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Voto
Alla non più giovanissima età di 54 anni, l’attore napoletano (in prevalenza) comico Giovanni Esposito esordisce come regista – e lo fa in modo sorprendente per la tonalità di fondo, assai distante dai ruoli e dal mood a cui ci ha abituato, trattandosi di un film non certamente definibile come comico, ma in modo sorprendente anche perché riesce a smentire le premesse dalle quali sembra partire, ovvero il classico film su un semi-delinquente che vive in una zona fortemente degradata della regione Campania (qui siamo nei pressi della tristemente nota Castel Volturno, camorra napoletana e nigeriana, degrado ambientale ed edilizio, caporalato); del resto Nero il film (presentato nel novembre scorso al Torino Film Festival) inizia con la rapina in un supermercato, durante la quale seppur a seguito di un omicidio largamente preterintenzionale, muore un benzinaio che si trovava casualmente e disgraziatamente fra i clienti. L’assassino, il Nero (di cui al titolo, ma in realtà si chiama Paride, interpretato dallo stesso Esposito) ne resta sconvolto, delinquente sì, ma non fino a spingersi a tanto. È uno dei primi ad avvicinarsi alla vittima per sincerarsi che sia davvero morto. Toccandolo, sembra proprio che sia morto. Toccandolo, appunto. Sembra, appunto.
Immaginatevi lo stupore quando Nero scopre che malgrado ogni evidenza, per esempio copiose macchie di sangue sul pavimento, il benzinaio non è affatto morto e nemmeno ferito. Non si può dunque far altro che scomodare – il setting para-partenopeo forse si presta più di altri – il miracolo. All’inizio (è questo uno dei momenti più esilaranti del film, perché al comico Esposito non rinuncia del tutto) si attribuisce il miracolo a una statuetta che si trova nel reparto dei detersivi, denominata appunto la Madonna dei Detersivi, ma poi si capisce che l’ignaro autore del miracolo è proprio Nero, grazie alla prodigiosa imposizione delle mani, un dono di cui non è mai stato minimamente consapevole e al quale anche tuttora stenta a credere. E un dono che l’uomo, peraltro, paga a caro prezzo, perché a ogni miracolo corrisponde una menomazione, ovvero la perdita di un senso. Come dire: un talento a scadenza, perché persi, ovvero finiti i cinque sensi, la dote non potrà che svanire, oltre al fatto che l’alternativa di fronte alla quale l’autore dei miracoli ogni volta si trova non è per nulla facile: se faccio del bene agli altri, automaticamente faccio del male a me. Solo cinque miracoli a disposizione, dunque, ma a prezzo di un sacrificio immenso.

A complicare ulteriormente questa straziante alternativa, c’è da tenere conto del fatto che Nero convive con la sorella Imma (interpretata con molta bravura da Susy Del Giudice, moglie di Esposito), una donna affetta da un ritardo mentale, quasi completamente incapace di parlare, con improvvisi accessi d’ira ma anche capace di tantissima tenerezza, ciò che induce lo spettatore a domandarsi quale sia la natura di questo ritardo, in che misura la parola ritardo circoscriva davvero la condizione in cui versa Imma. Dietro (almeno nella prima parte del film) la scorza di duro, che ne ha passate di tutti i colori, Nero è in realtà dolce e protettivo, si è posto come missione nella vita di stare accanto alla sorella, costi quel che costi. A questa costellazione vengono ad aggiungersi una serie piuttosto ben riuscita di personaggi minori, vicini di casa, in larga parte extracomunitari (africani, albanesi, rumeni) con cui viene a crearsi in questa specie di agglomerato distopico ma paradossalmente solidale, quanto di più prossimo a un senso di comunità.
Insomma per un film d’esordio niente male, si tratta di un’opera dotata di grande originalità sospesa fra un realismo di impianto quasi documentario e una dimensione magica, religiosa, mistica, alla quale lo spettatore – ed è questo con certezza uno dei meriti di Esposito – finisce per adeguarsi, concedendo al testo, malgrado le apparenze, un alto gradiente di plausibilità. A coadiuvare la qualità (e speriamo il successo ) di questo film va senz’altro rimarcata la presenza di eccellenze tecniche: Daniele Ciprì alla fotografia, Lorenzo Peluso al montaggio, nonché la bravura degli attori, quelli principali e quelli secondari da Peppe Lanzetta, il cardinale Tesorone di Parthenope, Cristina Donadio, Giovanni Calcagno e in un quasi cameo Alessandro Haber, eccellente come sempre.
In anteprima al Torino Film Festival 2024.
In sala dal 15 maggio 2025.
Nero – Regia: Giovanni Esposito; sceneggiatura: Giovanni Esposito, Valentina Farinaccio, Francesco Prisco; fotografia: Daniele Ciprì; montaggio: Lorenzo Peluso; interpreti: Giovanni Esposito, Susy Del Giudice, Giovanni Calcagno, Peppe Lanzetta, Alessandro Haber, Anbeta Toromani, Marius Bizau, Roberto De Francesco; produzione: Pepito Produzioni, Run Film, Bartleby Film Rai Cinema; origine: Italia 2024; durata: 105 minuti; distribuzione: Bartlebyfilm.
