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Voto
Il protagonista Gunnar Sønsteby di questo eccellente Numero 24, diretto da John Andreas Andersen – tra i film più visti in questo periodo su Netflix – si trova a vivere da giovane nel contesto della Norvegia occupata dai Nazisti, a Oslo. L’anziano Gunnar narra invece ai giorni nostri la sua storia davanti agli studenti di una scuola, mai così attenti, e i ricordi si fanno immagini per i ragazzi e per noi spettatori, catapultandoci tra violenti e imperturbabili Tedeschi e confusi Norvegesi, che non possono comprendere il comportamento, se pur all’interno di una guerra, feroce e senza alcuna pietà dei soldati tedeschi.
Gunnar è invece determinato e risoluto nel combattere subito per la libertà, e entra a far parte della Resistenza diventandone poi un capo e compiendo tanti sabotaggi e tante uccisioni, tante azioni importanti, tali che lo renderanno un eroe nazionale, premiato, stimato e riconosciuto dalle autorità e dal suo popolo. Qualche volta era preso dai dubbi sulla giustezza delle sue azioni. Ma alla fine, tra morte e libertà, ha deciso di combattere e di uccidere per la libertà. Come soldato della Resistenza era praticamente perfetto, pianificava ogni ora del giorno, non dormiva due volte nello stesso posto, aveva cinque identità, era determinato, studiava i piani nei minimi dettagli e pretendeva dai compagni la stessa preparazione, e ai controlli che affrontava rimaneva freddissimo. Ma non era violento, non era insensibile, solo non riusciva a vedere un’alternativa alla sua lotta.
Ecco che una studentessa interrompe il racconto dell’anziano Gunnar e dolcemente, dai mitra al suo bel volto, chiede se la non violenza poteva essere una soluzione, invece di uccidere anche Norvegesi collaborazionisti. E’ questa la domanda sulla possibilità di una giusta causa che legittimi la violenza. Gunnar si era detto di sì, e si dice ancora di sì, ma i suoi lunghi silenzi alle domande della giovane studentessa fanno capire la grande difficoltà delle scelte e la totale disumanità della guerra, qualunque essa sia.

Il film di John Andreas Andersen è privo di pecche, è un ottimo prodotto, con scenografie e costumi perfetti, una ricostruzione dell’epoca narrata e curata in ogni dettaglio e un ritmo incalzante ma mai superficiale. Il tutto ottenuto grazie ad una regia semplice e chiara, adeguata a ciò che si va raccontando, e attraverso un cast di qualità in cui svetta un protagonista in stato di grazia, Sjur Vatne Brean, sempre in scena, teso, determinato e carismatico, e senza alcun compiacimento rispetto alla violenza, mostrata, a nostro avviso, solo quando necessario.
Numero 24 celebra dunque il suo eroe, ma l’ultima inquadratura mostra un piccolo tavolo attorno al quale parlano l’anziano Gunnar e la giovane studentessa, curiosi, penso, di comprensione delle ragioni dell’uno e dell’altra. Di fronte a questi drammi, il regista sembra, se non sospendere il giudizio, almeno soppesarlo bene, così come si dovrebbe fare con l’umiltà dovuta a chi purtroppo deve confrontarsi realmente con queste situazioni altamente drammatiche.
Su Netflix dal 1 Gennaio 2025
Numero 24 (Nr. 24.)– Regia: John Andreas Andersen; sceneggiatura: Erien Loed; montaggio: Kalle Doniselli Gulbradsen; fotografia: Pål Ulvik Rokseth; musica: Kristoffer Lo; interpreti: Sjur Vatne Brean, Erik Hivju, Philip Helgar, Jakob Maanum Trulsen; produzione: Kestutis Drazdauskas, Espen Horn; origine: Norvegia, 2024; durata: 112 minuti; distribuzione: Netflix.
