M3GAN 2.0  di Gerard Johnstone

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Megan è un prodigio dell’intelligenza artificiale. Il tema era ed è, quindi, di attualità, ma a noi, qui, in questo caso, interessa la paura. Che non può e non deve essere quella del futuro o, se vogliamo, del presente. Un pretesto, questo sì, l’intelligenza artificiale, per terrorizzare davvero, come sanno dei bravi autori di cinema di cui siamo, qui, a scrivere.
Creata dalla robottista Gemma (Allison Williams), la bambola bambina è in grado di ascoltare, osservare e apprendere, diventando confidente, insegnante, compagna di giochi e custode del bambino a cui viene affidata. Quando Gemma si ritrova improvvisamente a prendersi cura della nipote di otto anni, Cady (Violet McGraw), rimasta orfana, decide di affidarle il suo prototipo di Megan. Ma questa scelta porterà a conseguenze inimmaginabili. Abbiamo ora così riassunto, brevemente, il clou del primo capitolo di M3GAN (2023) che ci era piaciuto, divertendoci e spaventandoci molto. Per esempio, è difficile dimenticare il balletto contorsionista con cui Megan iniziava a rincorrere una delle sue vittime, un gioco sarcastico e sadico che rimandava a quello altrettanto sadico o, per lo meno, sornione e voyeuristico dello spettatore. Forse, il terrore si esorcizza rimanendone, in un primo, misterioso, momento, affascinati, per poi, in molti casi e fortunatamente, rifiutarlo, quando il suo compimento non attrae più e, anzi, suscita indignazione o un più opportuno imbarazzo – più opportuno nel senso del nostro dovere a dare un giudizio sincero, sobrio, attento alla nostra (di nuovo) misteriosa, natura. Per non correre il rischio di essere ipocriti o saccenti, la condanna della violenza è e deve essere, di per sé, violentissima. Insomma pacifisti e saggi a parole, rancorosi dentro, spettatori acidi e maldisposti del cinema e della vita.

Ma abbiamo detto fin troppo, parliamo, a questo punto, di questo secondo capitolo, M3GAN 2.0, film scritto e diretto ancora da Gerard Johnstonem, che rinnova il suo interesse per la bambola killer, cercando di stupirci alzando il livello di spettacolarità, attraverso coreografie di combattimento, in effetti, inaspettate, per quanto già ammirate in tanto cinema di genere ma di tipo diverso.  Gemma, abbiamo visto, ha vissuto sulla sua pelle quanto possa essere terribile la furia omicida di Megan, ma, a distanza di due anni da quei terrificanti eventi, la donna è diventata un’autrice di successo e una figura di spicco nella battaglia per la regolamentazione dell’intelligenza artificiale, mentre sua nipote Cady, ormai quattordicenne, disobbedisce sempre di più alle sue rigide regole. Quello che entrambe ignorano è che la tecnologia di Megan è stata rubata e sfruttata da una potente azienda della difesa per creare Amelia (Ivanna Sakhno), un’arma di infiltrazione letale e intelligente. Ma, man mano che Amelia sviluppa autoconsapevolezza, diventa sempre meno disposta a eseguire ordini, e sempre meno incline a tollerare la presenza degli esseri umani.
E qui calerebbe il sipario sul nostro breve racconto, ma, entrando di nuovo in scena un momento, per accogliere gli ultimi applausi o un sincero cenno, quanto mai apprezzato, di gradimento, ci vogliamo congedare sostenendo, forse sorprendendo viste le premesse, che questo sequel, M3GAN 2.0, non è un horror, ma un film ibrido, a cui gli spettatori toccherà dare un senso, che a noi, per ora, sfugge.

 In sala dal 26 giugno 2025.


 M3GAN 2.0   – Regia e sceneggiatura: Gerard Johnstone ; fotografia: Toby Oliver; montaggio: Jeff McEvoy; musica:  Chris Bacon; interpreti: Allison Williams, Violet McGraw, Amie Donald, Jemaine Clement; produzione: Blumhouse Productions; origine: USA, 2025; durata: 119’; distribuzione: Universal Pictures.

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