Liberi – duc in altum di Santos Blanco

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Entra in dodici monasteri di clausura della Spagna, la macchina da presa dell’esordiente Santos Blanco. Li scorge tra il paesaggio naturale incantevole e delicatamente li avvicina. Ne attraversa i muri fino a incontrare le consacrate e i consacrati che li abitano, con la loro scelta e le loro storie alle spalle: diverse, già luminose e a volte dure, di vita nel mondo prima di prendere i voti.

Le loro riflessioni diventano un documentario che inizia con una frase di Papa Francesco: «Il mondo e la Chiesa hanno bisogno di voi come fari che illuminano il cammino degli uomini e delle donne del nostro tempo». In queste parole si è «imbattuto» il regista – si legge nel pressbook del film – ed è «iniziato così un viaggio» che parla della conversione e della vocazione di queste vite appartenenti a diversi ordini religiosi di vita monastica in clausura.

Un insieme di testimonianze che offre riflessioni su Dio, sulla preghiera, sul silenzio, sull’esistenza terrena, sulla verità che rende liberi e sulla felicità. Sul silenzio e sull’ascolto. Sulla natura e sull’autenticità del vivere. Sul dono del discernimento da chiedere allo Spirito Santo e sulla sofferenza in cui non siamo soli. Sulla morte stessa: mistero ma anche incontro definitivo col Padre.

Di tutto questo parlano gli intervistati del documentario prodotto da Bosco Films e Variopinto Producciones, con il sostegno della Fondazione DeClausura. Parlano anche della libertà, tanto, e per questo il loro denso insieme di testimonianze è rilegato nel titolo Liberi: per l’abbondante materiale su questo tema decisamente al centro – spesso frainteso – del nostro tempo distraente. La libertà che distingue l’essenza dall’apparenza, il vero interno a noi, nutriente e costruttivamente ordinato, dai suoi surrogati stonati e infestanti. Quelli che facilmente si possono indossare, col loro scintillio incapace di nascondere il vuoto esistenziale dei nostri schemi sociali e culturali.

Di questa organizzazione frenetica che non sa guardare la propria infelicità, di questa società che ben conosce la paura, parlano le numerose testimonianze di Liberi che dopo il successo in Spagna esce anche nel nostro paese. Con silenziosa, elegante delicatezza, l’opera di Blanco osserva e ascolta un mondo poco conosciuto, cercando di restituirne il senso e il valore in modo esaustivo, mettendolo in relazione con l’oggi. Lo fa attraverso pensieri chiari e profondi su una scelta di vita «che non è fuga dal mondo – spiega una testimonianza – ma un andare verso Dio» uscendo da sé stessi. Per conoscerlo e offrirsi alla comunità. «Per farlo – spiega un altro volto di Liberi – dobbiamo lasciare il cibo dello schiavo per prendere il cibo dell’uomo libero».

Ecco la parola libertà che torna, in quella vita monastica che non può nascere dal desiderio di sottrarsi alla fatica del mondo, ma dalla risposta sincera a una chiamata. Per la ricerca di pienezza, di «felicità autentica» e «durevole» anche quando assume «la forma della croce», ascoltiamo ancora, e si traduce in pace ed armonia nella fatica, nella rinuncia, nella relazione col nostro essere umani fragili, nelle difficoltà dell’esperienza terrena e della stessa vita comunitaria. «Se vieni per frustrazione – spiega una suora – la ritrovi qui con te. Se vieni per fuggire dal lavoro, c’è più lavoro qui che fuori». «Qui si viene a dare la vita», dopo aver conosciuto l’amore di Dio.

«So di chi mi sono fidato», sentiamo dire ancora citando San Paolo, a proposito di quel cammino vocazionale paragonato, nel documentario, a un chicco seminato nel cuore, che col tempo cresce e diventa fiore. Magari in quella «zona verde» con cui una suora sintetizza l’utilità della vita monastica: «Siamo come le zone verdi delle città. Apparentemente non fanno nulla, ma sono essenziali, altrimenti le persone soffocherebbero. Siamo le zone verdi che indicano la strada verso Dio». Su questo colore, anche inteso come Creato, come natura da custodire perché da essa siamo custoditi, riflettono i volti di Liberi: «La natura è un libro in cui leggiamo Dio», lo spazio in cui «per analogia con la creazione vediamo Dio», aggiungono citando ancora San Paolo, prima di tornare, con l’ultima riflessione, a quella libertà che «è il dono più grande che Dio ha fatto all’uomo». Quella libertà parola chiave di un documentario che ne stilla molte altre. Preziose.

In sala il 29-30 aprile 2025.


Liberi (Libres) – Regia: Santos Blanco; sceneggiatura: Javier Lorenzo; fotografia: Carlos De La Rosa; montaggio: Paulo Garcia Seco; musica: Oscar M. Leanizbarrutia; produzione: : Lucìa Gonzales-Barandian, Santos Blanco, Bosco Films, Variopinto Producciones; origine: Spagna, 2023; durata: 108 minuti; distribuzione: Bosco Films, Arkadia Group.

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