncora di salvezza, specialmente quando i rovesci della vita gli portano via, e ripetutamente, gli affetti e le amicizie che si è da poco e con fatica conquistato.

La casa degli sguardi è un film dove prevalgono – in un basso continuo di romanità –  i buoni sentimenti anche in forza delle relazioni positive che si instaurano fra gli individui . È un invito a riconsiderare l’importanza di quei piccoli gesti quotidiani e sì, anche di sfuggenti e volatili sguardi, che fanno, a volte, la differenza, e aiutano ad alleggerire situazioni che spesso vengono a pesare nella realtà di ogni giorno. Sembra che al Zingaretti regista interessi più il contenuto che la forma e forse per questo sullo schermo le lacrime scorrono facili, specie al protagonista, che sembrerebbe volersi portare sulle spalle tutta la sofferenza del mondo. Nel film il regista lo sottopone ad una transizione catartica, in quanto deve prima arrivare a conoscere fino in fondo il dolore, per poter poi veramente decidere di voler uscire dal tunnel della dipendenza. E arrivare quindi a raggiungere uno stato d’animo di quieta, o almeno prolungata serenità emotiva. Quando Marco, infine, riesce finalmente a trovare un equilibrio interno praticando un lavoro, umile ma utile, al servizio della società, ciò gli permette di relazionarsi e confrontarsi con una realtà esterna per certi versi più dura della sua; si apre agli altri e comincia ad empatizzare con chi è ancora più sfortunato di lui. Il lavoro acquista un valore doppio: per l’individuo e la comunità. Se l’impiego viene percepito da Marco come orgoglioso riappropriarsi del proprio tempo – quest’ultimo prima probabilmente sprecato davanti a più di un bicchiere al bar – è oltremodo motivo di partecipazione ad un gruppo, la squadra appunto, nella quale tutti si rispettano e aiutano vicendevolmente. Ecco, qui forse la situazione presentata nel film è molto edulcorata rispetto alle realtà delle cooperative, dove i contratti sottopagati rendono difficili anche le relazioni umane. Possiamo dire che questo non è, forse,  il punto di forza della storia.

Inoltre, il regista romano mette in rilievo una relazione padre-figlio – la somiglianza fra i due è accentuata dalla testa rasata di Marco – che per quanto tesa non degenera mai nella violenza e Zingaretti padre diventa idealmente la figura paterna per antonomasia, in quanto, calmo e paziente, non perde mai la fiducia nel figlio nonostante tutto quello che combina! Tutto sommato La casa degli sguardi è un film che mette l’accento sulla forza positiva delle relazioni umane e la capacità del singolo di uscire dalle fasi buie della propria esistenza rimboccandosi le maniche e prendendo parte ad un lavoro di gruppo, sia questo, come nel caso di Marco, lo sgombero di mobili dalla canonica, o altri progetti non in solitario. Lo consigliamo a chi cerca al cinema una storia generosa e ricca di umanità.

In anteprima alla Festa di Roma 2024 (sezione Grand Public)
In sala dal 10 aprile 2025


La casa degli sguardi  – Regia: Luca Zingaretti; sceneggiatura: Gloria Malatesta, Stefano Rulli, Luca Zingaretti, Daniele Mencarelli; fotografia: Maurizio Calvesi; montaggio: Stefano Chierchié ; musiche:  Michele Braga; scenografia: Giada Esposito; interpreti: Gianmarco Franchini, Luca Zingaretti, Federico Tocci, Chiara Celotto, Alessio Moneta, Riccardo Lai, Marco Felli, Cristian Di Sante, Filippo Tirabassi, Katia Greco, Simone Carta; produzione: Bibi Film, Clemart, Stand by Me, Rai Cinema; origine: Italia 2024; durata: 109 minuti; distribuzione: Lucky Red.

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