Lo sguardo di Satana – Carrie di Kimberly Ane Peirce

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Nel sobborgo di Chamberlain, nel Maine, Margaret White (Julianne Moore), una fanatica religiosa, partorisce una bambina senza alcuna assistenza, non sapendo neanche di essere incinta. La donna prova la forte tentazione di assassinare la neonata, fermandosi soltanto all’ultimo istante.

Sedici anni dopo, Carrie (Chloë Grace Moretz) è divenuta una ragazza dolce e semplice ma emarginata a causa del suo modo di vestirsi e di comportarsi, dovuti all’influenza subdola della madre. A circa un mese dal ballo di fine anno, mentre si fa la doccia nello spogliatoio femminile della scuola, Carrie ha le sue prime mestruazioni; non essendo a conoscenza della causa del sanguinamento, cade nel panico e, terrorizzata, chiede aiuto alle proprie compagne che invece la deridono lanciandole contro degli assorbenti. Una di loro, Chris (Portia Doubleday), riprende l’accaduto con il proprio cellulare, mentre la professoressa Desjardin (Judy Greer)  porta Carrie dal preside per farla tranquillizzare. Venuta a sapere dell’accaduto, Margaret accompagna la figlia a casa. Credendo che il sanguinamento della ragazza sia dovuto a dei pensieri impuri, la rinchiude in uno sgabuzzino ordinandole di pregare. In un impeto d’ira Carrie manifesta dei poteri telecinetici danneggiando la porta.

Questi sono circa i primi venti minuti, ottimi, de Lo sguardo di Satana – Carrie, quarta, buona, trasposizione cinematografica del primo libro pubblicato da Stephen King, Carrie (1974), appunto. Una premessa agghiacciante che rende perfettamente tutta la solitudine della giovane, vittima della madre e della poca sensibilità dei compagni. Il senso di solitudine è proprio di King, è la sua cifra stilistica da sempre e, immaginiamo, per sempre. A volte, nelle sue opere, questo grave sentimento di smarrimento viene superato, a volte, come in Carrie, esplode con conseguenze drammatiche, soprattutto per le persone più malevole.

Chloe Moretz (a sinistra) e Julianne Moore 

Il film di Kimberly Ane Peirce, riproposto ora da Netflix, è il remake del capolavoro di Brian De Palma Carrie – Lo sguardo di Satana (Carrie, 1976) e per questo è stata, pensiamo, una operazione difficile in partenza, ma l’esperimento è, secondo noi, riuscito, grazie anche a interpreti perfetti in sé e ben diretti. Il film continua, infatti, con un buon ritmo che non sacrifica la psicologia e le motivazioni dei personaggi, come quelle di Sue (Gabriella Wilde), che sola si preoccupa di Carrie e del trattamento da lei subito. “Una persona può essere provocata fino a un certo punto, prima che esploda”: i poteri della piccola Carrie sono la sua reazione al tanto male ricevuto, una via di uscita inconsapevole alla pazzia della madre e alla malvagità delle compagne di una provincia americana che si fa specchio del mondo intero.

King, qui autore anche del soggetto, racconta quasi sempre di emarginazione e del suo percorso degradante o di redenzione, per questo sono tantissimi i ragazzi e gli adulti che si immergono nei suoi libri e nei film da essi tratti, perché tutti siamo stati o siamo emarginati. E, probabilmente, tutti potremmo scatenare i nostri poteri nascosti, se non incontrassimo qualcuno che ci liberi della solitudine.

Lo sguardo di Satana – Carrie è una fiaba horror che fa tenerezza, fa paura e, di nuovo, genera compassione per una ragazza indifesa e impotente, che si fa vendetta perché sfinita dal male. La regia è buona e sa esaltare, come scritto, tutti gli attori, impegnati alcuni in parti dolci e altri in parti di uomini e di donne odiosi, che riempiono lo schermo i primi di accoglienza e i secondi di scellerata stupidità. Esiste, infine, nella realtà il fanatismo della madre di Carrie? Sì, esiste purtroppo, basta leggere un giornale o vedere le news in televisione, sperando solo che una Carrie ci sia davvero e si faccia vendetta. O, forse, perdono.

Su Netflix


Lo sguardo di Satana – Carrie (Carrie) – Regia: Kimberly Ane Peirce; sceneggiatura: Roberto Aguirre-Sacasa,  Lawrence D. Cohen; fotografia: Steven Yedlin; montaggio: Lee Percy; effetti speciali:  John MacGillivray; musica: Marco Beltrami; interpreti: Julianne Moore, Chloë Grace Moretz, Portia Doubleday, Judy Greer; produzione: Metro-Goldwyn-Mayer; origine: USA, 2013; durata: 99 minuti; distribuzione cinema: Warner Bros. Pictures.

 

 

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